anticommons, tragedia degli
Evento che si verifica quando la coesistenza di più diritti di veto crea le condizioni per l’utilizzo subottimale di una risorsa comune. Se la risorsa comune è soggetta a diritti di veto detenuti da due o più individui, ciascun comproprietario sarà incentivato a minacciare l’uso del suo diritto per ottenere il massimo possibile dall’uso del bene. Nello scambio, il diritto di veto permette di richiedere la quota massima di surplus contrattuale; ciò può impedire la stessa negoziazione e il passaggio del bene al soggetto che lo valuta di più, con una conseguente inefficienza.
Il termine è stato coniato da F.I. Michelman in un articolo su etica, economia e diritto di proprietà (Ethics, economics and the law of property, «Nomos series», 1982, 24, 1). Michelman ha definito l’a. come «un tipo di proprietà in cui tutti i soggetti hanno un diritto di esclusiva sul bene, e nessuno, di conseguenza, ha il privilegio di utilizzare il bene se non autorizzato da altri».
M. Heller nel 1998 ha rivitalizzato il concetto di a. in un lavoro dedicato al passaggio alle istituzioni di mercato nella Russia contemporanea (The tragedy of anticommons: property in the transition from Marx to markets, «Harvard Law Review», 1998, 111, 3), in cui si riflette sulla causa della prevalenza di negozi vuoti a Mosca in contrapposizione al successo dei chioschi sorti sulle strade. Le vetrine dei negozi a Mosca sono soggette a sottoutilizzo, perché, così scopre Heller, ci sono troppi comproprietari (agenzie governative locali, regionali e federali, lavoratori ecc.), ciascuno dei quali ha un diritto di veto sull’utilizzo del bene. La definizione di a., secondo Heller, è «un tipo di proprietà in cui più proprietari detengono i diritti di veto nell’uso di una risorsa scarsa».
Un esempio tipico di a. è il tratto di una ferrovia che deve essere costruito. Poiché diversi sono i proprietari dei vari terreni su cui i binari dovranno passare, il veto di ciascuno di essi impedisce la costruzione della ferrovia. Si è quindi di fronte a un caso in cui un soggetto, con il proprio diritto, può impedire l’uso di una risorsa. Se il soggetto che intende costruire la ferrovia dovesse negoziare con tutti, ogni proprietario terrebbe il comportamento definito di holding out, che consiste nel chiedere la quota massima di surplus contrattuale. In una situazione simile la negoziazione sarebbe impossibile (ed è questo un motivo per cui gli ordinamenti statali si riservano il diritto di esproprio quando è possibile l’insorgenza di un problema di a.).
Un altro genere di problema qualificabile come tragedia degli a. si realizza quando due beni complementari sono prodotti entrambi in regime di monopolio (per es., le sigarette e gli accendisigarette). In questo caso, come dimostrato da J.M. Buchanan e Y.J. Yoon (Symmetric tragedies: commons and anticommons, «Journal of Law and Economics», 2000, 43, 1), i due produttori restringono la produzione, causando una esternalità negativa all’altro, che venderà di meno. Il risultato finale è che la quantità totale dei due beni complementari sarà inferiore a quella che sarebbe stata prodotta da un unico monopolista e il sovrapprofitto congiunto dei due monopolisti risulterà minore di quello ottenibile da un unico monopolista. L’inefficienza, di conseguenza, apparirà incrementata.
La tragedia degli a. si presenta con forza anche nel campo del diritto pubblico. Accade di frequente, infatti, che gli ordinamenti statali prevedano che una decisione debba essere presa congiuntamente da più autorità pubbliche (enti locali, dipartimenti governativi, autorità indipendenti ecc.). In questo caso ciascuna autorità ha un diritto di veto, proprio come si verifica negli anticommons. Ciò aumenta notevolmente i costi di decisione (costi di transazione) e può impedire di prendere la decisione pubblica socialmente desiderabile.
Un problema di a. giustifica alcune dottrine della common law (➔) come, per es., quella del fair use. In base a questa dottrina, un docente può realizzare una raccolta di scritti pubblicati senza dover chiedere l’autorizzazione dai titolari dei vari diritti di copyright. Una tale esenzione si può giustificare come soluzione a un problema di anticommons. Se si dovessero chiedere tutte le autorizzazioni, infatti, i costi di transazione sarebbero molto elevati e potrebbero essere messi in atto comportamenti di holding out.
Enrico Baffi, Francesco Parisi