Tossicodipendenza
(App. V, v, p. 524)
I problemi relativi all'uso e al commercio delle sostanze stupefacenti sono stati oggetto di trattazione nelle voci della Enciclopedia Italiana e delle Appendici, nelle quali si sono evidenziate l'evoluzione delle conoscenze scientifiche in materia e la crescente rilevanza sociale del tema. I profili storici ed etnologici concernenti l'uso di tali sostanze sono analizzati nella voce stupefacenti (XXXII, p. 896) della Enciclopedia Italiana, dove nei paragrafi Diritto internazionale e Diritto interno viene illustrato il complesso di misure che, a decorrere dalla Convenzione dell'Aia del 1912, furono adottate per contrastare il traffico illecito degli stupefacenti. Nella voce droga dell'App. IV (i, p. 613), che contiene una classificazione degli stupefacenti, sono illustrati sinteticamente i vari aspetti del traffico della droga, le implicazioni sociali e le componenti biologiche connesse al suo uso, mentre nella voce tossicomania (iii, p. 661) vengono affrontate le tematiche attinenti al processo di dipendenza, alla prevenzione e alla terapia. Una analitica esposizione della legislazione italiana in materia e delle successive modifiche è poi contenuta nelle voci stupefacenti (App. III, ii, p. 862) e tossicodipendenza (App. V, v, p. 524). *
Tendenze attuali
Nell'ultimo decennio, attorno al problema dell'uso e del commercio degli stupefacenti si sono evidenziate due contrapposte correnti ideologiche. La prima è rappresentata dagli antiproibizionisti, favorevoli a una liberalizzazione delle droghe leggere e a una politica di 'riduzione del danno' (sia sul piano della salute sia su quello dei costi sostenuti per combattere la droga); essi ritengono che il proibizionismo comporti l'incentivazione della criminalità e ne sottolineano l'incoerenza rispetto all'atteggiamento tenuto nei confronti degli alcolisti e dei tabagisti. La seconda corrente è rappresentata dai fautori del proibizionismo, che considerano la liberalizzazione una scelta moralmente inaccettabile e dannosa per la società - in quanto favorirebbe la tossicodipendenza e l'immigrazione di tossicodipendenti -, sottolineando il fallimento delle esperienze di liberalizzazione e la mancata riduzione della criminalità nei paesi in cui sono state condotte. Il divario tra le due posizioni renderà sempre più difficile arginare il dilagare del fenomeno della tossicodipendenza. A questo proposito è utile fare un quadro della situazione nei suoi molteplici aspetti di carattere prettamente sociologico-fenomenologico che evidenziano la pericolosità collegata all'uso di stupefacenti.
Nel decennio 1987-98 il numero dei decessi per abuso di sostanze stupefacenti risulta costantemente crescente (la punta massima è stata raggiunta nel 1996 con 1566 soggetti deceduti), come anche quello delle persone affette dal virus HIV. Le operazioni antidroga portate a termine nel 1998, comparate con quelle dell'anno precedente, sono cresciute del 4,18%. I sequestri di sostanze stupefacenti mostrano dal 1997 al 1998 un aumento del 49% per l'eroina, del 34,5% per la cocaina, mentre risulta un decremento del 9,3% per la cannabis e del 22,4% nel numero delle dosi di anfetaminici (in partic. del 19,5% per l'ecstasy). Se tale è il dato quantitativo relativo ai sequestri avvenuti in questi due anni, volendo considerare un periodo di tempo più lungo (per es. dal 1994 al 1998) risulta, sempre rispetto agli anfetaminici in generale, e all'ecstasy in particolare, un incremento consistente pari rispettivamente al 37% e al 76%. Il numero delle persone oggetto di informativa di polizia giudiziaria è rimasto uguale nelle due annualità considerate; si è modificata peraltro l'incidenza numerica dei cittadini italiani rispetto a quella degli stranieri: i primi, infatti, rispetto al 1997 diminuiscono del 5%, mentre i secondi aumentano di oltre il 12%. Riguardo ai minorenni, si riscontra nel 1998 un aumento del 4,68% rispetto al 1997, ma l'incremento è più accentuato nel numero dei minori stranieri passati da 359 nel 1997 a 576 nel 1998, con una crescita pari a oltre il 60%. Inoltre, su un totale di circa 