tosto (agg.)
Aggettivo dalle scarse attestazioni nell'opera dantesca, sempre in poesia, anzi sempre nella Commedia, tranne una presenza nelle Rime (LXXXIII 108, che è pure l'unico caso in rima, con disposta: accosta), e una nel Fiore (CLXII 7).
Il valore più generale è quello di " veloce ", " rapido ", per lo più accompagnandosi a sostantivi indicanti moto, quale il muovere del cerchio... più... congiunto a Dio, quello dei Serafini, sì tosto / per l'affocato amore ond'elli è punto (Pd XXVIII 44, con un'immagine che richiama Cv II III 9, Pd XI 37 e XXIII 112), o quale la partita dei due pellegrini dopo la sosta con Casella sulla spiaggia dell'Antipurgatorio (Pg II 133); sulla stessa linea, si potrà anche parlare di via più tosta (VI 60) come di quella " che permette la maggiore rapidità ", e quindi " più breve " (da confrontare con l'andiamo a maggior fretta del v. 49).
Per traslato, il termine può venire riferito talora a moti o disposizioni psicologiche, e in questo senso vale piuttosto " pronto ", come in Rime LXXXIII 108 [la leggiadria] 'n donar vita è tosta [il Contini glossa " velocemente disposta "] / co' bei sembianti e co' begli atti navi; in tal senso, t. può arrivare ad assumere una connotazione nettamente peggiorativa (" troppo pronto ", cioè " precipitoso ", " affrettato "), perspicua nella secca risposta di Virgilio a Nesso (mal fu la voglia tua sempre sì tosta [If XII 66], con rinvio all'episodio mitologico di Ercole e Deianira al passaggio dell'Eveno), come anche, ma con minore nettezza, in If II 42 pensando, consumai la 'mpresa / che fu nel cominciar cotanto tosta (" cioè sùbita, in quanto senza troppo pensare avea risposto ", Boccaccio; e il Sapegno parla, al riguardo, di " frettolosa baldanza ").
Quando l'aggettivo si riferisca a un fatto che, accaduto nel passato, è però visto nel suo rapporto con il tempo presente, vale " accaduto presto nel passato ", e quindi " accaduto da tempo ", " remoto ", come in Fiore CLXII 8 troppo fu tosto il mi' nascimento (con un'idea già espressa in CLI 11 i' fu' troppo tosto nata).
Qualche perplessità per l'attribuzione all'aggettivo o all'avverbio è data dal passo di Pd XXVI 13 Al suo piacere e tosto e tardo / vegna rimedio (il Mattalia preferisce racchiudere tra due virgole e tosto e tardo, come per un inciso), anche se l'interpretazione generale del passo non desta problemi di sorta; ma sarà senz'altro più plausibile intendere tardo come aggettivo, e conseguentemente anche tosto, riferendoli entrambi al rimedio del verso successivo, con una sorta di anticipazione dai fini stilistici ed espressivi. Invece si tratterà senza dubbio di un avverbio in Pd IX 19 Deh, metti al mio voler tosto compenso (come anche in Pg XXIII 7).