TRACOMA (dal gr. τράχωμα "asperità" [dell'occhio])
Forma grave di congiuntivite, ossia d'infiammazione della congiuntiva, che è la membrana mucosa che tappezza la superficie interna delle palpebre e la superficie anteriore del bulbo oculare, ed è chiamata così perché congiunge queste due parti. La congiuntiva s'infiamma facilmente, e sempre con le tre note fondamentali di tutte le infiammazioni, cioè iperemia, essudazione e proliferazione, ma, secondo che nel caso concreto predomina l'una o l'altra di queste note, si ha una forma clinica differente di congiuntivite. Così se predomina l'essudazione, e secondo il carattere che questa essudazione assume, si ha la congiuntivite catarrale o la congiuntivite purulenta. Se predomina la proliferazione del tessuto congiuntivale si hanno altre forme di congiuntiviti. Una di queste è la congiuntivite granulosa o tracoma.
Per comprendere quest'ultima forma di congiuntivite, bisogna riportarsi alla struttura della congiuntiva. Questa membrana al disotto del suo strato di epitelio presenta il suo tessuto proprio, che è tessuto connettivo di quella varietà che si chiama areolare adenoideo. Areolare vuol dire fatto a maglie, come una rete; adenoideo vuol dire che contiene organi ghiandolari. La congiuntiva non contiene veri organi ghiandolari, ma soltanto gli elementi ultimi di questi organi, cioè le cosiddette cellule linfatiche. Le ghiandole linfatiche più complesse sono percorse da travate di connettivo che le dividono in lobi di primo ordine; ognuno di questi lobi è percorso da travate più sottili che lo dividono in lobi di secondo ordine, e così via. Vi sono ghiandole meno complesse con pochi lobicini, fino alle ultime formazioni che sono costituite da un unico lobicino: queste ultime si chiamano follicoli. Ma nelle maglie, fra le travate di connettivo, ci sono gli elementi proprî della ghiandola, e questi sono le cellule linfatiche. I follicoli, che sono dunque la formazione ghiandolare infima, possono venir considerati come un semplice accumulo, cioè un mucchietto di queste cellule linfatiche. Nel tessuto adenoideo della congiuntiva degli animali superiori, escluso l'uomo, ci sono appunto di questi follicoli. Nella congiuntiva umana ci sono soltanto elementi linfatici disseminati tra le maglie di connettivo, un po' riuniti in gruppetti, ma non ci sono veri follicoli. Se la congiuntiva s'infiamma e avviene la proliferazione del tessuto, anche gli elementi linfatici proliferano, ossia si moltiplicano, e subito si dispongono in modo da venire a formare dei follicoli. Per questo dunque, e perché nella congiuntiva degli animali i follicoli esistono, consideriamo i gruppetti di elementi linfatici della congiuntiva umana come follicoli rudimentali. Per di più vediamo che la superficie della congiuntiva sotto all'epitelio non è propriamente liscia, ma presenta un accenno di piccole sporgenze. Queste sporgenze sono determinate dal fatto che i vasi sanguigni, che percorrono questo tessuto, mandano esilissimi tronchicini a perpendicolo verso la superficie; queste sporgenze con questi vasellini, che si vedono solo microscopicamente, ricordano lontanamente le papille della pelle o di altre mucose, quali, per es., s'osservano sulla punta della nostra lingua, e vengono perciò considerate come papille rudimentali. Data questa struttura anatomica della congiuntiva con rudimenti di follicoli e di papille, quando questa membrana infiamma per il processo tracomatoso si ha, come sempre nell'infiammazione, l'iperemia e perciò la congiuntiva appare singolarmente arrossata; si ha l'essudazione, e perciò la congiuntiva si gonfia e secerne dell'umore (catarro) in quantità maggiore o minore; si ha la proliferazione del tessuto, e quindi anche ingrossamento delle papille e formazione di follicoli. Questa nota, proliferazione, nel tracoma è la nota predominante, e quindi l'ingrossamento delle papille, e forse il moltiplicarsi del loro numero, e la formazione sempre crescente dei follicoli rappresentano i due sintomi principali del tracoma. La congiuntiva così è divenuta arrossata, scabrosa, succulenta, e i movimenti delle palpebre diventano perciò irritanti per la superficie dell'occhio, e si possono avere fatti di reazione spesso ostinati e gravi. La malattia per sé stessa ha un decorso cronico che dura mesi e anni, con periodi di acutizzazione, dovuti ai fatti di reazione accennati o ad affezioni secondarie.
