tradire
Vale " causare con modi fraudolenti la rovina di chi si fida ". In genere è usato in assoluto (meno che in If XXXIII 86); alla III singolare dell'indicativo presente si registra la forma trade nel D. canonico, mentre nel Fiore si ha tradisce; il participio passato traduto è variante di venduto in Pg XXI 84 (cfr. Petrocchi, ad l.): la forma in -uto, dovuta alla rima, è probabile riflesso della tradizione lirica siciliana.
In If XI 66, nell'esposizione dell'ordinamento morale del mondo dei dannati, D. afferma: nel cerchio minore... / qualunque trade in etterno è consunto, " qualunque offende, sopra il vinco naturale, la fede speziale che v'è aggiunta... tradisce colui... che gli ha data la sua fede. Questi cotali traditori sono puniti nell'ultimo cerchio, cioè nel centro dello 'nferno " (Anonimo). Lo stesso uso, e la stessa forma, ha il termine in XXXIII 129 tosto che l'anima trade ... / il corpo suo l'è tolto / da un demonio, che poscia il governa, / mentre che 'l tempo suo tutto sia vòlto; a proposito di quanto qui è detto, e che riguarda comunque solo alcune forme di tradimento punite nella Tolomea, l'Ottimo chiosa: " queste cose sono... per figura descritte, però che nullo altro significa se non che tanta è la gravezza del peccato del tradimento e del traditore che immantanente per lo peso del peccato seguisce la pena e seguire dovrebbe lo suo autore ". In Fiore LXIX 6 (Malabocca... / è traditor: chi 'l tradisce non erra; / chi con falsi sembianti no ll'afferra, / il su' buon gioco mette a ripentaglia) al traditore Malabocca si contrappone Falsembiante, maestro d'inganni secondo la presentazione che egli fa di sé stesso in XCI 7 (vita di nessun non m'abbellisce, / se non inganna e baratta e tradisce). In If XXXIII 86 (se 'l conte Ugolino aveva voce / d'aver tradita te de le castella) il verbo, oltre al complemento oggetto, ha un complemento di argomento (o limitazione). Il Mattalia prospetta anche l'ipotesi, in verità non molto persuasiva, che possa trattarsi " di un costrutto di significato privativo, spiegabile con l'idea (secondaria) di privazione annessa a ‛ tradire ' (idea principale); averti privata a tradimento, delle castella ".
Il termine deriva dal latino tradere che ha insieme i due valori di " trasmettere ", " consegnare qualcosa a qualcuno " (un'eredità, una dottrina), e di " consegnare con inganno qualcosa al nemico ", " attentare alla vita di qualcuno ", assommando in sé i significati dei verbi greci διαδίδωμι e παραδίδωμι. Su di esso ha operato una lunga tradizione cristiana, a cominciare da Luc. 22, 48 " Iuda, osculo Filium hominis tradis [παραδίδως]? "; si noti che in Marc. 14, 44 Giuda è designato come " traditor ", ὁ παραδίδούς, colui che nell'Orto degli ulivi consegnò ai suoi persecutori il Cristo mediante il segno del bacio, che da pegno di amicizia è così travolto in strumento di tradimento.