tovaglia
Nel Medioevo il termine si riferiva al " panno " su cui si apparecchia la mensa, e quindi al " drappo " di lino che si pone sull'altare per gli offici sacri. Era usato specialmente in locuzione con i verbi ‛ porre ' e ‛ levare ' nel senso di " apparecchiare " e " sparecchiare " (cfr. soprattutto Boccaccio). Nell'unica occorrenza del Dante canonico (Cv IV XXVII 14) il sostantivo è il drappo dell'altare, che per ipotesi potrebbe essere usato dal ladro sulla sua mensa.
Il tiranno che depreda e saccheggia per imbandire conviti e festini è paragonato al ladro che leva lo drappo di su l'altare, per coprire... la sua mensa; questo drappo, subito dopo, è detto tovaglia: Non altrimenti si dee ridere... che del ladro che... la tovaglia furata di su l'altare... ponesse in su la mensa e non credesse che altri se n'accorgesse.
In Fiore CXC 11 il termine compare in un elenco di doni di poco pregio da fare all'amante, secondo i consigli della Vecchia: doni borsa, guanciale o tovaglia, / o cinturetta che poco costasse, ecc.