Fourier, trasformazione di
Fourier, trasformazione di relazione corrispondente allo sviluppo in serie di Fourier nel caso di funzione non periodica definita su tutto R. Si supponga innanzitutto che la funzione ƒ appartenga a L1(R). La sua corrispondente nella trasformazione di Fourier, detta trasformata di Fourier di ƒ, è definita dall’integrale
Talvolta la trasformata di Fourier è definita utilizzando delle normalizzazioni mediante
o
che rendono le formule più simmetriche. La definizione tradizionale è tuttavia la più usata nelle applicazioni.
Anche la notazione ha diverse varianti: la più comune è
quanto alle lettere (ovviamente ininfluenti dal punto di vista matematico perché si tratta di corrispondenze tra funzioni e una funzione non dipende dal nome assegnato alla variabile indipendente), si usano spesso λ al posto di ξ (preferibile invece perché corrispondente greco di x) e, nelle applicazioni della teoria dei segnali, t (tempo) al posto di x e ω (pulsazione) al posto di ξ; talvolta si utilizza addirittura j per indicare l’unità immaginaria. Si noti peraltro che nella notazione
la
è lettera specifica per indicare la trasformazione di Fourier, mentre la dipendenza funzionale da ƒ deve essere resa esplicita: anzi, sarebbe più corretto scrivere
non essendo la lettera x in alcun modo significativa; mentre scrivendo
la lettera ƒ che designa la funzione viene mantenuta, indicandosi la trasformazione col segno di circonflesso. La funzione
risulta continua e infinitesima per ξ tendente a ±∞ (→ Riemann-Lebesgue, lemma di). Nota la trasformata, è possibile calcolare la funzione ƒ mediante la formula di inversione
dove l’integrale va inteso nel senso del valore principale (→ integrale, valore principale di un) e l’uguaglianza vale sotto le stesse ipotesi dei teoremi sulle serie di Fourier.
Valgono inoltre le seguenti proprietà:
e, in generale,
e, in generale,
dove la convoluzione (f ∗ g)(x) delle due funzioni f e g è definita dall'integrale
e, in particolare,
(→ Plancherel, teorema di)
(se tali integrali esistono).
Le formule d) ed e) valgono rispettivamente sotto l’ipotesi supplementare che anche le funzioni ƒ (n)(x) e xnƒ(x) ∈ L1(R). Da esse si deduce che quanto più è regolare la funzione ƒ, tanto maggiore è l’ordine di infinitesimo di f̂, e, viceversa, quanto più è alto l’ordine di infinitesimo di ƒ, tanto più regolare è f̂. Il teorema di Plancherel, indicato come proprietà g) e valido se le due funzioni ƒ e g ∈ L2(R), mostra invece che la trasformata di Fourier (a meno del fattore 1/(2π)) è una isometria tra L2 e L2; poiché L1 ∩ L2 è denso in L2, si può così estendere la definizione di trasformata di Fourier a tutto L2(R). In tal caso però viene a cadere il lemma di Riemann-Lebesgue, non essendo le funzioni di L2 in genere né continue né infinitesime per x → ∞. Un altro caso in cui i due spazi, delle funzioni e delle loro trasformate, coincidono è quello delle funzioni a decrescenza rapida (→ distribuzione).
Tra le applicazioni della trasformata di Fourier è di primaria importanza lo studio delle equazioni differenziali lineari alle derivate parziali: infatti, la formula d) consente di ridurre una derivazione al prodotto per una variabile e quindi di ridurre il numero di variabili rispetto a cui l’incognita è derivata.
Per esempio, se si studia il problema di Cauchy u(x, 0) = φ(x), ut(x, 0) = ψ(x) per l’equazione della corda vibrante di lunghezza infinita utt = c2uxx, si può calcolare la trasformata di Fourier dell’incognita u, considerando t come parametro. Posto dunque
si avrà
mentre per la d)
L’equazione
è ora un’equazione differenziale ordinaria, a coefficienti costanti, per cui la soluzione del problema di Cauchy, che si trasforma a sua volta in
è esplicitamente calcolabile, e risulta:
Il primo addendo, trasformando il coseno in (eictξ + e−ictξ)/2 mediante le formule di Eulero e utilizzando la b), risulta la trasformata di [φ(x − ct) + φ(x + ct)]/2. Per il secondo addendo si può notare che sin(cξt)/(cξ) è uguale a
con χ funzione caratteristica dell’intervallo [−ct, ct] e ottenere che esso è la trasformata della convoluzione di tale funzione con il dato iniziale ψ(x), e quindi dell’integrale
Nelle applicazioni si utilizzano frequentemente anche le cosiddette trasformata coseno e trasformata seno di Fourier. Esse sono definite rispettivamente dagli integrali:
Grazie alla formula di Eulero si verifica subito che se ƒ(x) è una funzione pari su R, allora risulta
mentre se ƒ è dispari si ha
potendosi nel caso generale scrivere:
Nelle applicazioni dunque, l’uso delle trasformate coseno e seno ha il vantaggio di evitare sempre il campo complesso (si vedano le tavole delle trasformate delle principali funzioni).