33.000 soggetti deferiti all'Amministrazione giudiziaria l'80% è stato perseguito per reati attinenti all'attività di vendita e il 10% perché dedito ad attività di produzione e di traffico; la restante percentuale ha interessato soggetti implicati in reati associativi finalizzati al traffico e allo smercio. La crescente diffusione del consumo di ecstasy è indirettamente dimostrata dai dati relativi ai sequestri della 3-4 metilendiossimetanfetamina (MDMA), che dal 1990 al 1998 indicano il passaggio da 7000 a 129.777 dosi sequestrate (pari a un incremento di 18 volte), il che fa ragionevolmente presupporre come il consumo di ecstasy, per la rapida diffusione tra i giovani, sia più elevato (si ritiene che le dosi sequestrate rappresentino solo il 5% del totale immesso sul mercato italiano). La disponibilità di ecstasy ha trovato nelle discoteche e nelle feste il luogo ideale con il più alto potenziale di spaccio, dal momento che questi luoghi costituiscono il microambiente che favorisce l'uso della droga. La pericolosità di questa sostanza sintetica, inizialmente utilizzata negli Stati Uniti in terapia e solo dal 1986 inserita nella tabella delle droghe che danno assuefazione, consiste nel fatto che produce effetti dannosi sul sistema nervoso centrale (non si sa ancora se irreversibili). All'inizio favorisce la liberazione di serotonina dalle terminazioni nervose, producendo nel soggetto uno stato di benessere. La conseguenza è l'inibizione crescente del cervello a produrre da sé questo neurotrasmettitore, al quale è affidato il compito di modulare gli impulsi nervosi tra un neurone e l'altro. Le sostanze empatogene (tra cui l'MDMA) spingono il soggetto verso stati emotivi intensi, esaltando così l'esperienza che si appresta a vivere: cadono le inibizioni, la comunicazione con gli altri è diretta, empatica. In seguito, però, il rendimento della sostanza tende ad annullarsi e, contemporaneamente, crescono nell'utente il disagio, il malessere, l'angoscia. Di conseguenza egli è portato ad aumentare il numero di assunzioni oppure ad assumere insieme all'ecstasy altre droghe o a fare uso della 4MTA, nuovissima molecola sintetica del sabato sera, soprannominata flatliner o MK. Questo prodotto, il cui consumo non ha fini terapeutici, appartiene alla famiglia dell'ecstasy, ma i suoi effetti sono dieci volte superiori e, molto spesso, viene anche abbinato a ecstasy, marijuana, anfetamine.
Il mondo della droga sta velocemente cambiando: si continua a discutere se sia giusto sanzionare i tossicodipendenti per spingerli alla cura o se legalizzare o meno la cannabis senza, forse, rendersi pienamente conto che l'Europa sta diventando un continente produttore di droghe sintetiche, che entrano sempre più in concorrenza con gli altri stimolanti di origine naturale come la cocaina. Conseguentemente, anche la figura del tossicodipendente sta mutando: non è più l'adolescente che fuma lo spinello all'uscita di scuola come segno (o memoria) di contestazione, né il vecchio eroinomane, emarginato e disagiato; è invece un giovane (fra i 15 e i 25/30 anni), di classe medio-alta, che vive il week-end soprattutto in discoteca, pronto a trascorrere 24 ore ininterrotte di ballo e di divertimento; tanta resistenza si spiega solo con l'uso, indifferentemente, di MDMA o di superecstasy o di un cocktail di eroina condita con qualche spruzzo di cocaina (detto cavallo pazzo), offerto dai pusher (mercanti di stupefacenti) a chi è in cerca di sensazioni esplosive, che diventa pericoloso se nella miscela di polvere prevale la cocaina. Di fronte a questi nuovi consumi è da considerare superato il vecchio modello di intervento terapeutico in comunità basato sulla responsabilità e sul senso del dovere; occorre invece pensare a un tipo di prevenzione diversa e predisporre, da un lato, interventi di promozione della salute adeguando i Servizi pubblici specifici alla nuova utenza e, dall'altro, attraverso l'istituzione di 'unità di strada' (v. oltre), avvicinare i giovani per aiutarli a difendersi dalla solitudine e dal vuoto di valori che li spingono a inserirsi in gruppi dediti all'uso della droga.
