trastullare
Significa " allietare ", " rallegrare " - Pd IX 76 la voce tua [di Folchetto]... 'l ciel trastulla / sempre col canto dell'Osanna intonato dai Serafini (cfr. VIII 29) -, e assume particolare pregnanza quando è detto dell'anima la quale, mossa da lieto fattore, / volontier torna a ciò che la trastulla, " cioè che la diletta: imperò che naturalmente à desiderio del sommo bene, che è cosa lieta " (Buti, a Pg XVI 90).
Pur se il verbo conserva il valore di " dilettare ", si presta a più di un'interpretazione il contesto in cui è collocato là dove si parla della donna della Firenze antica che, per quetare e vezzeggiare il suo bimbo, consolando, usava l'idïoma / che prima i padri e le madri trastulla (Pd XV 123). Il Lana intende " usança de fabular, de parlare e de cantare a trastullo de' fandisini, sì come li padri e le madre a loro feceno ", vale a dire, ripetendo con il figlio una sua propria esperienza (trastulla avrebbe quindi valore di passato); il Buti precisa che questo ‛ parlare ' è la ninna-nanna che " prima li padri e le madri trastulla; cioè che li padri e le madri prendono diletto, procantando li loro figliuoli e pronosticando loro bene " (Si veda poi Casini-Barbi); per il Landino l'idioma è " il parlare col fanciullo, consolandolo quando piangea, il quale ‛ idioma ' transtulla i padri e le madri da prima. Percioché il primo piacere che piglia il padre e la madre col fanciullo, il quale ancóra non sa parlare, è questo ". Parecchi altri interpreti pensano a un'imitazione del " linguaggio proprio de' bimbi, bello di idiotismi preziosi alle madri " (Tommaseo; analogamente Andreoli, Torraca, Scartazzini-Vandelli, Rossi-Frascino, Porena, Momigliano, Sapegno), " che i genitori godono di usare, prima dei bimbi stessi, per insegnar loro ad articolarlo; oppure ‛ quelle stesse voci infantili che i genitori godono sentire, quando per la prima volta sono articolate dai loro bimbi ' " (Chimenz). Si avvicina in parte al Lana il Mattalia, il quale, osservando che " ‛ trastullo ' e ‛ trastullare ', nel lessico del poema, non hanno mai significato di scherzo o giuoco ", ritiene che l'idioma sia " la lingua dell'uso (il dialetto), quel che nel De V. E. è detta la ‛ locutio primaria ' (prima), il linguaggio primamente e più immediatamente ricevuto e appreso da padri e madri: col quale, questo il senso del passo, padri e madri furono a lor tempo ‛ consolati ' in culla, e che ora essi usano, venuto il loro turno, per ‛ consolare ' ". Si veda infine il Pézard: " Les parents, pour parler aux petits et les instruire, retrouvent avec attendrissement le langage qu'ils ont parlé eux-mêmes jadis, prima, dans leurs jeux infantins (les dictons et les chansons en particulier)... Prima est un adverbe d'habitude. Trastulla, un verbe présent à valeur aoriste ".