TRANSHIMĀLAYA (A. T., 93-94)
LAYA Nome dato dal noto esploratore Sven Hedin all'insieme delle catene montuose che si innalzano subito a nord della valle dello Tsangpo (Brahmaputra), fino alla regione sorgentifera dell'Indo, e formanti un grande arco parallelo al Himālaya, fra 80° e 94° circa di longitudine orientale. Queste catene sono ancor oggi poco conosciute e vengono anche chiamate Monti Sven Hedin. Sono molti tronchi, più o meno allungati e paralleli tra loro, con direzione da NO. a SE. ad occidente, poi in prevalenza da E. a O., forse con un'ulteriore tendenza a piegare verso NE. nella sezione più orientale. Formate essenzialmente di terreni cretacei marini, con masse di rocce eruttive, hanno cime che si avvicinano ai 7000 m. (il Kailas, la montagna sacra per i Tibetani e gl'Indiani, è alto 6715 m.) e raramente li superano, mentre i passi sono quasi sempre elevati più di 5000 m. Il versante meridionale, che manda le sue acque allo Tsangpo, è relativamente ripido e ben inciso, e accoglie una popolazione agricola e sedentaria abbastanza numerosa; qui si trova la stessa capitale del Tibet, Lhasa. Il versante settentrionale, con forme più dolci e monotone, valli larghissime invase dal detrito roccioso, manda le sue scarse acque ai laghi chiusi dell'altipiano tibetano ed è abitato quasi soltanto da pastori nomadi.
Esplorazione. - Solo qualche viaggiatore cinese era penetrato nel sistema di catene che formano il Transhimālaya prima di Sven Hedin, che, nel suo terzo viaggio nell'Asia centrale, compiuto tra il 1906 e il 1908, traversò il massiccio ben 8 volte, attraverso passi posti tra 4694 e 5885 metri, tra 80°20′ e 88°20′ di longitudine E. Egli ha potuto determinare che il Transhimālaya continua dapprima il Karakorum e si spinge verso oriente per 2300 km. fino al Saluen; a sud la catena è limitata dal corso superiore dell'Indo a partire dal Rupshu, dal Gartang, dal Lago Manasarovar e dallo Tsangpo; a nord dalla linea dei grandi laghi che si succedono dal Tengri-nor al Nganglaring-tso.
Tra i primi che hanno avuto notizia della catena è da ricordare Ippolito Desideri, il quale seguì il corso dello Tsangpo, precedendo di molti decennî le spedizioni di Nain Singh (1865-66) e Rawling-Ryder. La parte orientale era stata invece attraversata dai gesuiti J. Grueber e A. Dorville nel 1661-2 e delle loro osservazioni aveva potuto servirsi A. Kircher per la sua opera sulla Cina. Invece gli elementi riportati nella carta del Tibet (1737) del D'Anville derivano dai dati raccolti dai lama dell'imperatore Kang-Hi. D'una catena posta a N. dello Tsangpo è poi fatto cenno nella carta di H. J. Klaproth (1836).
Bibl.: S. Hedin, South Tibet, III: Transhimalaya, Stoccolma 1917.