traslazione
Effetto economico dovuto al comportamento degli operatori che reagiscono all’applicazione di un’imposta; attraverso processi di t., il contribuente tenuto giuridicamente al pagamento dell’imposta (➔ percussione) trasferisce su altri soggetti, in tutto o in parte, l’onere dell’imposta stessa (➔ incidenza). ● L’approccio allo studio della t. è stato tradizionalmente quello tracciato da A. Marshall (➔), cioè il metodo degli equilibri parziali. L’analisi delle conseguenze delle imposte con modelli di equilibrio generale è molto più complessa, e viene spesso condotta con il ricorso all’incidenza differenziale, cioè esaminando cosa accade quando si sostituisce un tipo d’imposta con un’altra.
La t. può avvenire in avanti sui consumatori, mediante un aumento dei prezzi, o all’indietro sui fattori di produzione; in casi particolari, si parla anche di t. obliqua. Nella t. gli elementi da prendere in considerazione sono il tipo di tributo, se diretto sul reddito o indiretto sui beni, e il regime di mercato, se di concorrenza perfetta, imperfetta o di monopolio.
Nel caso di un’imposta su un bene in un mercato concorrenziale, sia che sia specifica o ad valorem, gli elementi da cui dipende la t. sono l’elasticità della domanda e dell’offerta. Se l’offerta ha un’elasticità finita, più la domanda è rigida maggiore è l’incremento del prezzo, ma se l’elasticità dell’offerta è infinita (offerta a costi costanti), allora la t. sul prezzo è sempre del 100%, indipendentemente dall’elasticità della domanda. Il caso opposto, che determina una t. totale, è quello di una domanda perfettamente rigida: il prezzo aumenta dell’entità dell’imposta qualunque sia l’elasticità dell’offerta.
Anche in condizioni di monopolio o di concorrenza imperfetta, un’imposta indiretta sul bene, cambiando le condizioni di incontro tra ricavo marginale e costo marginale, genera un processo di t. con crescita del prezzo, tanto maggiore quanto più la domanda è elastica.
Nell’ambito delle imposte sul reddito d’impresa, se il tributo grava solo sui sovrapprofitti, o quasi rendite, senza colpire il normale interesse sul capitale investito, non si ha processo di t. né in concorrenza perfetta né in monopolio. Lo stesso fenomeno si verifica con le imposte fisse. Ma se l’imposta colpisce anche il normale rendimento del capitale, allora possono verificarsi processi di t. in seguito alla decisione di parte delle imprese (in concorrenza) o del monopolista, di spostare i capitali in altri settori.
Nel caso delle imposte sul reddito dei lavoratori, il processo di t. prende il nome di rimozione dell’imposta. La teoria microeconomica suggerisce che l’occupato è soggetto a due stimoli che agiscono in senso opposto: l’effetto di reddito lo spinge a lavorare di più, mentre l’effetto di sostituzione a lavorare di meno. Salvo per livelli contenuti dell’imposta, o per livelli salariali particolarmente elevati, si ritiene che l’effetto di sostituzione prevalga, spingendo i lavoratori a ridurre l’offerta di lavoro, per cui, data la domanda, si ha un incremento del salario lordo e una diminuzione di quello netto, che dipendono dalle elasticità delle due curve di domanda e offerta di lavoro.
Per le imposte sui redditi da capitale, si distingue tra processi di t. nel caso di imposte speciali su un particolare cespite e imposte generali su tutti i redditi da capitale.
In genere, si sostiene che l’imposta speciale, che colpisce un solo settore, nel momento in cui viene introdotta, per es. sugli immobili, riduce il valore dei beni capitali (➔ ammortamento ), per cui l’onere grava completamente sui proprietari del bene al momento dell’introduzione del tributo. Viceversa, nel caso di un’imposta uniforme su tutti i beni capitali, si è a lungo ritenuto che non si abbiano processi di t. dell’imposta, in quanto non vi sarebbe ragione per cui i capitali si debbano spostare da un settore a un altro, visto che comunque si troverebbero a dover pagare l’imposta. In questo caso, il valore dei beni capitali rimarrebbe invariato.
In realtà, l’ipotesi di imposta uniforme su tutti i beni capitali è irrealistica: valori capitali uguali possono avere rendimenti differenti per diverso grado di rischio; se l’imposta è sul reddito e colpisce anche quella parte del rendimento che rappresenta la remunerazione del rischio, l’incidenza non è più uniforme, ma si avverte maggiormente sui beni più rischiosi. Inoltre, se si ipotizza che il tasso d’interesse si determini tramite la domanda e l’offerta di risparmio, anche prescindendo dalla presenza di rischio, con normali inclinazioni delle curve di domanda e di offerta, la crescita del tasso d’interesse (lordo) non sarebbe completa, ma solo parziale, e quindi un fenomeno di contrazione dei valori capitali avrebbe comunque luogo.