trattino [prontuario]
Diversamente dal trattino lungo (o lineetta; ➔ trattino), il trattino breve (detto semplicemente trattino) serve a unire vari elementi linguistici: per es., due aggettivi in un composto (afro-cubano, dolce-amaro, ecc.; ➔ composti), due nomi indicanti una relazione (le trattative governo-sindacati) o formanti un composto (porta-finestra, carro-botte) oppure un prefisso (➔ prefissi) o un prefissoide (➔ prefissoidi) a un’altra parola (maxi-schermo). A differenza della lineetta, non è preceduto né seguito da spazi.
Si indicano di seguito le funzioni principali del trattino (Mortara Garavelli 2003: 36-40).
(a) Indicare unione (1) o continuità (2) o alternativa tra due entità prossime (3):
(1) a. il fascicolo del 2-3 luglio
b. anno accademico 2010-2011
c. successe tutto nel ’42-’43
(2) Emilia-Romagna
(3) a. prendere due-tre compresse al giorno
b. ci vediamo fra tre-quattro giorni
(b) Sostituire ➔ preposizioni in correlazione tra loro, per es. indicando il punto di inizio e quello di fine di un processo o di un tragitto, oppure la relazione o la combinazione tra due entità: da ... a (il tratto Torino-Milano); tra ... e (la partita Italia-Germania); di ... e: (la proposta di legge X-Y).
(c) Unire due nomi, uno dei quali funge da attributo rispetto all’altro (ponendosi dopo, come in Stato-nazione, o prima, secondo il modello inglese, come in calcio-mercato e baby-rapinatori; ➔ lingua d’oggi).
(d) Unire due aggettivi (il primo dei quali sempre al singolare ed eventualmente apocopato come in 5), i cui significati si sommano o si integrano:
(4) a. comunicazione tecnicoscientifica
b. relazione politico-programmatica
(5) trasmissione nazional-popolare
(e) Segnalare le diverse parti o capoversi di una lista o di un testo (come nelle elencazioni).
(f) Unire più parole come se formassero una parola unica per sottolineare la ripetitività del concetto espresso; tale uso, di natura specificamente letteraria, contiene spesso un elemento allusivo e ironico:
(6) L’Africa africana si riesce a capire molto meglio dalle pagine di Naipaul che non da tante inchieste lette un po’ dappertutto su autorevoli giornali, con il corredo di interviste e “dice-quello-e-obietta-quell’altro” («la Repubblica» 7 febbraio 1985, p. 18).
Con un prefisso o suffisso (come con un prefissoide e suffissoide) accompagnato da altra parola, l’uso del trattino è spesso oscillante. Il trattino appare costantemente nella fase iniziale della nuova voce (per es., pay-Tv), ma può scomparire dando luogo a una forma univerbata (➔ univerbazione) se il composto si stabilizza (antistaminico, antidolore), anche se, nell’ambito che più accoglie nuovi composti, ovvero i giornali quotidiani (in particolare nei titoli; ➔ giornali, lingua dei), il ricorso al trattino sembra a volte rappresentare una scelta peculiare (De Benedetti 2004: 78-83).
Il trattino può dunque essere ricco di implicazioni e costituire l’oggetto di allusioni, come si ricava già nell’uso giornalistico:
(7) Dellai: serve un centro-sinistra col trattino («Avvenire» 19 febbraio 2009)
(8) Rutelli: “Mai nel PSE, neanche divisi dal trattino” («la Repubblica» 4 dicembre 2008)
(9) Il papa, la Sapienza e il trattino mancante tra centro e sinistra («Il Riformista» 16 gennaio 2008).