TRANSGIORDANIA (A. T., 88-89 e 91)
Stato dell'Asia anteriore il cui nucleo è costituito dalla parte della Palestina posta a oriente del Giordano, già appartenente all'Impero Ottomano e da questo perduta durante la guerra mondiale.
La superficie della Transgiordania è di circa 86.300 kmq. (compresi Ma‛ān e ‛Aqabah) e la popolazione non supera probabilmente i 275.000 ab.; la densità è perciò circa di 3 ab. per kmq. Ma la massima parte dell'area è desertica, disabitata o percorsa da poche tribù nomadi: quasi tutta la popolazione sedentaria vive nella fascia compresa tra il solco Giordano-Mar Morto e la linea ferrata del Ḥigiāz, il cui tracciato, poco discosto da quello dell'antica via dei pellegrinaggi alla Mecca, segna ancora oggi all'incirca il confine tra sedentarî e nomadi.
Questa parte occidentale della Transgiordania è un altipiano che ad ovest precipita con un ciglio assai ripido verso la valle del Giordano, il Ghor, ed è inciso in valli profondamente incassate, delle quali le tre maggiori sono quelle dello Yarmuk, dello Iabbok e dell'Arnon; queste valli dividono il paese in tre parti assai ben distinte.
Tra lo Yarmuk e lo Iabbok si stende la regione conosciuta col nome di Gilead, altipiano elevato da 600 a 900 m. sormontato da dossi spianati, coronati talora al sommo da rovine di castelli e di vecchie costruzioni: la massima elevazione, l'Umm-ed-Deraj, tocca quasi i 1300 m. L'ossatura è formata da calcari del tutto analoghi a quelli della Palestina e dimostranti) l'unità di origine; a nord essi sono qua e là ricoperti da placche di materiali vulcanici recenti, modeste immagini delle grandi espansioni, che si trovano invece a nord dello Yarmuk. A causa della sua notevole altezza, la regione, alla quale arrivano, attraverso il solco formato dalla pianura di Yezred, i venti mediterranei, è abbastanza innaffiata da piogge e offre perciò aree coltivate, alternate con boschi e con zone di pascoli. I centri notevoli che un tempo esistettero (Gerasa) sono scomparsi, ma i piccoli villaggi stabili sono assai numerosi.
A sud dello Iabbok, che scorre incassato in una valle profonda, folta di vegetazione, difficile a traversare nel senso meridiano, si stende, fino all'Arnon, la regione detta al-Belqā, la cui parte settentrionale forma oggi il centro politico della Transgiordania. L'altipiano calcareo, elevato 800-1000 m., è complicatamente inciso dalla rete dei tributarî dello Yarmuk o del Giordano, dalla cui fossa si leva a ripidi scaglioni. Paese di pascoli, la Belqā fu teatro nel secolo scorso, dopo la guerra russo-turca del 1877, di una colonizzazione di Circassi e ha oggi notevoli aree coltivate, con piccoli villaggi, allineati o lungo la vecchia strada da Damasco alla Mecca, seguita anche dalla ferrovia, o lungo la via più occidentale che congiunge Gerash con es-Salṭ e Mādabā, poi prosegue verso al-Kerak. Sulla prima di queste strade è anche la capitale, ‛Ammān, sul luogo dell'antica Philadelphia (v. ‛ammān).
L'Arnon, tributario del Mar Morto, incide l'altipiano in un lungo e profondo cañon a pareti verticali, presso che intransitabile, onde la ferrovia è obbligata a fare un lungo giro per evitarlo. Il paese a sud dell'Arnon, il biblico Moab, è un'altra porzione del tavolato calcareo, alta da 800 a 1200 m., discretamente innaffiata da piogge invernali, ricoperta qua e là, in zone limitate, da una coltre di terra rossa. Esso si presta, in queste aree, alla coltura dei cereali, che alimentano una piccola esportazione; le zone più estese sono intorno a al-Kerak, il centro maggiore.
A sud del Wādī al-Hasā, il cui solco asciutto sfocia presso l'estremità meridionale del Mar Morto, il paesaggio si fa più tormentato, percorso da nudi dossi alti fin oltre 1300 m. (Gebel Dānā, 1627 m.), ma è ormai molto arido; e perciò i centri abitati sono pochissimi, esclusivamente lungo la ferrovia (il maggiore è Ma‛ān) e lungo la strada da Ma‛ān ad ‛Aqabah. Anche il sito dove si levano le imponenti rovine di Petra non ha abitanti stabili. Al-‛Aqabah, all'estremità nord del corno orientale del Mar Rosso è l'unico sbocco marittimo della Transgiordania, su appena 5 km. di costa, tra il confine palestinese e il Ḥigiāz.
