tradimento
È l'azione fraudolenta diretta contro chi si fida, e importa, come suo ‛ proprio ', il venir meno alla fede data; è un crimine che per D. è il peccato più grave: nell'ordinamento morale dell'Inferno, il poeta confina i traditori (v.) nel cerchio più profondo (v. TRADIRE).
Il termine è in Cv I XII 10: la giustizia è la ‛ più umana ' delle virtù nell'uomo, è a lui ‛ più propria ', e perciò è tanto amabile, che... li suoi nimici l'amano, sì come sono ladroni e rubatori; e però vedemo che 'l suo contrario, cioè la ingiustizia, massimamente è odiata, sì come è tradimento, ingratitudine, falsitade, furto, rapina, inganno e loro simili. Nel t., come negli altri delitti ricordati nello stesso contesto, è paradigmaticamente esemplificata l'ingiustizia, e quindi ciò che è massimamente contrario alla natura umana.
Che il t. sia uno dei delitti più gravi è affermazione che si trova altre volte nei testi medievali: cfr. Charta Guidonis regis Hierosolim. (c. 1190, cit. in Du Cange, sub v. ‛ raptus '): " Excepto furto, homicidio, tradimento, falsamento monetae, violatione mulierum quod Rapt vulgariter dicitur "; Uguccione da Lodi (in Monaci, Crestomazia 149): " Avaricia en sto segolo abunda e desmesura, / Tradhiment et engano, avolteri e soçura. / Çamai no fo la cente sì falsa ni sperçura "; per il rapporto t.-inganno, cfr. anche Boccaccio Dec. X 6 28 " avendo riguardo che voi ancora siete... tra nazion non conosciuta e piena d'inganni e di tradimenti ".
Ciò che individua il t. per rapporto all'inganno (v.) è il venir meno alla fede, al patto, tacito o espresso, che sta alla base di un rapporto di fiducia; di qui la caratterizzazione del t. come di azione fraudolenta, o ‛ inganno ', contro chi si fida e che perciò riposa sul pegno della fede ricevuta.
In tal senso va If XXVIII 81, dove si prevede la morte per annegamento dei due miglior da Fano, Guido del Cassero e Angiolello da Carignano, per tradimento d'un tiranno fello, cioè di Malatestino Malatesta (v.), che li aveva invitati a parlamentare con lui (v. FELLO; fellonia; cfr. Boccaccio Dec. X 6 30 a proposito dei rapporti di Carlo I d'Angiò e Neri degli Uberti: " qual tradimento si commise giammai più degno d'etterno supplicio, che saria questo, che voi a colui che v'onora togliate il suo onore e la sua speranza e la sua consolazione? "). In If XXXIII 147 occorre il sintagma ‛ far t. ', cioè " tradire " (v.: un suo prossimano / che 'l tradimento insieme con lui fece).
Particolare rilievo ha il t. nella tematica svolta nei Fiore. Nelle parole di Amore, esso è riferito a Falsembiante che si presenta alla sua corte (i' conoscea ben tu' tradimento, LXXXVII 8), e che Amore accoglie contando di servirsi di lui per vincere Malabocca (v. 4). Il termine ricorre poi nelle parole dello stesso Falsembiante (v.) a qualificare gli effetti della sua presenza e della sua azione soprattutto nell'ambito ecclesiastico (la polemica contro il costume ecclesiastico allarga la gamma dei valori simbolici della personificazione): Dio non s'interessa della Chiesa, giacché sòffera cotanto tradimento / da coloro a cui guardia l'ha lasciata (XCVIII 13); Falsembiante si dice un de' valletti d'Antecristo, dei quali afferma: Tanto facciam con nostro tradimento, / che tutto 'l mondo ha preso con noi guerra; / ma tutti gli mettiamo a perdimento (CXXIII 12).