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TOSCANELLI Paolo dal Pozzo

di Giovanni VACCA , Roberto ALMAGIA - Enciclopedia Italiana (1937)
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TOSCANELLI Paolo dal Pozzo

Giovanni VACCA
Roberto ALMAGIA

Astronomo, astrologo, matematico, medico e geografo, nato a Firenze nel 1397 morto ivi il 10 maggio 1482. Studiò nell'univenità di Padova, dove strinse amicizia con Niccolò da Cusa, e quivi s'addottorò, col fratello Piero, nel 1424. Si stabilì in seguito a Firenze dove s'inscrisse nella matricola dei medici e degli speziali il 21 giugno 1425. Amico di Filippo Brunelleschi, gli diede, come afferma il Vasari, lezioni di geometria, e intervenne poi più volte nella costruzione della cupola del duomo. Dell'altissima fama in cui salì presso i concittadini è prova l'epigramma che gli dedicò (in greco) il Poliziano e che suona così: "Paolo percorre coi piedi la terra, e colla mente il cielo stellato, ed è a un tempo mortale e immortale. O Dei, o Parche, non ce lo rapite, e concedete che di lui possano godere gli abitanti della terra e quelli del cielo". Cristoforo Landino, Leon Battista Alberti, Niccolò da Cusa, il Regiomontano gli dedicarono opere e scritti varî. Il 3 ottobre 1453 fu consultato dalla Signoria come astrologo, in seguito al grande terremoto del 28 settembre 1453. Vespasiano da Bisticci scrisse la sua vita. Giovanni Pico disse di lui: "Paolo fiorentino, certamente dotto in medicina, ma principalmente in matematica, in greco e in latino, tutte le volte che era interrogato circa le predizioni astrologiche affermava sempre che erano incerte e fallaci, riferendo tra altre cose un evidente esperimento fatto sopra sé stesso, poiché mentre esso aveva oramai compito 85 anni, non aveva trovato nella sua genitura per quanto dilingetissimamente da lui esaminata, nessuna costellazione vitale.

Nel 1464 il T. si recò a Roma, donde seguì a Todi il cardinale di Cusa, facendo da testimonio al suo testamento e assistendo poi alla sua morte.

Le opere matematiche e astronomiche del T. sono quasi tutte perdute. Rimane però un manoscritto (cod. Magliabech., Cl. XI, cod. 121; A 9, 2, 13), studiato da G. Celoria con l'aiuto di un facsimile del principc B. Boncompagni; è probabilmente autografo, almeno nella parte più importante. È intitolato: Immensi labores et graves vigilie Pauli de Puteo Toscanello super mensura comete. Esso contiene anzitutto carte celesti con le posizioni successive delle comete dell'ottobre 1433, del 1449-50, della cometa di Halley nella sua apparizione del 1456, nonché delle comete del 1457 e del 1472. Le figure sembrano fondatamente esser frutto di vere misure e successivo regolare disegno. Si posstmo dedurre (e sono state calcolate dal Celoria) posizioni delle comete non lontane dalle vere che pochi minuti primi d'arco. Della cometa di Halley il T. dà molte posizioni riferendosi a una settantina di stelle del catalogo dell'Almagesto trasportandole per mezzo della precessione alla loro epoca.

Le osservazioni del T., a parte la loro precisione, hanno importanza per essere assolutamente nuove e originali: gli scienziati si limitavano prima di lui alla parte di commentatori delle opere dei Greci e degli Arabi. Le osservazioni del T. rivelano un uomo superiore al suo tempo. Le prolisse descrizioni degli Annali cinesi e anche quelle del Regiomontano non permettono di dar nessuna posizione completa della cometa del 1472, simili a quelle osservate dal T. Va peraltro notato che il T. non fu il solo astronomo osservatore tra gl'Italiani contemporanei. Prima di Copernico, Tico Brahe e Kepler, in Italia nel secolo XIV erano risorte le scienze in generale e l'astronomia in specie, ma, come osservava il Celoria ed è vero, ancor oggi non esiste una storia documentata dell'astronomia del Medioevo in Italia.

Il T. costruì nel 1468 uno gnomone nella chiesa di S. Maria del Fiore in Firenze. Riuscì con tal mezzo a determinare l'ineguaglianza delle massime declinazioni solari, cioè l'obliquità dell'eclittica. A questo gnomone si riferisce un documento del 1503 dell'archivio dell'Opera del duomo ove si fa menzione di uno sportello per vedere el sole in Chiexa per gli strolaghi.

Il T. prese altresì parte attiva all'industria mineraria, occupandosi delle miniere di Montecatini e di Volterra. Si occupò anche di agricoltura e scrisse un trattato, ora perduto.

