trasvolare (transvolare)
Il latino transvolo poteva avere valore proprio (" volare attraverso ", " volare al di là ") e valore intensivo (" volare velocemente ", " volare di qua e di là ").
In D. l'uso proprio è rappresentato da Pd XXXII 90, dove le menti sante / create a trasvolar per quella altezza sono gli angeli, intelligenze pure, create proprio per " volare attraverso il cielo ".
Qualche lieve difficoltà insorge se si vuole specificare ulteriormente la frase per quella altezza. Alcuni chiosatori antichi, riecheggiati da qualche moderno, ne danno un'interpretazione estensiva: " gli agnoli furno creati da Dio perché portassino le sue imbasciate, e però s'interpreta Angelo messo " (Buti); dunque gli angeli sarebbero stati creati per " volare dal cielo alla terra " in quanto " ministri e messaggeri della sapienza e dell'amore divino " (Steiner; e cfr. Porena).
Altri hanno preferito un'interpretazione restrittiva, più aderente al contesto della candida rosa: " ‛ create ' da Dio a trapassar volando dal di lui trono nella candida rosa, nelle sedie de' beati, e dalle sedie de' beati al suo trono " (Lombardi; e v. Pietrobono, Chimenz, Sapegno; cfr. Pd XXXI 4-18).
Si noti infine che Benvenuto testimonia l'esistenza di una curiosa variante: transtullar, " quia angeli creati sunt tamquam ministri Dei portantes et distribuentes gloriam illam; sicut patuit in praecedenti capitulo ".
In Cv IV XV 15 si passa al valore traslato di " trascorrere velocemente da un argomento all'altro ". Si tratta, è ovvio, di un termine negativo: sono molti di sì lieve fantasia che in tutte le loro ragioni transvanno, e anzi che silogizzino hanno conchiuso, e di quella conclusione vanno transvolando ne l'altre, e pare loro sottilissimamente argomentare. Interessante la coppia transvanno e vanno transvolando: " il generico transvanno accenna... al procedere via via nel ragionamento, oltre i limiti imposti dalla logica, e dopo torna bene il trasvolare per il passare che si fa da essi di colpo da una conclusione ad un'altra ". Insomma " non fanno altro ne' loro ragionamenti che andare errando e filosofando da un sentiero all'altro senza raggiungere mai la verità " (Busnelli-Vandelli). Cfr. Tomm. Comm. An. Post. I 27.