Tragemi d'este focora, se feste a boluntate
Terzo verso del contrasto di Cielo d'Alcamo Rosa fresca aulentissima, citato in VE I XII 6 come esempio di siciliano non illustre ma secundum quod prodit a terrigenis mediocribus, in quanto D. ravvisa nella lingua di questo componimento elementi dialettali che non ne consentono l'accostamento alle poesie dei maggiori esponenti della lirica d'arte siciliana. L'osservazione dantesca che motiva il livello assegnato a questo tipo di volgare siciliano (quia non sine quodam tempore profertur) si riferisce, a quanto sembra, all'impressione di pronuncia ritardata o strascicata data dalle parole sdrucciole contenute nel verso citato e in genere nel contrasto; in questa proprietà (che, oggettivamente, appare più di tipo metrico che dialettale) D. vedeva una caratteristica della parlata siciliana.
È probabile che D. avvertisse come peculiarità dialettali sicule, fatti fonetici e morfologici comuni a tutto il meridione: come il plurale analogico in -ora (" focora ", " schiantora ") presente, tuttavia, anche in scrittori toscani; l'assimilazione del nesso -nd-(" monno ", " granne ") e il betacismo iniziale o intervocalico (" boluntate ", " trabàgliti "). Gli studi più recenti, comunque, sostengono l'appartenenza del contrasto all'area siciliana (con la probabilità di una mediazione centro-meridionale nella tradizione manoscritta attraverso la quale il testo giunse a Firenze) data, fra l'altro, la presenza di rime di é con i e di ó con u.
L'accostamento di elementi di livello linguistico diverso fa pensare a un dualismo di stile con intenti espressivo-parodistici analoghi a quelli avvertibili nella canzone del fiorentino Castra (v.), sì che il contrasto può essere inserito nella tradizione dell'espressionismo vernacolare. Per la bibliografia, v. la voce CIELO d'ALCAMO; v. anche SICILIA.