Il T. non ebbe minor fama come geografo che come matematico e astronomo: nel gruppo dei dotti, che nella seconda metà del sec. XV coltivarono in Firenze gli studî cosmografici e geografici, fu anzi certamente uno dei più eminenti. E mentre molti dei suoi contemporanei rimasero attaccati all'autorità di Tolomeo, egli non esitò talora a distaccarsene per battere nuove vie. Non fu soltanto un teorico, anzi s'interessò di tutte le notizie nuove su viaggi e scoperte geografiche, che avviavano ormai una completa rivoluzione nelle conoscenze sulla Terra. A Firenze T. faceva dei veri e proprî interrogatorî a persone ivi convenute da paesi lontani: ad uno di essi, fatto a Tatari giunti dalla regione sorgentifera del Tanai, assistette anche il Landino; certo assunse informazioni sull'Etiopia anche da ecclesiastici etiopici venuti nel 1441 a Firenze in occasione del concilio, e in questa circostanza ebbe contatti anche con altre persone venute dall'Oriente. Conobbe e apprezzò il testo di Marco Polo e con molta probabilità ebbe cognizione anche dei viaggi compiuti nei paesi dell'Oceano Indiano da Niccolò de' Conti, il quale tornò in patria insieme ai legati venuti d'Oriente per il concilio, e la cui relazionc di viaggio fu stesa, come è noto, da Poggio Bracciolini.

È probabile che le notizie sulle remote parti dell'Asia, dalle quali risultava, tra l'altro, un'enorme estensione di questo continente da ovest a est, lo inducessero a preferire le misure esageratissime di Marino di Tiro a quelle di Tolomeo sull'estensione del continente antico. Si sa che queste misure di Marino esercitarono un'influenza decisiva sulle idee di Cristoforo Colombo.

I rapporti fra T. e Colombo costituiscono il fatto più noto, per il il quale il dotto fiorentino ha un posto nella storia della scienza geografica, come diretto ispiratore dell'impresa colombiana di raggiungere l'Asia navigando attraverso l'Oceano Atlantico in direzione di Occidente. Dopo le molte controversie dei critici moderni sull'argomento, si può ritenere oggi sicuro che T. scrivesse nel 1474 una lettera a un ecclesiastico portoghese (il canonico Fernão Martines, da lui forse conosciuto precedentemente a Roma), nella quale si dimostrava, col sussidio di una carta appositamente costruita dal T. stesso, che la via piùi breve per raggiungere l'Asia Orientale non era quella che i Portoghesi seguivano intorno all'Africa, ma bensì la traversata diretta dell'Atlantico alla latitudine dell'Iberia; si può ritenere sicuro anche che di questo progetto toscanelliano, destinato ad essere comunicato al sovrano portoghese, Colombo avesse avuto notizia in qualche modo; ma appare oggi improbabile che egli ne venisse a conoscenza per corrispondenza diretta con l'astronomo fiorentino. Forse anzi Colombo conobbe il progetto toscanelliano assai tardi, quando già ne aveva formulato da sé uno analogo, e fu soltanto corroborato e confortato nelle sue idee dalla grande autorità del T., il cui progetto, del resto, fu noto anche ad altri, per es., a Martino Berhaim (v. in proposito, per maggiori particolari, colombo, X, pp. 803-o4). Nel 1493, dodici anni dopo la morte del T., il duca di Ferrara Ercole d'Este faceva ancora richiedere, per mezzo del suo legato a Firenze, al nipote del grande astronomo, le notizie e i dati da questo raccolti sulle terre nuovamente scoperte. Non si sa che il T. avesse eseguito altre carte geografiche, ma si posseggono tavole di latitudini e longitudini che erano state da lui coordinate e dovevano forse servire di base a lavori cartografici.

Il T. s'interessò anche di affari commerciali, in paesi lontani; il nipote Ludovico aveva costituito in Pisa una casa commerciale e bancaria condotta in nome della famiglia T., che esplicò una assai larga attività.

Bibl.: Fondamentale l'opera di G. Uzielli, La vita e i tempi di P. D. P. T., che forma il vol. V della Raccolta di documenti e studî pubblicati dalla R. Commissione colombiana, Roma 1894. V. inoltre: Vespasiano da Bisticci, Vite di uomini illustri del sec. XV, Firenze 1859; L. Ximenes, Del vecchio e nuovo gnomone fiorentino, ivi 1757; G. B. Donati, Astron. Nachrichten, Kiel 1864; G. Celoria, Sulle osservazioni di comete fatte da P. d. P. T. e sui lavori astronomici suoi, Milano 1921 (riproduzione corretta del cap. 6° dell'opera dell'Uzielli, con l'aggiunta di 14 tavole che riproducono il ms. magliabechiano); G. Fumagalli, Bibliografia delle opere concernenti P. T. e Amerigo Vespucci, in appendice alla Vita di Amerigo Vespucci, pubbl. da G. Uzielli, Firenze 1898.

Per i rapporti fra T. e Colombo, v. la bibl. alla voce colombo.

Vedi anche
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pózzo
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toscanèlla
toscanella toscanèlla s. f. [der. di toscano]. – Contenitore per il vino, di capienza maggiore di quella delle normali bottiglie, che sostituisce i fiaschi tradizionali. ◆ Meno com. al masch., toscanèllo.
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