MACHIAVELLI, Totto
Nacque a Firenze nel 1475 da Bernardo di Niccolò, dottore in legge, e Bartolomea de' Nelli, già vedova di Niccolò Benizzi. Ultimo di quattro figli, ebbe come fratello maggiore Niccolò, il celebre letterato e uomo politico fiorentino di cui fu compagno di studi, almeno nell'età infantile e adolescenziale. Ebbe inoltre due sorelle, Primavera e Ginevra, andate spose rispettivamente a Francesco Vernacci e Bernardo Minerbetti.
La famiglia Machiavelli apparteneva al ceto dirigente della Repubblica di Firenze, ma il padre del M. non ebbe alcun ruolo nella vita pubblica (in particolare non fu "tesoriere e giureconsulto della Marca", come affermato in N. Machiavelli, Legazioni e commissarie, III, p. 1715). Gli introiti della famiglia provenivano quasi totalmente dai poderi e da altre proprietà, presso San Casciano in Val di Pesa, pervenute a Bernardo per eredità dello zio, Totto di Boninsegna, in onore del quale ne ripeté il nome nel figlio minore.
Dal libro di ricordi tenuto dal padre si ricavano le informazioni sui primi insegnanti del M.: imparò i rudimenti da Battista della Scarperia, presumibilmente un precettore privato, e fu avviato allo studio del latino da Paolo Sasso da Ronciglione, docente di "grammatica" presso lo Studio di Firenze. Sembra tuttavia che il suo curriculum di studi si sia interrotto prima del conseguimento della laurea.
Sulle vicende successive la fonte principale è costituita dall'epistolario del fratello Niccolò, in cui le prime notizie sul M. risalgono all'estate del 1500, quando Niccolò si trovava in Francia come inviato diplomatico e il M. si adoperò indefessamente presso il governo fiorentino per fargli ottenere un aumento della provvigione, ciò che infine riuscì a ottenere.
A differenza del padre e del fratello, il M. decise, almeno in un primo momento, di dedicare la propria vita agli affari: dal 1502 cominciò a recarsi frequentemente a Roma e fu probabilmente in quel periodo che costituì una società commerciale specializzata nei traffici con l'Oriente, di cui era titolare insieme con Leonardo Pitti e che si avvalse di cospicui finanziamenti da parte della filiale romana del banco Gaddi. Da sporadici e poco espliciti accenni contenuti nel carteggio machiavelliano, sembra di capire che le merci trasportate fossero soprattutto panni di lana e olio e che i collegamenti avvenissero attraverso il noleggio di navi che da Ancona o dai porti pugliesi raggiungevano Valona e Durazzo, sulle coste dell'Albania. Per seguire da vicino i suoi commerci, negli anni 1503-06 il M. si spostò con una certa frequenza tra Firenze, Roma, Venezia, la costa orientale del mare Adriatico e la Puglia (a questo proposito occorre correggere l'edizione del 1971 delle opere di Niccolò Machiavelli, dove alle pp. 1078 e 1117 si parla di Lecco invece di Lecce).
Sempre dal carteggio machiavelliano sembra di capire che anche Niccolò investisse somme di denaro nei commerci del fratello, nei quali erano coinvolti esponenti di spicco della società fiorentina, come Francesco Del Nero e Filippo Rucellai. La perdita di un carico non assicurato, avvenuta nell'estate del 1506 e seguita da controversie giudiziarie tra gli ex soci che si trascinarono per alcuni anni, determinò comunque la fine dell'attività e l'uscita del M. dal mondo degli affari. Le pendenze finanziarie lasciate dalla vicenda, dopo un accordo faticosamente trovato nel 1510, si chiusero infine nel 1513 con l'esborso di una cospicua somma di denaro in diverse rate che, per il M., fu pagata dal fratello Niccolò.
Forse in conseguenza di questi fatti il M. aveva rinunciato, con atto notarile del 21 giugno 1508, alla sua quota dell'eredità paterna in favore del fratello; d'altro canto a questa data egli aveva già deciso di imprimere una svolta alla sua vita e di scegliere lo status ecclesiastico.
Almeno dal 1506, ancora prima del viaggio in Oriente conclusosi con la perdita del carico, doveva aver frequentato la scuola dei chierici della cattedrale di Firenze e prima del gennaio 1510 aver ottenuto gli ordini minori. Risale infatti a quell'epoca un breve di Louis d'Amboise, che gli conferiva dei privilegi definendolo "chierico".
Poco dopo l'elevazione al pontificato di Giovanni de' Medici con il nome di Leone X (1513), il M. aveva chiesto, attraverso l'oratore fiorentino a Roma, Francesco Vettori, amico di famiglia, di entrare nel ruolo dei familiari del papa, ma la richiesta non fu esaudita.
