TRAGODIA (Τραγῳδία)
In alcune pitture di vasi di età classica e postclassica una menade, o almeno un personaggio femminile del seguito di Dioniso, viene designata con il nome di T.; a volte, come è il caso di un cratere a campana del gruppo di Polygnotos nel museo di Compiègne, il carattere estremamente dignitoso della menade, chiusa in un austero peplo dorico, unitamente alla presenza di un satirello chiamato Komos, indicano chiaramente un mondo di simboli e di allusioni. Saremmo quindi autorizzati a vedervi una personificazione del "genere tragico", seppure ancora strettamente legato al culto dionisiaco da cui prende origine.
Al contrario, la menade ignuda e addormentata, alla quale si accosta a passi di lupo il satiro Kissos nell'oinochòe di Oxford 534, prossima al Pittore di Eretria, sembra non sia da considerare che come una delle innumeri seguaci di Dioniso con un nome convenientemente evocativo, senza possibilità di essere trasposta sul piano simbolico di un'astrazione.
In una tarda e frammentaria pelike di Emporion rimane accanto ad Apollo una figura femminile indicata come Komodia e la mano di un'altra reggente una maschera tragica e che di necessità sarà T.; in questo aspetto doveva apparire la statua della T. nel noto monumento coregico di Thasos del III sec. a. C. accanto a Dioniso, alla Commedia, a Dityrambos e a Nykterinos. Della statua peraltro non rimane che la maschera che essa reggeva in mano, un volto disfatto e allucinante di vegliardo cieco, Edipo o Tiresia. T. compare anche nel rilievo di Archelaos (v.) di Priene con l'apoteosi di Omero caratterizzata dalla grande maschera, l'alta statura dovuta ai coturni e il gestire ampio e angoloso. Un'altra immagine scultorea della T. è stata tradizionalmente riconosciuta in un'erma da Villa Adriana nella Rotonda Vaticana, contrapposta a un'altra della Commedia. Non è impossibile che altre ne siano conservate nel nostro immenso patrimonio di statuaria greco-romana, per quanto l'immagine più concreta e abituale di Melpomene o di altre muse venga a sostituirsi all'astratta personificazione della Tragodia.
Bibl.: J. Schmidt, in Roscher, V, 1916-24, c. 1091 ss., s. v.; H. Herter, in Pauly-Wissowa, VI A, 1936, c. 1896 ss., s. v.; R. Hinks, Myth and Allegory, Londra 1939, p. 100; P. Devambez, in Mon. Piot, XXXVIII, 1941, p. 93 ss.; J. D. Beazley, Red-fig.2, 1963, p. 1732.