La situazione normativa e giurisprudenziale in Italia dopo il referendum abrogativo del 18 aprile 1993
La disciplina degli stupefacenti è stata profondamente influenzata dall'esito positivo del referendum abrogativo del 18 apr. 1993, in seguito al quale il d.p.r. 5 giugno 1993 nr. 171 ha trasformato la filosofia del complesso normativo, costituito dalla l. 26 giugno 1990 nr. 162 e dal relativo T.U. approvato con d.p.r. 9 ott. 1990 nr. 309, con specifico riferimento alla figura del consumatore di sostanze stupefacenti. Infatti con l'abrogazione degli artt. 72, co. 1, 75, co. 1 (limitatamente all'inciso "in dose non superiore a quella media giornaliera, determinata in base ai criteri indicati al comma 1 dell'art. 78") e 78, co. 1 (relativamente all'indicazione di "limiti quantitativi massimi di principio attivo per le dosi medie giornaliere") del d.p.r. 309/1990, la detenzione per uso personale di stupefacenti di qualsiasi natura e quantità è penalmente irrilevante e realizza un mero illecito amministrativo. In conseguenza, sul piano sanzionatorio, ogni condotta di importazione, acquisto o detenzione di sostanze stupefacenti, ai fini di uso personale, è assoggettabile al solo procedimento amministrativo di competenza prefettizia. In sostanza, dall'esito del referendum è derivato un fondamentale mutamento nella disciplina 'repressiva' degli stupefacenti, a causa del superamento del principio del divieto dell'uso personale e del concetto di dose media giornaliera che, nell'originaria formulazione del d.p.r. 309/1990, era utilizzato per determinare il discrimine quantitativo tra illecito penale (art. 73) e illecito amministrativo (art. 75).
Se questi sono i principi che regolano la disciplina degli stupefacenti, in concreto, però, molto è lasciato alla discrezionalità dell'operatore (polizia giudiziaria, prefetto, autorità giudiziaria), in quanto, soprattutto per il superamento del concetto oggettivo della dose media giornaliera, non tutte le situazioni consentono di percepire immediatamente la differenza tra illecito amministrativo e illecito penale. Così, se a seguito del superamento del limite quantitativo della dose media giornaliera la responsabilità penale deve essere esclusa in tutti i casi di detenzione finalizzata al consumo (indipendentemente dalla quantità), la giurisprudenza, con un orientamento significativamente costante, sostiene la rilevanza penale del fatto in presenza di condotte di detenzione che, pur non qualificate da una manifesta attività di spaccio, inducano a ritenere provata la destinazione, anche parziale, della sostanza a terzi. A tal fine sono stati individuati alcuni indici di ordine oggettivo e soggettivo desumibili dalla fattispecie concreta e ritenuti sintomatici della finalità di spaccio. Essi sono in particolare: la quantità, qualità e composizione della sostanza, anche in relazione alle condizioni di reddito del detentore e del suo nucleo familiare; la disponibilità di strumenti per la pesatura, o di mezzi per il taglio della droga e il confezionamento delle dosi; il possesso di denaro non giustificato adeguatamente dal soggetto e sproporzionato rispetto alle sue lecite fonti di reddito. Di significativo rilievo è stata anche la sentenza del 28 maggio 1997 con la quale le Sezioni unite della Corte di cassazione, superando i contrasti giurisprudenziali in materia, hanno affermato il principio che non sono punibili, e rientrano pertanto nella sfera dell'illecito amministrativo previsto dall'art. 75 d.p.r. 309/1990, l'acquisto e la detenzione di stupefacenti destinati al consumo di gruppo. Tale principio, ribadito anche in epoca recentissima dalla Corte di cassazione nella sentenza nr. 9075 del 1999, trova applicazione nel caso in cui l'acquisto e la detenzione di sostanze stupefacenti destinate all'uso personale avvengano sin dall'inizio per conto e nell'interesse anche di soggetti diversi dall'agente e sia certa fin dall'inizio l'identità dei medesimi, nonché manifesta la loro volontà di procurarsi le sostanze destinate al proprio consumo. In sostanza, l'omogeneità teleologica della condotta del procacciatore rispetto allo scopo degli altri componenti del gruppo caratterizza la detenzione quale codetenzione e impedisce che il primo si ponga in rapporto di estraneità e, quindi, di diversità rispetto ai secondi con la conseguente impossibilità di connotazione della sua condotta quale cessione.