Il 4 luglio 1515 gli fu conferito, per unanime decisione dei vari esponenti della consorteria dei Machiavelli e previa rinuncia di Battista Machiavelli, rettore precedente, il beneficio della chiesa parrocchiale di Sant'Andrea in Percussina, presso San Casciano, antico patronato della famiglia. Il 28 genn. 1516 ottenne da Leone X il privilegio di cumulare diversi benefici ecclesiastici. Il 2 marzo divenne sacerdote e dopo di allora è designato nei documenti con il titolo di "dominus". Il 26 ott. 1518 ottenne, sempre per designazione dei parenti, il beneficio delle due chiese unite di S. Vito a Ortimino e di S. Quirico alle Sodere, anch'esse di patronato dei Machiavelli. Questa designazione provocò le rimostranze del rettore precedente, che era invece estraneo alla famiglia e che intentò contro il M. una causa presso la curia arcivescovile di Firenze, risoltasi con il suo impegno a corrispondere una pensione al predecessore.
Il 4 marzo 1520 il M. entrò al servizio del cardinale Giovanni Salviati in qualità di "familiare, domestico e continuo commensale". In quel periodo il M. si trovava a Pisa presso lo Studio (non è chiaro se in relazione con il nuovo incarico), dove sembra aver svolto mansioni amministrative, come dimostrano alcune lettere da lui inviate a Francesco Del Nero, che dello Studio era il depositario generale.
Come familiare del Salviati, il M. dovette trascorrere il periodo successivo a Roma, nel palazzo dei Cavalieri di Rodi, dove il cardinale aveva fissato la sua residenza; tuttavia il nome del M. non compare in un elenco dei componenti la "famiglia" del cardinale stilato nel maggio 1522 (Arch. di Stato di Firenze, Carte Strozziane, s. I, 334, c. 88) e ciò potrebbe significare che egli, già malato, era tornato nella città natale.
Il M., infatti, morì a Firenze poco dopo l'8 giugno 1522, data di una lettera di affettuosa partecipazione scritta da Roberto Pucci, allora gonfaloniere di giustizia, a Niccolò Machiavelli, in cui si intuisce che il M. versava in gravi condizioni. Era comunque morto il 28 giugno, allorché i benefici ecclesiastici di cui aveva goduto furono assegnati a un nuovo rettore.
I rapporti del M. col celebre fratello appaiono essere stati cordiali e affettuosi lungo tutto l'arco della vita: il M. curò gli interessi del fratello durante i numerosi viaggi e incarichi esterni di quest'ultimo; quando Niccolò, nel marzo 1513, fu incarcerato per sospetti di complicità nella congiura antimedicea di P.P. Boscoli, il M. sollecitò prontamente un intervento mediatorio da parte di Francesco Vettori, oratore fiorentino a Roma, inviandogli appositamente una staffetta. Niccolò, d'altra parte, si adoperò per limitare i danni dell'infelice esito dell'impresa commerciale del M. e, durante l'ultima malattia di questo, lasciò il volontario esilio di Sant'Andrea in Percussina e tornò a Firenze per assisterlo.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Diplomatico, Ricci, alle date: 5 genn. 1510; 28 ott. 1513; 4 luglio 1515; 28 genn. 1516; 22 febbr. 1516; 2 marzo 1516; 26 ott. 1518; 3 marzo 1520; 28 giugno 1522; Notarile antecosimiano, bb. 1229, c. 124v; 1231, c. 74; 1233, c. 322; 1235, cc. 166, 168, 188v; 3002, c. 92; 5286, cc. 31, 57, 76v, 83v, 97, 100, 107, 114, 129v; Signori, Dieci di balia, Otto di pratica, Missive e responsive, reg. 72, cc. 39, 44, 58, 62; B. Machiavelli, Libro di ricordi, a cura di C. Olschki, Firenze 1954, ad ind.; N. Machiavelli, Legazioni e commissarie, a cura di S. Bertelli, Milano 1964, ad ind.; Id., Tutte le opere, a cura di M. Martelli, Firenze 1971, ad ind.; P. Villari, Niccolò Machiavelli e i suoi tempi, I, Firenze 1877, ad ind.; O. Tommasini, La vita e gli scritti di N. Machiavelli, I, Roma-Torino 1883, ad ind.; R. Ridolfi, Vita di Niccolò Machiavelli, Firenze 1954, ad ind.; A.F. Verde, Lo Studio fiorentino, 1473-1503: ricerche e documenti, III, 2, Pistoia 1977, p. 923; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s.v. Macchiavelli di Firenze.