Takemitsu, Tōru
Compositore giapponese, nato a Tokyo l'8 ottobre 1930 e morto ivi il 20 febbraio 1996. Figura di spicco della musica giapponese del Novecento, collaborò intensamente con registi del suo Paese allo sviluppo di una cinematografia attenta alle caratteristiche della realtà contemporanea. La sua sensibilità per gli aspetti più peculiari della cultura giapponese si espresse in riflessioni che travalicano lo stretto ambito musicale, volte anche a mettere in luce le relazioni profonde tra dimensioni visive e sonore.
Parzialmente autodidatta, studiò composizione a Tokyo con Kiyose Yasuji. Dopo aver inizialmente trascurato la tradizione giapponese per aprirsi invece a molteplici tendenze della musica occidentale, riscoprì presto le opportunità offerte dalla propria cultura di origine, ponendosi così al crocevia, allora per lo più inesplorato, tra eredità giapponese e musica contemporanea occidentale, e divenendo uno dei musicisti più originali e influenti della sua generazione. Studiò altre culture musicali asiatiche (Cina, Corea, India e Indonesia), attinse alle esperienze di I.F. Stravinskij, A. Webern e O. Messiaen, oltre che a C. Debussy e all'impressionismo francese, strinse amicizia con J. Cage, approfondì strumenti della tradizione giapponese per esplorare più compiutamente il mondo sonoro orientale. Fu promotore nel 1951 con altri artisti del gruppo Jikken Kōbō (Laboratorio sperimentale) a Tokyo, fondatore del festival Music today (1973-1992), e ripetutamente professore ospite presso università statunitensi, europee e australiane. Scrisse inoltre diversi volumi di saggi. Non perseguì mai una composizione armonica dei linguaggi musicali occidentale e giapponese, né si accontentò di una mera giustapposizione, ma per lungo tempo considerò le due concezioni quasi irriducibili; in opere come November steps (1967) per biwa, shakuhachi e orchestra, andò semmai alla ricerca di una sintesi culturale complessa, che non esclude elementi di estraneità. In lavori dei primi anni come Gengaku no tame no rekuiemu (1957, Requiem per strumenti a corda), esplorò tecniche compositive semiseriali e in Piano distance e Ring , entrambi del 1961, procedimenti aleatori e notazione grafica.
Compose oltre ottanta colonne sonore cinematografiche, perseguendo una ricerca omogenea a quella sottesa al resto della sua produzione. Il suo riferimento alla cultura giapponese non fu del resto limitato alla musica, ma si estese alla letteratura, alle arti figurative e alla filosofia, e molti elementi simbolici da esse derivati hanno trovato spazio nel lavoro compositivo, tanto per la sala da concerto quanto per il cinema. Anche nella musica cinematografica è presente l'impiego di strumenti tradizionali giapponesi in combinazione (e talvolta in contrapposizione) con strumenti occidentali o con la musica elettronica. In questi lavori, T. fece inoltre all'occasione ricorso a motivi più espressamente popolareggianti, come in Dodesukaden (1970; Dodes'ka-den) di Kurosawa Akira, o ad atmosfere epiche, temperate tuttavia da una vena melanconica, come in Ran (1985) dello stesso regista. Lungo la sua carriera collaborò in modo continuativo con registi come Shinoda Masahiro (da Kawaita mizuumi, 1960, Il lago prosciugato, a Yari no Gonza, 1985, Gonza il lanciere), Hani Susumu (Furyū shōnen, 1960, Cattivi ragazzi; Kanojo to kare, 1963, Lei e lui; Buwana Toshi no uta, 1965, La canzone di bwana Toshi), Kobayashi Masaki (da Seppuku, 1962, Harakiri, a Shoku-taku no nai ie, 1985, La casa senza tavolo da pranzo), Ōshima Nagisa (Gishiki, 1971, La cerimonia; Ai no bōrei, 1978, L'impero della passione), Teshigahara Hiroshi (Suna no onna, 1964, La donna di sabbia; Summer soldiers, 1971; Gō-hime, 1992, La principessa Gō), Imamura Shōhei (Kuroi ame, 1989, Pioggia nera). Al complesso dell'opera di T. per il cinema è dedicato il documentario Music for the movies: Toru Takemitsu (1994) di Charlotte Zwerin.
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