TRASFIGURAZIONE
. È il nome con cui si designa l'episodio narrato dai Vangeli, in cui Gesù svelò per breve tempo la sua gloria ai discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni, allorché si trasfigurò (ετεμοϕώϑη) davanti a loro: "la sua faccia divenne splendente come il sole, e le sue vesti divennero bianche come la neve" (Matteo, XVII, 2). Fu dunque un cambiamento puramente esteriore di aspetto, per lo scopo suddetto. Durante la trasfigurazione di Gesù, apparvero presso a lui Mosè ed Elia. L'evangelista assegna come luogo di questa trasfigurazione un "alto monte", che da una tradizione antica è identificato col Tabor, situato a 7 km. da Nazaret.
Quando il culto cristiano fu professato liberamente, l'immagine del Cristo trionfatore campeggiò nelle basiliche. Divenne comune allora la rappresentazione della trasfigurazione, dove è glorificato a un tempo il carattere divino e umano di Dio. Nel musaico dell'abside di S. Caterina sul Sinai, attribuito al sec. VI o al VII, il Salvatore vestito di bianco si solleva in un'aureola azzurra; ai suoi piedi gli apostoli prosternati o con le braccia levate. Ai lati in piedi Mosè ed Elia. Lo stesso tema fu ripreso verso il 585 nella Stefania a Napoli. A Ravenna, in S. Apollinare in Classe, la trmfigurazione diviene pura astrazione ed espressione artistica del mondo allegorico bizantino. Il Cristo è figurato da una croce in un cerchio stellato, a lato del quale stanno Mosè ed Elia. Pietro, Giacomo e Giovanni sono sostituiti da pecore su alture. A Roma nella chiesa dei s. Nereo e Achilleo il Cristo e gli Apostoli non hanno abbandonato le loro forme corporee. Nei secoli XI e XII la trasfigurazione è rappresentata in due maniere diverse. Nella prima il Cristo è sospeso in un'aureola e irraggia i due profeti e i tre apostoli (v. la porta di bronzo di San Paolo, quella di Monreale, le vetrate di Chartres). Nella seconda posa i piedi sulla cima mediana di un monte sulle cui cime laterali stanno Mosè ed Elia: schema più comune nell'arte bizantina. L'arte del Rinascimento rinnovò nel suo stile lo schema medievale. Il Beato Angelico in un affresco di S. Marco per sottolineare l'idea dell'apparizione fa emergere nello spazio le sole teste di Mosè ed Elia. Nell'affresco del Perugino (Perugia, Cambio) la luce blanda rende tutti partecipi della divina contemplazione. La luce trionfa nella Trasfigurazione di Napoli del Giambellino, in una piena fusione della natura e dell'uomo. Raffaello sviluppa il tema con la sua ampiezza e con alta ispirazione nel rapimento delle tre figure principali, mentre per quella che è la contrapposizione di masse, cara all'artista, e per una più netta distinzione di elemento soprannaturale e umano, sono unite nella medesima pala la trasfigurazione e la guarigione dell. ossesso. Dopo il Cinquecento il soggetto ebbe scarsa fioritura, anzi fu quasi trascurato.
Bibl.: Rohault de Fleury, L'Évangile, Tours 1874; E. Müntz, Les mosaïques byzantines portatives, in Bull. monumental, XLIV (1886); K. Künstle, Ikonographie der christlichen Kunst, Friburgo 1928; Ch. Diehl, Manuel d'art byzantin, 2a ed., Parigi 1925, voll. 2, passim; M. Didron, Iconographie Chrétienne, Histoire de Dieu, ivi 1843.