TRASTAMARA
. Enrico II, capostipite della casa di Trastamara, figlio naturale di Alfonso XI e di Eleonora di Guzman, salì sul trono di Castiglia alla morte di suo fratello, da parte di padre, Pietro I, che egli stesso aveva ucciso a tradimento nei pressi di Montiel (22 marzo 1369). Poi il matrimonio tra Giovanni, primogenito del nuovo sovrano - Giovanni I come re - ed Eleonora, figlia di Pietro IV d'Aragona, aprì alla sua casa anche la strada del trono vicino. Infatti morto Martino il Vecchio senza eredi, con il "compromiso de Caspe", che pose fine a una guerra di successione, nel giugno 1412 fu nominato re d'Aragona il loro figlio Ferdinando I, detto "el de Antequera" dal nome della fortezza che il 24 settembre 1410 aveva tolto al sovrano di Granata. In tal modo due rami della stessa famiglia presero a reggere la Castiglia e l'Aragona; nella prima regnarono successivamente Enrico II, Giovanni I (che fu anche re di Navarra), Enrico III, Giovanni II, Enrico IV, Isabella; nella seconda Ferdinando I, Alfonso V, Giovanni II, Ferdinando II.
Le conseguenze di questo cambiamento di dinastia furono gravissime. E non soltanto perché i nuovi sovrani d'Aragona portarono nel governo del loro stato una passione di conquiste che doveva far risorgere, come aragonese, l'antico imperialismo mediterraneo catalano, ma anche perché gli stessi sovrani, come castigliani, da allora in poi rivolsero lo sguardo verso la loro terra sognando di ritornare in patria come re o almeno di governarla come reggenti. Così, da questo punto di vista, le storie d'Aragona e di Castiglia si fusero insieme, ché quella di Castiglia si ridusse a una serie di lotte intestine, animate anche dalla passione nazionale castigliana e alle quali parteciparono gli Aragonesi. E tali lotte trovarono la loro conclusione nel matrimonio tra Isabella e Ferdinando II, che, unendo le due corone, determinarono alla fine l'unità spagnola. Ma non basta. La Catalogna, e specialmente Barcellona, ritennero come re intruso "el de Antequera", già a Caspe non voluto dal rappresentante catalano, che aveva sostenuto i diritti del conte d'Urgel; alla politica sua e dei suoi successori, non più esclusivamente aragonese-catalana, ma spagnola, attribuirono la decadenza del paese, la quale per altro aveva origini più complesse, e, reagendo alle nuove direttive di governo, si prepararono alle rivoluzioni separatiste che, cominciate sotto Giovanni II e da lui soffocate, risorsero nei secoli seguenti con rinnovellato ardore.