Ito, Toyo
Ito, Toyo. – Architetto giapponese (n. Seoul, Corea del Sud, 1941) fondatore nel 1971 dello studio Urban robot (Urbot) a Tokyo, denominato dal 1979 Toyo Ito & associates, architects, è fra gli interpreti più innovativi al mondo, capace di porsi in una particolare confluenza tra la cultura orientale e le esperienze centrali della modernità. La sua opera ha saputo esprimere il cambiamento di senso del progetto contemporaneo, affiancando alla negazione di ogni approccio convenzionale la ricerca di uno spazio flessibile e aperto, fluttuante e virtualmente illimitato: uno spazio legato all'universo scientifico e tecnologico, premessa dell’architetto alla realizzazione di nuove metafore organiche, ora incentrate sulla raffinata ricerca di una smaterializzazione dell'architettura quale manifestazione di un universo fluido (naturale ed elettronico) – come dimostrano le esperienze maturate negli anni Ottanta e Novanta del 20° sec. – ora sull'energia generatrice di un movimento che esprime di nuovo la forza della materia, come nelle ultime sperimentazioni strutturali. Avvalendosi della consulenza di grandi ingegneri strutturisti – in particolare M. Araya, C. Balmond, M. Sasaki – il lavoro di I., sempre teso fra lirismo e astrazione, colleziona dal 2000 in poi alcune delle realizzazioni più significative dell'inizio del nuovo secolo, a partire dalla Mediateca di Sendai (1995-2000), capolavoro della ricerca sull'architettura evanescente (blurring architecture), risolta in un cubo traslucido sostenuto da 13 tralicci metallici, idealmente fluttuanti come alghe immerse in un acquario. È questo movimento insediato nel cuore e nella struttura dell'edificio (progettata da Sasaki) a divenire d'ora in poi matrice di un nuovo rapporto fra struttura, spazio e immagine, capace di materializzare una «fluidità organica», un «nuovo reale» come lo definisce Ito. Ne sono testimonianza, fra gli altri: i due padiglioni temporanei realizzati nel 2002, quello a Bruges, con Araya, caratterizzato da un tessuto strutturale coincidente con l'involucro, e quello della Serpentine gallery a Londra, con Balmond, definito dall'algoritmo di un quadrato che si espande mentre ruota; l’edificio Tod’s Omotesando a Tokyo, con Araya (2002-04), il cui involucro strutturale sovrappone all'algoritmo matematico-geometrico l'intreccio grafico di una metafora naturalistica; la Metropolitan opera house a Taichung, Taiwan, con Balmond (dal 2005), basata sul concetto di griglia emergente in grado di adattarsi ai diversi programmi funzionali dell'edificio. La capacità di sperimentare nuove metafore naturali e spaziali è in questo decennio eccezionale, basti ricordare: il Performing arts centre a Matsumoto (2000-04), dalla fluidità materica che connota una configurazione quasi embrionale; il parco Grin grin a Higashi-ku (2002-05), Fukuoka, dalle continue ondulazioni che ne caratterizzano la topografia artificiale; il Crematorio di Kakamigahara (2004-06), Gifu, dal guscio flessuoso e morbido della copertura; la biblioteca della Tama art University a Hachioji (2004-07), Tokyo, dalla spazialità quasi primitiva, scandita da un reticolo deformato di arcate dalla singolare snellezza; il nuovo teatro pubblico di Koenji a Suginami-ku (2005-09), Tokyo, ispirato al movimento delle onde del mare; lo stadio principale dei mondiali a Kaohsiung (2006-09), Taiwan, dalla particolare struttura a spirale dell'involucro, fino agli ultimi lavori a Imabari, sull'isola di Omishima – i musei Toyo Ito di architettura (2008-11) e Ken Iwata mother and child (2009-11) – diversamente articolati e risolti attraverso suggestive relazioni con il paesaggio circostante. Membro onorario dell'American institute of architect (AIA) e del Royal institute of british architects (RIBA) la sua opera, che riguarda anche prodotti di design e numerosi allestimenti, è stata esposta in mostre internazionali, fra le principali: Blurring architecture ad Aachen, Tokyo and Antwerp (1999-2000) e Toyo Ito: the new «real» in architecture a Tokyo (2006), entrambe accompagnate da importanti saggi teorici. I. ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti, fra cui: il Leone d'oro alla carriera alla Mostra internazionale di architettura della Biennale di Venezia (2002), la Royal gold medal del RIBA (2006), l'Asahi Prize (2009) e il Praemium imperiale della Japan art association (2010).