BOCCALINI, Traiano
Grande giornalista del Seicento, nacque nel 1556 a Loreto da Giovanni da Carpi, architetto della SantaCasa. Fu allo studio di Perugia e fors'anche a quello di Padova; ebbe la ventura di stabilirsi presto in Roma, ottima palestra a penetrare ed esporre in forma vivacemente arguta abditos principum sensus et si quid occultius parant: vi esercitò l'ufficio di giudice in Campidoglio, e il cardinale Guido Bentivoglio narra nelle sue Memorie che ve lo ebbe maestro di geografia. Protetto dai cardinali Scipione Borghese e Bonifazio Caetani, resse poi il governo di varie terre dello Stato della chiesa, sinché verso il 1611, insofferente di quella vita meschina, tentò la sua fortuna dando alle stampe i Ragguagli di Parnaso, che da anni andava componendo; si trasferì perciò a Venezia, ove poté pubblicarne due centurie (1612-1613). Vi morì poco dopo nel dicembre 1613, e si sospettò, sembra a torto (ma il sospetto fu raccolto anche dal Bentivoglio), che morisse di morte non naturale, ma procuratagli dagli Spagnoli che ne temevano i liberi sensi italiani e la penna mordace.
Quattro opere vanno sotto il nome di questo bizzarro scrittore: le Lettere, i Commentari di Tacito, i Ragguagli di Parnaso e la Pietra del paragone politico.
Le Lettere, apparse nella famigerata Bilancia politica di tutte le opere di Boccalini, Castellana 1678, risultano nel maggior numero messe insieme dopo la morte del B.; anche i Commentari, pubblicati per la prima volta in questa stampa, furono sfacciatamente manomessi; mentre i Ragguagli e la Pietra conservarono indubbiamente nelle stampe la loro forma originale.
Con invenzione non nuova il Boccalini nei Ragguagli sale sul monte Parnaso, ove Apollo siede al governo di una società di uomini eccellenti, di virtuosi, d'ogni tempo e d'ogni nazione, e li convoca a parlamento per discutere di questioni di natura diversa (politica, economia, religione, morale, letteratura, arte); uditi i pareri, Apollo pronuncia la sua decisione. Gazzettiere ufficiale di questo parlamento è il Boccalini stesso, che si qualifica col titolo di Menante. Ciò vuol dire che il Boccalini trasporta in Parnaso la società e la vita sua contemporanea e se ne fa "scherzando sopra le passioni e i costumi degli uomini privati" e "sopra gli interessi e le azioni de' principi grandi", libero e acuto giudice e critico. Per dare un'idea concreta della forma del Ragguaglio boccalinesco, basti dire che nel I, 76 sono chiamati a congresso quanti in Europa nel sec. XVI intesero per forza di pensiero, a migliorare il mondo con sagge riforme. E i nazionalisti propongono che s'innalzino vieppiù le barriere fra nazione e nazione, gli universali che sia libero scambio fra i popoli, i nemici della proprietà che sia tolto dal mondo lo scandalo del mio e del tuo, e così via via di dottrina in dottrina, piacevolmente, sinché il Ragguaglio si conclude col constatare e proclamare che "in questo mondo si vive col manco male più che col bene e che la somma prudenza umana tutta sta posta nell'aver ingegno da saper fare la difficile risoluzione di lasciar questo mondo come altri l'ha trovato". Facile filosofia che ha per base il buon senso e castiga con lo scherzo più o meno pungente e con arguzie e frizzi spesso di buon gusto. Tre avversioni nutrì seriamente il Boccalini: contro gl'ipocriti, contro i principi avidi di dominio e d'impero, contro i riformatori religiosi; e le espresse come poté, spesso circondando cose e persone col velo dell'allegoria.
La Pietra del paragone politico è, per così dire, una sezione riservata di Ragguagli, nella quale il Boccalini denunzia, particolarmente ai principi italiani, l'insaziata cupidigia e le mene subdole degli Spagnoli, ammantate di zelo cattolico. Se ne conserva una copia, manoscritta con dedica al re di Francia, datata del 1607, ma la Pietra uscì in luce solo nel 1614, quando si aprirono le ostilità fra Spagna e Savoia e si presentiva che Venezia si sarebbe schierata accanto al duca Carlo Emanuele I. L'acume politico, l'amor patrio, la satira bene aggiustata, l'opportunità dei tempi diedero subito fama e fortuna all'interessante operetta. In alcune edizioni antiche alla Pietra fu aggiunto un eloquente Discorso... scritto da un gentiluomo italiano e cattolico all'Italia, composto nel 1591; ma non è certo che sia del Boccalini.
Grande ammiratore, come molti altri allora, del massimo degli storici morali e politici, il B. attese per tutta la vita a commentare gli Annali e le Istorie di Cornelio Tacito, e prendendo occasione dalle sue sentenze più notabili, passò a rassegna e giudicò liberamente le azioni dei principi dei suoi tempi. Il B. fu uno degli scrittori più celebrati del suo secolo e più diversamente giudicati; i Ragguagli del suo mistetioso Parnaso e la Pietra ebbero in Italia e fuori molte ristampe, traduzioni. e imitazioni. Non sono opera d'arte, ma di varia dottrina e d'ingegno vivace, e costituiscono un documento importante del pensiero italiano del sec. XVII.
Dei Ragguagli di Parnaso v. l'ed. curata da G. Rua, Bari 1910 e 1912.
Bibl.: G. Mestica, Traiano Boccalini e la letteratura critica e politica del Seicento, Firenze 1878; G. Silingardi, la vita, i tempi e le opere di T. B., Modena 1883; G. Nascimbeni, Sulla morte di T. Boccalini, in Giornale storico della letteratura italiana, LII (1908), p. 70 segg.; F. Beneducci, Saggio sopra le opere del Boccalini, Bra 1896; G. Rua, Per la libertà d'Italia, Torino 1905, pp. 25-71; G. Toffanin, Machiavelli e il "Tacitismo", Padova 1921; A. Belloni, T. B. e la politica controriformista, in Nuova rivista storica, VIII (1924); F. Beneducci, Le lettere del B., in Raccolta di studi critici dedicata ad A. D'Ancona, Firenze 1901, pp. 69-76; I. Masi, I Ragguagli di Parnaso, Roma 1917; F. Beneducci, Il pensiero e l'arte di T. B. nei Ragguagli di Parnaso, in Rivista d'Italia, XII (1909), I, p. 817; E. Errera, La Pietra del paragone politico di T. B., Milano 1891; P. Stötzner, Der Satiriker T. Boccalini und sein Einfluss auf die deutsche Litteratur, in Archiv. f. das Studium der neueren Sprachen u. Litteraturen, CIII (1899); R. Brotanek, T. B.'s Einfluss auf die englische Litteratur, ibid., CXI (1904); E. Benvenuti, Le traduzioni spagnole di T. B. nella Biblioteca di corte a Vienna, in Riv. delle biblioteche e degli archivi, 1911; un'analisi profonda del pensiero del B. in F. Meinecke, Die Idee der Staatsräson in der neueren Geschichte, Monaco-Berlino 1924.