Proposte di riforme
In relazione al quadro normativo determinato dall'esito del referendum sono stati presentati molteplici progetti e disegni di legge che supportano o l'ideologia liberale-antirepressiva o quella proibizionistica. Tra i primi emergono quelli orientati o a contrastare la strategia 'proibizionistica', anche se consistente nella sola sanzione amministrativa, suggerendo misure finalizzate al recupero e alla cura del soggetto tossicomane (v. progetto di legge Camera nr. 4301), o a limitare la sanzione penale all'unica fattispecie della detenzione finalizzata alla vendita (v. progetto di legge Camera nr. 3362), o, infine, volti a proporre la legalizzazione della distribuzione delle cosiddette droghe leggere (v. disegno di legge Senato nr. 231), secondo un approccio definito di riduzione del danno. Lo scopo di tale disegno di legge è quello di separare nettamente il circuito del mercato illegale delle cosiddette droghe pesanti da quello delle sostanze definite non droghe, secondo una politica di riduzione del danno diretta non solo a intervenire sugli effetti prodotti nel consumatore dal ricorso a droghe pesanti, ma, principalmente, a spezzare il perverso circuito che unisce, all'interno del mercato clandestino, i consumatori di droghe leggere agli spacciatori di droghe indifferentemente 'leggere' o 'pesanti'. Se nessun tipo di politica certamente potrà eliminare il consumo di droghe e i danni che ne derivano, si pensa che la legalizzazione delle droghe leggere, come strategia alternativa a quella attuale, potrebbe per lo meno produrre danni minori secondo i principi dell'analisi costi-benefici.
La politica della riduzione del danno è basata sulla considerazione che tollerare la vendita al dettaglio, l'uso e il possesso di droghe leggere (cannabis indica e prodotti derivati), a specifiche e chiare condizioni, possa aiutare a prevenire l'uso, da parte dei giovani, di droghe più pericolose dal momento che la questione del passaggio da droghe leggere a quelle pesanti è, probabilmente, il risultato di fattori sociali connessi all'illegalità piuttosto che di fattori fisiologici; nel contempo tale tipo di politica consentirebbe una maggiore, o forse esclusiva, concentrazione nella lotta alle organizzazioni criminali internazionali che gestiscono il flusso di enormi risorse provenienti dalla produzione e dal traffico delle droghe, risorse che vengono successivamente riciclate destabilizzando il mercato economico-finanziario, con un potere tale da condizionare persino le scelte decisionali a livello politico in una visione di globalizzazione del mercato della droga. Questo sistema di priorità, in linea con i criteri internazionali, è condiviso in molti Stati americani, in Gran Bretagna, in Francia, in Germania (con la sentenza della Corte costituzionale federale di Karlsruhe del 9 marzo 1994) e nei Paesi Bassi, dove da oltre vent'anni si persegue l'ideologia della riduzione del danno attraverso una legalizzazione di fatto delle droghe leggere.
Per avere un quadro delle attività dirette alla repressione del traffico di sostanze stupefacenti in Europa, è utile fare un confronto tra i dati relativi alla quantità di droga sequestrata nei vari paesi. Prendendo, per es., i dati relativi all'anno 1994, in quanto consentono una comparazione fra i diversi paesi europei, si può constatare come la quantità di cannabis posta sotto sequestro sia stata maggiore nei Paesi Bassi (kg 238.258) e in Spagna (kg 219.195), seguiti a distanza da Belgio (59.904), Francia (58.014) e Italia (18.931); per la cocaina i maggiori sequestri si sono avuti nei Paesi Bassi (kg 8200) e in Italia (kg 6635), seguiti da Francia (kg 4743) e Spagna (kg 3899), mentre per l'eroina si sono situati ai primi posti la Germania (kg 1590) e l'Italia (1150); Francia e Spagna (con circa 329.000 e 314.000 tavolette) hanno registrato maggiori sequestri di droghe sintetiche, mentre l'Italia (con circa 5000 tavolette) si è situata all'ultimo posto.
