trapianto
s. m. – In medicina, la sostituzione chirurgica di un organo malato con uno sano ha rappresentato uno dei progressi più consistenti del 20° sec., e all'inizio del 21° sec. le nuove tecniche chirurgiche e la scoperta di nuove molecole utilizzabili nella terapia del rigetto prospettano un perfezionamento dei t. più diffusi (rene, fegato, cuore, cornea, polmone, pancreas) e un miglioramento nella pratica di quelli che presentano ancora delle criticità (intestino, arti), giungendo perfino a ipotizzare il t. di cervello. Nuove prospettive si profilano anche con i t. di cellule. L’organo da trapiantare può essere prelevato da un soggetto deceduto (donatore in morte cerebrale), oppure da un soggetto vivo (donatore vivente). L'autotrapianto avviene quando il donatore è anche il ricevente dell'organo, l'isotrapianto si ha tra individui geneticamente identici, l'allotrapianto tra individui della stessa specie geneticamente diversi, infine lo tra individui di specie diverse.
L’iter pre-espianto. – Il prelievo degli organi solidi viene generalmente eseguito da donatori cadaveri il cui cuore è ancora battente, in condizioni quindi di morte cerebrale. Il decreto del Ministero della salute 11 apr. 2008 richiede, per l'accertamento di morte nei soggetti affetti da lesioni encefaliche e sottoposti a misure rianimatorie, la contemporanea presenza di condizioni quali lo stato di incoscienza, l’assenza di riflessi del tronco encefalico, l’assenza di respirazione spontanea dopo sospensione della ventilazione artificiale, l’assenza di attività elettrica cerebrale documentata dall’elettroencefalogramma. La parte di più rilevante impatto sociale prevede che ciascun cittadino in vita esprima la propria volontà, positiva oppure negativa, in merito alla donazione dei propri organi e tessuti che dovrà essere inserita nel Sistema informativo trapianti (SIT) e rapidamente rilevabile dalle strutture del Servizio sanitario nazionale. In Italia, a ottobre 2012, 1.309.205 persone hanno espresso il loro consenso alla donazione degli organi; 9.282 erano in lista d'attesa per un t., mentre erano segnalati 1573 donatori disponibili.
Rigetto. – La terapia immunosoppressiva viene utilizzata per ridurre l'incidenza del rigetto, provocato dalla risposta dell'organismo verso l'introduzione di sostanze riconosciute come non self (alloantigeni). I farmaci antirigetto hanno come bersaglio i linfociti T. Tra i più efficaci vi sono l’azatioprina, la ciclosporina e il tacrolimus, che tuttavia presentano importanti effetti collaterali (epatotossicità, ipertensione arteriosa, neurotossicità e nefrotossicità). Dalla fine del secolo scorso è entrata in uso la terapia con anticorpi monoclonali e policlonali, che ha consentito di perfezionare i protocolli immunosoppressivi riducendo l’incidenza del rigetto e nello stesso tempo le complicanze infettive dopo il t. d’organo.
Trapianto di rene. – Il t. renale rappresenta la terapia di elezione nei pazienti affetti da insufficienza renale terminale di qualsiasi origine. Gli unici fattori in grado di precludere questo t. sono la presenza di neoplasie maligne o infezioni sistemiche in atto. La sopravvivenza dal t. è stimata nel 90% circa a 5 anni.
Trapianto di fegato. – Le principali indicazioni al t. di fegato sono costituite dalle differenti forme di insufficienza epatica cronica, dall'insufficienza epatica acuta fulminante di origine virale, tossica o da farmaci, dalla cirrosi epatica secondaria a malattie metaboliche, e in pazienti selezionati dalla patologia neoplastica. Oggi la sopravvivenza è superiore all’80% a tre anni dal t. e vi sono persone che vivono da oltre 25 anni con un fegato trapiantato.
Trapianto di cuore. – Il t. cardiaco trova indicazione nell’insufficienza cardiaca terminale intrattabile. Criteri per cui non è indicata la candidatura a t. cardiaco sono un’età troppo avanzata, una malattia cerebrovascolare diffusa, la disfunzione irreversibile di altri organi (per es., rene o fegato), una storia di malattia neoplastica con elevate probabilità di recidiva. I pazienti trapiantati hanno una sopravvivenza stimata del 70% a 5 anni dall’intervento, e del 50% circa a 10 anni.