Basterebbe questo perché la cornea continuamente irritata, infiammandosi seriamente (panno tracomatoso), perdesse a poco a poco la sua trasparenza e ne seguisse disturbo visivo, anche gravissimo e definitivo. Ma il processo tracomatoso non si limita a ciò: gli elementi linfatici, moltiplicandosi sempre più, a un certo punto non possono più ricevere dal sangue nutrimento sufficiente, e allora vanno incontro a fatti regressivi, si disfanno; il follicolo, dapprima formato da un mucchietto di vegete cellule, diventa una vescicola piena di poltiglia; l'epitelio, sovrapposto a questa poltiglia, non può più trovare, nemmeno esso, nutrimento sufficiente, e cade in necrosi. Allora al posto del follicolo si forma un'ulceretta, che a poco a poco ripara, ma ripara con formazione di cicatrice. Le cicatrici, minime fin che si vuole e puntiformi, si moltiplicano, confluiscono, e si formano così sulla superficie della congiuntiva delle briglie cicatriziali, delle placche di cicatrici, e la palpebra allora a poco a poco, nel raggrinzarsi di questo tessuto cicatriziale, s'arrovescia indentro (entropio); s'arrovescia in dentro specialmente il suo margine, finché le ciglia vengono a strisciare sul bulbo (trichiasi). Si possono così distinguere nel decorso del tracoma tre periodi: il periodo iniziale, il periodo florido e il periodo cicatriziale.
Il tracoma sembra una malattia infettiva, ma il germe, che la determina, ancora non fu scoperto. Sembra contagioso, sembra favorito dalla miseria organica e fisica, dalla sporcizia, ecc. Infesta gravemente molti paesi; in altri tempi pare si sia manifestato sotto forma epidemica. Classica l'epidemia che tormentò l'armata di Napoleone in Egitto, ma oggi non si è ben sicuri che si trattasse realmente di tracoma. Per quella epidemia e per altre precedenti e susseguenti, che colpirono a preferenza i soldati, la malattia è stata anche chiamata oftalmia castrense.
La malattia è molto diffusa in alcuni paesi e sempre grave, e per questo oggi le nazioni civili provvedono con mezzi profilattici, con mezzi curativi, come si fa per la lue, la tubercolosi, ecc.
Non ci sono mezzi curativi specifici contro il tracoma, e la pratica dimostrò giovevoli solo i mezzi irritanti. Si tratta di un processo infiammatorio cronico, dove la circolazione è scarsa e torpido il ricambio; con i mezzi irritanti si produce un certo grado d'iperemia attiva, si attivano gli scambî; si riavviva, per così dire, il terreno, e in questo modo la malattia a poco a poco s'arresta e regredisce. Come mezzi irritanti possono servire il nitrato d'argento, il solfato di rame, altra volta foggiato a cannelli, che si chiamavano pietra divina. Possono servire l'acido tannico, il jequirity, ecc. Ma occorrono sempre cure rigorose, diligenti e lunghe. V'è anche la cosiddetta cura chirurgica, che consiste nello spremere e vuotare in vario modo i follicoli neoformati. È una cura che in mani espertissime può dare ottimi risultati, ma è meglio proscriverla dalla pratica corrente, perché, se non fatta a dovere, è dannosa, e non fa che affrettare la distruzione della congiuntiva.