La Transgiordania orientale, a est della ferrovia del Ḥigiāz, è un tavolato assai monotono, desertico, con pochissime oasi: tra esse quella di al-Azraq, sulla pista, accessibile ad automezzi, da ‛Ammān a Rutbah e Baghdād, e l'oasi di Hausa presso il confine sud-est.
La popolazione della Transgiordania è costituita nella massima parte da Arabi di religione maomettana; vi sono però oltre 25.000 Arabi cristiani e circa 6500 Circassi (con pochi altri Caucasici). ‛Ammān, la capitale, ha circa 12.000 ab., ma più popolata è es-Salṭ alla quale si attribuiscono 15.000 ab.; al-Kerak ne conta 4-5000. Gli altri centri sono tutti villaggi: Gerash è un villaggio circasso di forse 1200 ab. presso le rovine di Gerasa, Mādabā non ha più di 2000 ab., Mā‛ān forse 3000, ‛Aqabah non più di 500 stabili. Alcuni di questi centri si accrescono per l'afflusso temporaneo di seminomadi.
La Transgiordania è un paese non privo di valore agricolo, ma oggi assai poco sfruttato. Le colture principali sono quelle dei cereali, grano e orzo, che nelle annate favorevoli dànno raccolti superiori ai bisogni locali; vi sono anche alberi da frutta e soprattutto viti, che dànno buona uva passa. L'allevamento è una risorsa di importanza fondamentale, ma mancano precisi dati statistici sul patrimonio zootecnico. Sono al primo posto gli ovini, che dànno alla esportazione un certo quantitativo di pelli e di lana greggia.
Si conoscono depositi di fosfati, non peranco sfruttati, e di sali potassici, presso le rive del Mar Morto. Dubbia è la presenza di petrolio. Il bilancio della Transgiordania per il 1935-36 dava 371.143 lire palestinesi di entrate e 40 .501 di uscite, mentre negli anni precedenti era stato talvolta attivo.
Circa le comunicazioni, la Transgiordania è percorsa per circa 325 km. dalla ferrovia del Ḥigiāz che entra nel paese poco oltre la stazione di Der‛ā e si spinge a sud fino a al-Mudawwara, stazione di frontiera con il Ḥigiāz; ma oltre Ma‛ān non è oggi in efficienza. Al traffico, che in passato era difficile per la struttura tormentata dell'altipiano, serve ora anche una discreta rete di strade automobilistiche, sulle quali è notevole anche il movimento turistico (visita di ‛Ammān, Gerasa, Mādabā, Petra, ecc.). Ottima è la strada asfaltata che da ‛Ammān per es-Salṭ raggiunge il Giordano e risale a Gerusalemme. Una assai buona strada unisce ‛Ammān a Ma‛ān e si prolunga di qua ad ‛Aqabah; da essa si staccano tronchi per Mādabā, al-Kerak, aṭ-Tafileh e Petra. Nella parte settentrionale della Transgiordania una buona strada collega es-Salṭ a Gerash, ar-Remtha e Der‛ā, un'altra da es-Salṭ va a ‛A'ǵlūn a Irbid e di qui al confine palestinese.
La linea aerea Cairo-Baghdād traversa il paese da ovest a est; un aeroporto si trova a ‛Ammān e campi di atterraggio a Ma‛ān e al-Ḥigiāzīyeh.
Secondo la dichiarazione del 1923, la Transgiordania ha un governo indipendente sotto l'emiro ‛Abd Allāh ibn Ḥusain, figlio di Ḥusain ibn ‛Alī ex-re del Ḥigiāz, ma la Gran Bretagna deve assolvere agli obblighi del mandato dinnanzi alla Lega delle Nazioni, come per la Palestina; se non che le clausole relative allo stabilimento del national home ebraico sono espressamente escluse per la Transgiordania. Secondo la convenzione di Gerusalemme del 20 febbraio 1928 l'alto commissario britannico per la Palestina è anche alto commissario per la Transgiordania dove è rappresentato da un residente; questo dirige gli affari esteri ed è consulente per quelli interni. Ma la Transgiordania avrebbe il diritto di mantenere proprie rappresentanze all'estero, diritto del quale tuttavia non si è avvalsa. A norma della costituzione promulgata il 16 aprile 1928 l'emiro ha i poteri legislativo ed esecutivo, ma è assistito da un consiglio esecutivo e da un consiglio legislativo. Quest'ultimo è composto di 16 membri dei quali 14 (11 maomettani e 3 cristiani) eletti da tutti i cittadini maschi di 18 anni compiuti, e gli altri due nominati dall'emiro su proposta dei capi delle tribù nomadi. Il paese è diviso in quattro distretti (‛A'ǵlūn, Belqā, al-Kerak e Ma‛ān), oltre al distretto urbano di ‛Ammān.
