tralignare
Il valore semantico, secondo quanto nota il Tommaseo a Pg XIV 123 (seguito dal Pietrobono), è più intenso di " degenerare ", perché " suppone d'ordinario corruzione più radicale e profonda ". Inoltre si noti che in tutti e tre i casi l'uso dantesco del verbo (neutro intransitivo) è assoluto; e il non precisare ‛ da chi ' o ‛ da che cosa ' il soggetto ‛ traligna ' aumenta l'efficacia del verbo stesso, sicché il valore diventa pregnante.
Per quanto riguarda Pg XIV 123, Ugolino de' Fantolini è detto sicuro del suo nome perché più non s'aspetta / chi far lo possa, tralignando, scuro: il nobile romagnolo ebbe due figli, che erano morti senza lasciare " discendenti che stralignassero da lui " (Buti), " degenerando a vera virtute " (Benvenuto). " Si osservi che ‛ tralignare '... non estingue di per sé fama, ma fa disonore " (Mattalia).
In Pd XII 90 il papa è detto colui che siede sul seggio di s. Pietro, e che traligna, " si diparte dalla virtù delli antichi prelati, che seguitavano li modi di Cristo e di santo Piero suo vicario " (Buti).
Più violenta l'espressione di Pd XVI 58 (che riecheggia Pg VI 91), in bocca a Cacciaguida: non basta più dire che i preti ‛ tralignano ', anzi essi sono la gente ch'al mondo più traligna: " li chierici... più stralignano da loro principi che gente sia " (Buti); e questo t. " è tanto più grave, quanto più strettamente fedele dovrebbe essa [la Chiesa] tenersi al carattere della sua divina istituzione " (Del Lungo).