Il trapianto in corso di leucemie e linfomi. – Nelle neoplasie ematologiche viene eseguito sin dagli anni Settanta del secolo scorso il t. di midollo allogenico, che prevede l’impiego preventivo di radiochemioterapie sovramassimali, allo scopo di ottenere una completa eradicazione della malattia. La radiochemioterapia seguita dal t. autologo o allogenico di cellule staminali determina un miglioramento significativo della prognosi in alcune forme di leucemia (per es., nelle leucemie mieloidi acute e croniche, e nelle leucemie linfoidi acute dei bambini), mentre fornisce risultati meno soddisfacenti o è impiegata in forma ancora sperimentale nelle leucemie linfoidi acute dell’adulto e nella leucemia linfatica cronica.
Trapianto di intestino e trapianto multiviscerale. – In Europa il primo t. multiviscerale è stato eseguito nel febbraio 2001 presso il Policlinico di Modena. I chirurghi hanno trapiantato a una donna tutto l'apparato intestinale tranne il fegato, e cioè lo stomaco, il duodeno, il pancreas e l'intestino. Benché i risultati del t. intestinale e multiviscerale siano ancora gravati da una non trascurabile morbosità e mortalità, attualmente la sopravvivenza a 1 anno è superiore al 60% e quella a 5 anni raggiunge il 40% nel t. isolato di intestino o di fegato-intestino. Risultati inferiori sono invece riportati nel t. multiviscerale.
Trapianto di arti. – Il t. di arti o parti di essi, pur non essendo un intervento 'salva vita', richiede una grandissima abilità tecnica, viste le difficoltà nella ricostruzione delle connessioni, oltre che tra arterie e vene, anche fra muscoli e, soprattutto, nervi. Il primo t. di mano è stato eseguito in Francia nel 1998. Da allora, in Italia sono stati portati a termine quattro interventi di questo tipo. In particolare, nel 2011 a Monza è stato eseguito il primo t. di tutte e due le mani con l'innesto di cellule staminali.
Aspetti psicologici. – La tecnica dei t. ha dato vita a inattesi problemi psicologici e morali che costituiscono una nuova frontiera di studio per gli specialisti e una sfida per la società. La presenza di un organo estraneo all'interno del corpo implica un'alterazione della autorappresentazione e del senso di identità, con conseguenti implicazioni di carattere psicopatologico, che possono andare da ansia, incertezza, depressione dell'umore fino a gravi alterazioni psichiche. Ricevere un organo significa essere immersi nella feroce logica del mors tua vita mea che, nel migliore dei casi, presuppone una mutilazione (anche se volontaria) del donatore, nel peggiore è imprescindibile dalla morte del donatore stesso. Questi aspetti devono essere attentamente considerati nella preparazione al t. per evitare sensazioni di estraneità con la parte trapiantata, responsabili di gravi conseguenze, quale il caso, avvenuto nel 2001, del soggetto che è giunto a farsi amputare la mano trapiantata, percepita come un parassita di cui liberarsi.
Prospettive. – Una delle maggiori sfide per il futuro riguarda il t. di cervello. Nonostante le immense difficoltà tecniche, la fattibilità del t. cefalico-cerebrale nell'uomo è una realtà tecnica potenziale. Il quesito importante è se la donazione consentirebbe la continuità assoluta della persona che riceve il t. con il suo corredo mnemonico, storico e affettivo. Altre prospettive future riguardano soprattutto la disponibilità di organi da trapiantare. A questo proposito due soluzioni sono possibili: un progresso nella conservazione degli organi, tale da consentire l'immagazzinamento a lungo termine di ogni organo trapiantabile, e lo xenotrapianto da animale a uomo, che potrebbe consentire ancor più larghe disponibilità di organi. Un'organizzazione a livello sovranazionale è di notevole importanza nella gestione dei t.; in questa prospettiva, il 1 ottobre 2012 è stata creata la South transplant alliance, accordo di cooperazione firmato da Italia, Francia e Spagna allo scopo di uniformare le procedure, promuovere la donazione di organi e creare una banca dati internazionale dei trapianti.