trasmutare (transmutare; tramutare)
Nel suo valore fondamentale, se transitivo, indica l'azione di modificare la forma o l'aspetto di una persona o di una cosa, ed è per lo più riferito a trasformazioni vistose o a mutamenti d'espressione riconducibili a fattori di ordine emotivo; come intransitivo pronominale (o anche senza particella) vale " assumere una forma o un aspetto diversi ". Nelle accezioni che ha in comune con ‛ cambiare ' e con ‛ mutare ' si alterna con questi vocaboli, senza apprezzabili differenze semantiche; non è però di uso esclusivamente poetico, come in pratica avviene di ‛ cambiare ', né, a differenza di ‛ mutare ', che è attestato in tutte le opere compreso il Fiore, ricorre al di fuori del Convivio e della Commedia, con un'unica eccezione nella Vita Nuova.
Allude alla trasformazione di un essere in altro di natura diversa nei due esempi dell'episodio dei ladri che, di serpenti, diventano uomini e viceversa: If XXV 101 Taccia di Cadmo e d'Aretusa Ovidio / ... ché due nature mai a fronte a fronte / non trasmutò sì ch'amendue le forme / a cambiar lor matera fosser pronte, e 143 Così vid'io la settima zavorra / mutare e trasmutare (per l'interpretazione di tutto il verso vedi MUTARE; e per un'analisi generale del lessico del canto, P. Floriani, Mutare e trasmutare. Alcune osservazioni sul canto XXV dell'Inferno, in " Giorn. stor. " CXLIX [1972] 324-332).
Nel Paradiso terrestre il grifone rimane sempre identico a sé stesso, ma l'immagine di lui, riflessa negli occhi di Beatrice, appare a D. sempre diversa; di qui l'accezione di " mutare il proprio aspetto " assunta dal verbo in Pg XXXI 126 vedea la cosa in sé star queta, / e ne l'idolo suo si trasmutava.
Nel cielo della Luna D. non ravvisa dapprima Piccarda, tanto le sue sembianze terrene " sono trasfigurate " dalla beatitudine eterna: Ne' mirabili aspetti / vostri risplende non so che divino / che vi trasmuta da' primi concetti (Pd III 60). Nello stesso modo, a ogni nuovo momento dell'ascesa verso Dio corrisponde un mutamento del sembiante di Beatrice: Lo suo tacere e 'l trasmutar sembiante / puoser silenzio al mio cupido ingegno (V 88, sostantivato); e così in XXVII 34, ma qui Beatrice ‛ trasmuta ' sembianza per riflesso dello sdegno di s. Pietro contro la degenerazione del Papato: uno sdegno che prorompe in un'invettiva pronunciata dall'apostolo con voce tanto da sé trasmutata [v. 38; l'espressione vale " alterata "], che la sembianza [di Beatrice] non si mutò piùe. E si vedano ancora XVIII 64 (sostantivato), Vn XXXI 13 48; Cv IV I 8, dove il verbo ricorre con riferimento ai mutamenti provocati nel volto o, come in Pd XXII 10, nell'animo di una persona da una forte emozione.
Talora indica mutamenti di condizione materiale o spirituale: Pd XVII 89 per lui [da Cangrande] fia trasmutata molta gente, / cambiando condizion ricchi e mendici; Cv II Voi che 'ntendendo 44 quella bella donna... / ha trasmutata in tanto la tua vita, / che n'hai paura; Pg XX 14 par che si veda / le condizion di qua giù trasmutarsi, " diventare diverse ".
Con soggetto di cosa, assume l'accezione del semplice " mutare ", " modificare " se transitivo, o di " divenire diverso " se intransitivo pronominale (in qualche caso la particella manca): Pg XXXIII 80 [la] cera... la figura impressa non trasmuta, " la conserva inalterata "; Pd XX 53 'l giudicio etterno / non si trasmuta, quando degno preco / fa crastino là giù de l'odïerno. In particolare, compare con quest'accezione in due passi del Convivio: in I V 8 quando D. osserva che il latino, a differenza del volgare, come lingua letteraria codificata dalla grammatica, non è soggetto a modificazioni né strutturali né lessicali: vedemo ne le scritture antiche de le comedie e tragedie latine, che non si possono transmutare... che non avviene del volgare, lo quale a piacimento artificiato si trasmuta (altri due esempi nel § 9); in III IX 5 la veritade si discorda da l'apparenza, e, altra, per diverso rispetto si puote tra[nsmu]tare; e allorquando si osserva che una stella, pur rimanendo sempre d'un modo chiara e lucente... puote parere non chiara e non lucente [§ 11]... per lo mezzo che continuamente si trasmuta [§ 12; altri quattro esempi nello stesso paragrafo]... puote anche parere così per l'organo visivo, cioè l'occhio, lo quale per infertade e per fatica si transmuta (§ 13); e così in IV XXI 7.