Sempre in tema di riduzione dei danni correlati alla tossicodipendenza, è stato presentato un disegno di legge (Senato nr. 228) per l'istituzione di Centri di sperimentazione (CdS) per la somministrazione di eroina, metadone e morfina sotto controllo medico, all'interno di strutture sanitarie pubbliche, in modo da consentire al tossicodipendente di assumere sostanze nelle condizioni sociali, igienico-sanitarie e giuridiche meno pericolose. Perseguendo tale finalità, secondo i proponenti del disegno di legge, si potrebbero evitare o ridurre, controllare o limitare il realizzarsi di situazioni di pericolo e i danni correlati quali: intossicazione da adulteranti facilmente presenti nell'eroina illegale; uso promiscuo di siringhe e conseguente rischio di infezione da HIV; overdose; stile di vita irregolare e marginale, mancata integrazione sociale e precario stato di salute; comportamenti criminali indotti dai costi elevati dell'eroina, prostituzione, spaccio; stato di detenzione consequenziale.
La politica della Harm Reduction, attuata in alcune strutture sanitarie della regione di Liverpool già dalla metà degli anni Ottanta, è stata successivamente ripresa in molteplici istituzioni sanitarie pubbliche della Gran Bretagna, della Svizzera e dei Paesi Bassi, che hanno intrapreso progetti di sperimentazione di eroina e di altri stupefacenti sotto controllo medico. Solo partendo dal presupposto della validità di "proporre altre opportunità e consentire al tossicodipendente, oggi incapace di smettere per i motivi più vari, di assumere sostanze evitando le condizioni e i rischi del mercato clandestino, in futuro quel tossicodipendente, se sarà in grado e se lo vorrà, se avrà l'occasione e gli strumenti, potrà scegliere l'astinenza". Questa è la filosofia ispiratrice del disegno di legge, che prevede anche l'istituzione delle 'unità di strada' aventi il compito di contattare i tossicodipendenti nel loro ambiente quotidiano e di fornire loro strumenti di profilassi utili a limitare la diffusione del virus HIV e delle patologie correlate.
Infine, sempre nell'ottica della politica di riduzione del danno, si inserisce un altro disegno di legge (Senato nr. 3659), che affronta le problematiche relative alle tossicodipendenze e all'incompatibilità dei malati di HIV con il regime detentivo. Le poche voci minoritarie a contenuto proibizionistico (v., per es., il disegno di legge Senato nr. 2514) ripropongono la normativa abrogata dal referendum del 1993, e cioè il divieto dell'uso personale di sostanze stupefacenti e psicotrope e il concetto di dose media giornaliera.
Accanto a questi disegni di legge giacenti in fasi diverse del procedimento legislativo, sono state promulgate tre leggi relative al Fondo nazionale per fronteggiare le tossicodipendenze: l. 28 marzo 1997 nr. 86, "Sanatoria degli effetti prodotti dai decreti-legge adottati in materia di prevenzione e recupero delle tossicodipendenze e di funzionamento dei SERT" (Servizi pubblici per le tossicodipendenze); l. 19 febbr. 1998 nr. 26, "Proroga dei termini per assicurare il finanziamento dei progetti in materia di prevenzione e recupero delle tossicodipendenze"; l. 18 febbr. 1999 nr. 45, "Disposizioni per il Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga e in materia di personale dei servizi per le tossicodipendenze".
L'attività degli organismi internazionali
Secondo le agenzie dell'ONU specializzate al riguardo sono circa trenta milioni i giovani consumatori di droghe di sintesi (i quali possono addirittura imparare a produrle attraverso Internet e, quindi, venderle tramite vie accessibili come i siti web) di fronte ai ventuno milioni di consumatori di eroina e cocaina. Questa costante progressione dell'uso e del commercio di stupefacenti e la constatazione che il numero dei paesi coinvolti continua ad aumentare non possono non destare allarme e preoccupazione negli organismi internazionali che hanno il compito di arginare il fenomeno.
Le Nazioni Unite, con l'ultima Convenzione in materia, adottata a Vienna il 20 dicembre 1988 contro il traffico illecito di stupefacenti e sostanze psicotrope (ratificata in Italia con l. 5 nov. 1990 nr. 328), ritenevano di avere raggiunto un traguardo fondamentale nel contrastare il circuito mondiale della droga. Le successive Risoluzioni i, ii e iii, adottate nel giugno del 1998 dall'Assemblea delle Nazioni Unite, costituiscono una esauriente esemplificazione della continua attenzione riservata al problema droga.
