tosco (sost.)
" Veleno " (latino toxicum); comune nel Medioevo, in D. non è necessariamente latinismo, ma termine tecnico del linguaggio dei medici e speziali.
Una sola volta è usato in senso proprio (If XIII 6 non pomi v'eran [sugli alberi della selva dei suicidi], ma stecchi con tòsco). I commentatori antichi cercano il significato simbolico di questo " veleno " delle spine: Benvenuto ricorda che il suicida " animam exclusit a se ex venenosa rabie desperationis ", e il Serravalle chiosa: " ad denotandum rabidam et venenosam voluntatem desperantis "; per il Landino si tratta degli " acerrimi stimoli et rimorsi di conscienzia ".
Traslato in Pg XXV 132 [Elice] di Venere avea sentito il tòsco; qui gl'interpreti, antichi e moderni, vedono " l'attossicante piacere dei sensi " (Mattalia), il " veleno dell'amor carnale " (Chimenz), il " venenum libidinis, quod est dulce venenum inebrians cor hominis " (Benvenuto; qualcuno interpreta addirittura, concretamente, " lo sperma mascolino emesso per luxuria ", Lana; e così l'Anonimo, il Venturi).
Ancora traslato, violento ed efficace, in Rime CV 7, dove Clemente V è visto come l'infame che sugge il tòsco di Filippo il Bello, ossia approfitta della sua protezione per agire con malizia; questo t. elli ha già sparto e vuol che 'l mondo allaghi, in un crescendo drammatico che vede l'intera umanità sommersa dalla complice ingiustiza, come da un diluvio di male.