Storia. - Per la storia antica dei territorî oggi formanti la Transgiordania, v. arabia; petra; nabatei. Essi non furono mai riuniti in un solo stato, fuorché all'epoca del regno di Gerusalemme; il feudo del Pays oultre Jourdain, istituito da Baldovino I, si mantenne fino alla vittoria di Saladino sui crociati a Ḥiṭṭīn (1187).
L'odierno emirato transgiordanico è uno stato vassallo, uno stato cuscinetto, formato dall'Inghilterra per difendere la Palestina, circondare in parte la Siria, arginare le incursioni delle tribù d'Arabia contro gli stati sotto il suo mandato, dare a questi continuità territoriale, accerchiare a N. lo stato wahhābita, garantire le comunicazioni aeree e automobilistiche transdesertiche dalla Palestina all' ‛Irāq, portare il petrolio di Mossul a Ḥaifā, e per incidenza mettere a posto l'emiro ‛Abd Allāh, di stirpe hāshimita e figlio di Ḥusain ibn ‛Alī, già re del Ḥigiāz.
Dall'ottobre 1918 la Transgiordania fece parte dello stato arabo instaurato dagli Anglo-Francesi sotto Faiṣal, caduto il quale (luglio 1920), cessò la sua dipendenza da Damasco, poiché l'accordo Sykes-Picot (maggio 1916) la poneva nella zona d'influenza britannica. Nell'agosto 1920 l'alto commissario britannico a Gerusalemme vi instaurò un principio di autonomia; nel febbraio 1921 riconobbe l'emiro ‛Abd Allāh "per un certo periodo amministratore della Transgiordania", purché abbandonasse ogni azione contro la Siria. Il mandato palestinese autorizzava il governo britannico a escludere la Transgiordania dalle clausole incompatibili con la speciale posizione di questa: essa quindi, con decreto dell'alto commissario britannico della Palestina, in data 1° settembre 1922, fu esentata dal regime della sede nazionale ebraica e dalle disposizioni relative ai luoghi santi (memoriale britannico, approvato dalla Società delle nazioni nel settembre 1922). In questa occasione la Società delle nazioni prese atto dei confini della Transgiordania, riconoscendole il possesso di al-‛Aqabah. futura base navale di grande importanza, appartenuta fino allora al Ḥigiāz, sulla quale il re Ibn Sa‛ūd continua ad accampare diritti.
Nella primavera del 1923 l'Inghilterra riconobbe l'indipendenza della Transgiordania (proclamata a ‛Ammān il 25 maggio), purché concludesse con essa un trattato e si desse un governo costituzionale. Fin dal 1920 lo staterello riceveva un sussidio e funzionarî britannici partecipavano alla sua amministrazione. È del 1923 la formazione dell'esercito transgiordanico, comandato da un colonnello britannico. Mentre dipende dall'alto commissario di Gerusalemme, la Transgiordania ha un suo residente britannico. Dal 1926 possiede un corpo della frontiera transgiordanica, specie di gendarmeria, comandato da un maggiore inglese e formato di Arabi, Circassi e pochi Ebrei.
Nel novembre 1925, mediante gli accordi anglo-saūdiani di Baḥrah e di Ḥaddah, la Transgiordania ebbe definiti i suoi confini col Ḥigiāz wahhābita; la sua frontiera orientale raggiunse l'‛Irāq, dando continuità territoriale ai due mandati britannici. Nel febbraio 1928 concluse con l'Inghilterra un trattato che, pur confermando l'indipendenza della Transgiordania, mette il governo britannico in grado di adempiere i proprî obblighi internazionali nei riguardi della Transgiordania medesima. Il trattato venne lievemente emendato nel 1933. Nel luglio di questo stesso anno la Transgiordania concluse un trattato di amicizia col regno arabo sa‛ūdiano.
La Transgiordania, malgrado qualche progresso compiuto sotto la guida dell'Inghilterra, non è né realmente indipendente, né ben governata e prosperosa, né tranquilla all'interno. Le sue relazioni con Ibn Sa‛ūd sono in questi ultimi anni migliorate; in Palestina l'emiro gode un certo prestigio fra gli Arabi. I Sionisti vorrebbero estendere la loro penetrazione in Transgiordania, i Transgiordanici (e molti Arabi palestinesi) vedrebbero volentieri i due territorî uniti sotto ‛Abd Allāh; ambedue queste aspirazioni non hanno probabilità di riuscire.
Bibl.: V. la collezione della rivista Oriente moderno, I (1921) segg.; i verbali della Commissione dei mandati; A. J. Toynbee, Survey of International Affairs; H. C. Luke e E. Keith-Roach, The Handbook of Palestine, 2a ed., Būlos Salmān, Kham sat a'wām fī Sharqī 'l-Urdunn, Ḥarīsah 1929; G. F. Peake, History of Transjordan and its Tribes (la trad. araba fu pubblicata a Gerusalemme nel 1935). Per la parte antica, M. Rostovzev, Città carovaniere, Bari 1934.