Quando vale " sostituire una cosa con un'altra " è di uso meno frequente di ' mutare ': passando a seconde nozze, la moglie di Nino Visconti trasmutò le bianche bende vedovili per altra acconciatura (Pg VIII 74). Anche con l'indicazione della cosa che si prende in luogo di quella che si lascia: Pd VI 111 non si creda [Carlo II d'Angiò] / che Dio trasmuti l'armi per suoi gigli: l'aquila rimarrà sempre l'insegna dell'Impero voluto da Dio, né sarà soppiantata dai gigli della casa di Francia. Altro esempio nell'invito rivolto ai fedeli a non t. carco (V 55), cioè, fuor di metafora, a non mutare di loro arbitrio la materia di un voto. In senso estensivo: Pg XVIII 145 li occhi per vaghezza ricopersi, / e 'l pensamento in sogno trasmutai, " per la sollecitudine dei pensieri vaganti qua e là venne lo sonno, e io m'addormentai " (Buti).
Le occorrenze con l'accezione di " trasferire in altro luogo " sono più numerose di quelle attestate per ‛ mutare ': [Andrea de' Mozzi] dal servo de' servi / fu trasmutato d'Arno in Bacchiglione (If XV 113); Pg III 132, Pd XV 16 sùbito foco... pare stella che tramuti loco, che " si sposti " da un punto all'altro del cielo; Cv III III 4 [se le piante] si trasmutano [cioè se " si trapiantano " in un habitat diverso dal loro], o muoiono del tutto o vivono quasi triste. Come intransitivo pronominale, " muoversi ", " spostarsi da un luogo a un altro ": If XXIX 69 qual carpone / si trasmutava per lo tristo calle; e, in senso estensivo, " passare ad altra occupazione ": Pd XXI 21 quand'io mi trasmutai ad altra cura. Vada qui anche Cv IV XXIV 6 se Cristo fosse stato non crucifisso... elli sarebbe a li ottantuno anno di mortale corpo in etternale transmutato; è ben noto come questa opinione, suggerita a D. dal desiderio d'istituire un paragone fra Cristo, uomo perfetto, e Platone, il quale visse ottantun anno, non ha alcun fondamento nella speculazione teologica. Affrontando il problema se l'uomo sarebbe morto qualora il peccato originale non fosse stato commesso, Tommaso risponde che, compiuto il corso naturale della vita, " homo translatus fuisset ad spiritualem vitam " (Sum. theol. I 97 4c), ricorrendo forse non casualmente allo stesso verbo usato da Luca a proposito dell'ascensione di Cristo (24, 51 " recessit ab eis et ferebatur in caelum "). La salita di Cristo in cielo e la morte dell'uomo naturalmente perfetto sono dunque un ‛ trasferimento ' da questa vita all'altra.
È usato estensivamente nei seguenti esempi del Convivio: II VIII 5 [le Intelligenze motrici del terzo cielo] transmutano [l'amore] di quella parte che è fuori di loro podestade in quella che v'è dentro, lo " trasportano " dall'anima divisa dal corpo (dalla persona morta) a quella che è ancora col corpo (alla persona viva); § 6 la natura umana transmuta, ne la forma umana, la sua conservazione di padre in figlio, " fa passare " di generazione in generazione la sua capacità di perpetuarsi; IV XIII 14 Allora è buona la pecunia, quando, transmutata ne li altri per uso di larghezza, più non si possiede, " quando è ceduta in possesso ad altri " (cosl, anche nel testo tradotto: Boezio Cons. phil. II V 5 " tunc est pretiosa pecunia cum translata in alios largiendi usu desinit possideri ").
Come ‛ mutare ', vale anche " tradurre ": Cv I VII 14 nulla cosa per legame musaico armonizzata si può de la sua loquela in altra transmutare sanza rompere tutta sua dolcezza; altri esempi al § 15 (v. TRANSMUTAZIONE), e in X 10 (due volte): " Il composto in questa accezione particolare pare di conio dantesco, anche se il punto di partenza si trova nella latinità imperiale, nell'uso che di ‛ mutare ' nel senso di ‛ tradurre ' fanno Seneca e Quintiliano " (G. Folena, " Volgarizzare " e " tradurre ": Idea e terminologia della traduzione dal Medio Evo italiano e romanzo all'Umanesimo europeo, in La traduzione, saggi e studi, Trieste 1973, 59-120).