toxoplasmosi
Infezione protozoaria che colpisce l’uomo e numerosi animali domestici e selvatici, causata da Toxoplasma gondii. Sia la t. umana sia quella degli animali possono decorrere in forme del tutto asintomatiche o provocare forme gravi e mortali a sintomatologia viscerale o nervosa. Gli escreti e i secreti degli animali costituiscono la fonte d’infezione per l’uomo. Toxoplasma penetra attraverso le mucose, anche sane, oppure attraverso lesioni di continuo della cute. L’infezione può anche essere trasmessa, per via placentare, dalla madre al prodotto del concepimento: la t. congenita, sempre grave, può presentare decorso acuto (a tipo encefalomielitico, con idrocefalo, calcificazioni cerebrali, microftalmia, corioretinite), subacuto (corioretinite, segni elettroencefalografici di danno corticale), cronico (corioretinite, uveite anteriore, microcefalia), latente (svelabile solo per reazioni sierologiche). Per la diagnosi di t. possono essere di grande utilità l’isolamento del parassita dal liquor o talora anche dal tessuto muscolare (mediante biopsia) e le diverse, molto più pratiche, reazioni sierologiche: la presenza di immunoglobuline M (IgM) denota infezione in atto o molto recente, mentre le immunoglobuline G (IgG) sono un’immunità acquisita per una precedente infezione; ciò è di particolare importanza in gravidanza, dato che la negatività di IgM deve rimanere tale per tutta la gestazione, mentre la positivizzazione richiede interventi terapeutici immediati: nel caso in cui una donna dovesse essere contagiata durante la gestazione, è infatti fondamentale bloccare la trasmissione dell’infezione al feto attraverso un trattamento antibiotico mirato, con spiramicina, generalmente ben tollerata sia dalla madre sia dal feto. La maggior parte dei protocolli in uso consiglia la sostituzione della spiramicina con l’associazione pirimetamina e sulfadiazina dalla metà del secondo semestre. La terapia va eseguita fino alla fine della gravidanza.