trattare
Come ha messo in luce il Curtius (sulla scorta di un passo di Ep XIII 26-27, dove si distingue tra forma tractatus e forma tractandi), in D. il verbo ha il più delle volte il valore pregnante di " discutere filosoficamente ". Con tale significato ricorre di frequente nella Vita Nuova e nel Convivio, specie nelle parti didascaliche; rare invece le occorrenze nelle Rime e nella Commedia.
Se il valore semantico non si discosta quasi mai dall'accezione di " argomentare ", " ragionare ", da un punto di vista sintattico il verbo presenta diversi costrutti: in Rime LXXXIII 69 con rima più sottile / tratterò il ver di lei, è transitivo, e questo costrutto compare anche in Cv IV II 15 in questo proemio prima si promette di trattare lo vero, e poi di riprovare lo falso, e nel trattato si fa l'opposito; ché prima si ripruova lo falso, e poi si tratta lo vero... tutto che a l'uno e a l'altro s'intenda, al trattare lo vero s'intende principalmente, dove t. regge ancora lo stesso complemento oggetto; in tutte le altre occorrenze in cui la voce, sempre col significato di " ragionare ", " discutere ", è transitiva, il complemento retto, se si esclude l'eccezione di Vn XXV 3 (non volgari ma litterati poete queste cose trattavano), è costituito da un pronome, di tipo dimostrativo (Cv III II 1 si narra la mia insufficienza a questo perfettamente trattare, e IV IV 14; Pd IV 27 pria / tratterò quella [questione] che più ha di felle), o relativo (Cv IV II 2 nel secondo [membro] dico quello che è di mia intenzione a trattare, e 5). Tale costrutto, però, non è costante, dato che in due delle cinque occorrenze di Vn XXVIII 2 (t. di ciò) il pronome è introdotto dalla preposizione ‛ di '.
Tittavia l'uso di far seguire al verbo un complemento di argomento retto da ‛ di ' è soprattutto riscontrabile quando con t. si allude alla " dissertazione di un'opera ", come risulta in Cv II XII 3 Tullio... trattando de l'Amistade, avea toccate parole de la consolazione di Lelio; XIV 8 con ciò sia cosa che... la Metafisica tratti de le prime sustanze... e, ancora in relazione alla Metafisica e alla Fisica aristoteliche, ai §§ 9 (due volte), 10 e 11; così pure III II 4 nel medesimo libro si scrive, trattando de la infusione de la bontà divina; III 11 parla lo Filosofo ne l'ottavo de l'Etica, quando tratta de l'amistade, e IV XXIII 8; Pd XXV 95 [s. Giovanni] tratta de le bianche stole. Unica eccezione a questa regola è il passo di Cv IV XV 8 Ovidio nel primo del suo Metamorfoseos... tratta la mondiale constituzione secondo la credenza pagana, in cui t. è transitivo.
Il costrutto con il complemento di argomento è seguito anche quando il verbo, col valore di " ragionare ", " discutere compiutamente ", si riferisce a trattazioni particolari, aventi come tema ora Amore (Vn XX 2 [due volte] e XXI 1), ora la donna amata (in Rime LX 4; Vn V 3, XIX 6 11 [chiosato al § 17], XXII 8 e 13 1, XXVIII 2 E avvegna che forse piacerebbe a presente trattare alquanto de la sua partita da noi, non è lo mio intendimento di trattarne qui per tre ragioni), e nel passo famoso di XLII 1 io vidi cose che mi fecero proporre di non dire più di questa benedetta infino a tanto che io potesse più degnamente trattare di lei. Identica è la situazione di Rime LX 4 trattiam di nostra donna omai, signore, dove però il verbo assume forse un significato più tecnico, giacché, tenendo conto delle considerazioni fornite dal Toynbee a proposito della parola ‛ trattato ', si potrebbe probabilmente scorgere una specifica allusione alla parte narrativa o didattica di una canzone, denominata appunto ‛ trattato ', e distinta dal ‛ proemio ' e dalla ‛ tornata '. Ancora riferito al " dissertare " su una qualche peculiarità delle virtù femminili, il verbo, sempre reggendo la preposizione ‛ di ', è attestato nei versi di Cv III Amor che ne la mente 10 E certo e' mi conven lasciar in pria, / s'io vo' trattar di quel ch'odo di lei, / ciò che lo mio intelletto non comprende, ripetutamente illustrati ogni qual volta il poeta ricorda l'ineffabilità degli attributi muliebri (IV 4, VIII 2, 14, 15 [due volte]).