La i e la ii Risoluzione, finalizzate a ridurre sia l'offerta sia la domanda di droghe, riaffermano la necessità della cooperazione internazionale per realizzare il primo obiettivo tramite l'eradicazione delle coltivazioni delle piante dalle quali si ricavano le droghe e il conseguente sviluppo di economie sostitutive, in modo da trasformare i settori più vulnerabili del mercato illecito di droga in attività economicamente legali e valide. Per raggiungere il secondo obiettivo propongono programmi finalizzati a migliorare la salute individuale e il benessere, a promuovere l'integrazione sociale ed economica, a rafforzare i sistemi familiari e a rendere sicure le comunità, in accordo sempre con il rispetto delle libertà fondamentali e dei principi della Dichiarazione universale dei diritti umani. Tale politica è volta a coprire tutte le aree della prevenzione, dalla dissuasione dall'uso iniziale alla riduzione delle conseguenze negative sanitarie e sociali dell'abuso di droghe, includendo l'informazione, l'educazione, la consapevolezza pubblica, l'intervento precoce, la consulenza, il trattamento, la riabilitazione, la prevenzione della recidiva e la reintegrazione sociale. La iii Risoluzione, molto più ampia, prevede misure di rafforzamento della cooperazione internazionale per contrastare il problema mondiale della droga, misure dirette verso molteplici fattispecie, tra le quali il traffico e l'abuso di sostanze stimolanti di tipo anfetaminico. Per ciò che concerne la riduzione della domanda, considerato che l'abuso di stimolanti è concentrato soprattutto nei segmenti più giovani della popolazione (erroneamente convinti che tali sostanze siano sicure e innocue), il piano d'azione auspica, da parte degli organismi specializzati e degli Stati membri, una sempre maggiore raccolta e diffusione dei dati relativi agli effetti a lungo termine dell'abuso, delle esperienze valide per la prevenzione e il trattamento e degli studi condotti sulle direttrici della domanda e sulle dimensioni sociali, economiche, sanitarie e culturali dell'abuso di stupefacenti. Per quanto poi concerne il problema dell'offerta, le principali strategie di controllo proposte sono quelle di colpire il traffico e bloccare la produzione illecita impedendo la deviazione verso canali illegali delle attrezzature di laboratorio e delle materie prime di base.
L'orientamento generale della programmazione delle Nazioni Unite prevede che questi obiettivi siano raggiunti entro il 2008, ma la storia ha già mostrato come ciò sia difficile, per non dire utopistico; infatti, il problema del traffico illecito di sostanze stupefacenti e psicotrope e del riciclaggio dei relativi proventi è riproposto dalle Nazioni Unite nel progetto di Convenzione contro la criminalità transnazionale e organizzata (Draft Convention against Transnational and Organized Crime). Anche il Parlamento Europeo, nella Raccomandazione A4-02 11/1998, si allinea con la politica perseguita dalle Nazioni Unite introducendo programmi diretti a ridurre la domanda di droghe e a prevenire il riciclaggio dei proventi, nonché a fronteggiare la minaccia rappresentata dalle nuove droghe sintetiche e dalla narcocriminalità organizzata, e a favorire la terapia e il recupero dei tossicodipendenti. Sempre in ambito europeo vale ricordare l'attività del Gruppo Pompidou, costituito nel 1971 allo scopo di "esaminare in maniera multidisciplinare i problemi della tossicodipendenza e del narcotraffico", successivamente confluito in seno al Consiglio d'Europa, con il compito di coordinare, a livello europeo, tutte le attività di lotta alla droga. Attualmente il Gruppo ha allargato la sua sfera di azione interessandosi del traffico e dell'abuso di sostanze stupefacenti e psicotrope presenti non solo nel tradizionale contesto europeo, ma anche nei paesi del NIS (New Indipendent States), dell'Europa centrale, e del CIS (Commonwealth Indipendent States), costituito dalle Repubbliche dell'Asia centrale e dalle Repubbliche Transcaucasiche.
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