In III XII 6 sì come trattando di sensibile cosa per cosa insensibile, si tratta convenevolemente, così di cosa intelligibile per cosa inintelligibile trattare si conviene, il verbo ha il senso di " svolgere sistematicamente un argomento filosofico ", secondo un'accezione ricorrente nel quarto trattato del Convivio, dove esso ha come complemento di argomento l'amore (IV Le dolci rime II, chiosato in 11 12), la nobilitade (I 11 e VIII 5), le radici dell'autoritade (III 10), la gentilezza (IX 16). A questi esempi è da aggiungere quello di If I 8 per trattar del ben ch'i' vi trovai, / dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte, con riferimento al contenuto di tutta la Commedia. Nello stesso ambito semantico rientrano altresì i passi in cui si allude ancora alla nobiltà (Cv IV III 1 ne la prima [parte] si tratta de la nobilitade secondo oppinioni d'altri; ne la seconda si tratta di quella secondo la propria oppinione), all'autorità (VI 5 da questo viene questo vocabulo del quale al presente si tratta, cioè ‛ autoritade ') e alla giustizia (XXVII 11 Ma però che di giustizia nel penultimo trattato di questo volume si tratterà, basti qui al presente questo poco avere toccato di quella), anche se in tutti questi casi il verbo è impersonale. Cfr. ancora II III 16 e, col ‛ si ' passivante, XV 3, III I 13, XI 2, oltre alla seconda occorrenza del già menzionato XII 6. In II III 18 Come li altri cieli e l'altre stelle siano, non è al presente da trattare, t. regge una proposizione interrogativa indiretta, in posizione prolettica.
Valore assoluto ha in Cv I I 16 E se ne la presente opera [il Convivio]... più virilmente si trattasse che ne la Vita Nuova, non intendo però a quella in parte alcuna derogare, in III XV 1, e in Vn XXVIII 2 non è convenevole a me trattare di ciò, per quello che, trattando, converrebbe essere me laudatore di me medesimo (il gerundio incidentale significa " col parlarne ", come in una delle tre occorrenze di Cv III VIII 15 de la prima materia, così trattando, potemo avere alcuna conoscenza). In un'altra occorrenza di questo capoverso (di tutte quelle cose che lo 'ntelletto nostro vincono... convenevolissimo trattare è per li loro effetti) e, più chiaramente, in IV II 16 prima si promette lo trattare del vero, il verbo è sostantivato, e vale " trattazione ".
In II XIII 2 per l'ordine e numero in che [i cieli] paiono convenire, sì come trattando quello vocabulo, cioè ‛ terzo ', si vedrà, il verbo sembra assumere il senso più limitato di " interpretare ", " commentare ".
Di diverso significato è invece il passo di Pg II 25 Vedi come l'[ali] ha dritte verso 'l cielo, / trattando l'aere con l'etterne penne, in quanto il verbo può significare sia " agitando, muovendo " (Lombardi, Scartazzini) o " fendendo " (Tommaseo), sia, come intendeva il Vellutello, " penetrando e passando "; e quello di XXI 136 trattando l'ombre come cosa salda, dove la voce significa " palpeggiare ", " toccare e maneggiare l'ombre credendole vere e salde " (Daniello); cfr. Virg. Georg. III 502 " aret / pellis et ad tactum tractanti dura resistit ". Accettando la lezione del Petrocchi, che propone trattando invece di traendo, anche il passo di XXVIII 68 Ella ridea da l'altra riva dritta, / trattando più color con le sue mani, / che l'alta terra sanza seme gitta, assume questo valore, come chiosa l'Andreoli: " intrecciando, o anche più semplicemente maneggiando fiori di più colori ".
Un'altra crux filologica presenta il passo di Cv III IX 5 alcuna volta, la veritade si discorda da l'apparenza, e, altra, per diverso rispetto si puote trattare, giacché il Vandelli propone di emendare t. con trasmutare, esibendo motivazioni respinte però dalla Simonelli.
Di tipo ermeneutico è infine il problema offerto da Vn XIX 15 la seconda [parte] è lo intento trattato, che, interpretato dal Casini e dal Passerini " il pensiero esposto ", per il Toynbee e il Barbi significa invece " l'argomento da me inteso ": secondo questa interpretazione il verbo del sintagma sarebbe intento (participio passato di ‛ intendere '), mentre trattato sarebbe da considerare sostantivo (v. INTENTO, sost.).
Bibl. - E. Curtius, La littérature européenne et le Moyen Age latin, trad. franc. Parigi 1956, 270-274; P. Toynbee, Dante's Uses of the Word Trattato in the Convivio and Vita Nuova, in " Romania " XXXII (1903) 565-571; H. Pflaum, Il " Modus tractandi " della D.C., in " Giorn. d. " XXXIX (1936) 153-178.