tratto
Ricorre nelle ultime due cantiche della Commedia, nel Fiore e nel Detto, in accezioni assai diverse l'una dall'altra.
In Pg XII 65 è svolto il motivo della prodigiosa perfezione artistica dei bassorilievi terragni scolpiti nella cornice dei superbi: Qual di pennel fu maestro o di stile / che ritraesse l'ombre e ' tratti ch'ivi / mirar farieno uno ingegno sottile? Il significato complessivo del passo non risulta del tutto chiaro, sia per la difficoltà a determinare con esattezza il valore del verbo ritraesse, sia perché per stile può intendersi o il ferro aguzzo usato dagli scultori per intagliare o una matita di piombo e stagno adoperata dai disegnatori (il che ha indotto il Porena e il Chimenz a supporre che i bassorilievi siano colorati); in ogni caso, anche l'interpretazione dei due termini ombre e tratti non è facile perché, collegati come sono fra loro, il senso attribuito a uno di essi coinvolge necessariamente anche il significato dell'altro. Così, quanti (Vandelli, Casini-Barbi, Sapegno) danno a ombre il significato di " aspetto complessivo delle figure ", spiegano tratti con " le linee esterne che le delimitano " (Casini-Barbi), " i contorni " (Vandelli), " i lineamenti di esse " (Sapegno); invece, per il Grabher le ombre sono " il chiaroscuro " e tratti " i contorni morbidi e sfumati "; il Torraca attribuisce ai due termini il senso rispettivamente di " parti piane " e " parti rilevate " dei bassorilievi; il Chimenz propone " masse e linee "; né mancano coloro che vedono nei tratti i lineamenti delle figure, pur assegnando a ombre significati più propri della pittura che non della scultura quali " ombreggiature, effetti di chiaroscuro " (Mattalia), " figure disegnate " (Del Lungo). Per il Pietrobono i tratti sono " gli atteggiamenti, le mosse, la vita che spirava da ciascuno di quegli infelici " (cioè dei personaggi ritratti); questa spiegazione è stata forse suggerita dalla variante li atti (v. Petrocchi, ad l.), nota alla tradizione manoscritta ma non accolta dal Pietrobono nel testo.
Al valore di " linea tracciata " si collega anche l'esempio di Pd XXXII 41 sappi che dal grado in giù che fiede / a mezzo il tratto le due discrezioni, / per nullo proprio merito si siede. Si tratta della candida rosa, divisa, in senso verticale, in due discrezioni, o settori, a seconda che i beati ebbero fede in Cristo venturo o in Cristo venuto; al di sotto del gradino che taglia a mezzo tutto l'anfiteatro siedono le anime dei bambini, salvi non per merito proprio, ma altrui; a mezzo il tratto vale dunque " a metà della linea " che separa una ‛ discrezione ' dall'altra.
In senso estensivo il termine vale " percorso ", " distanza "; è infatti l'ampio " spazio " di aria intercorrente fra lui e i sette candelabri a far ritenere a D. che essi siano alberi d'oro: sette alberi d'oro / falsava nel parere il lungo tratto / del mezzo ch'era ancor tra noi e loro (Pg XXIX 44).
Può quindi indicare una durata temporale più o meno lunga: Pd XXIX 37 leronimo vi scrisse lungo tratto / di secoli de li angeli creati / anzi che l'altro mondo fosse fatto, scrisse che la creazione degli angeli avvenne " in un periodo di tempo " di gran lunga anteriore a quella del resto dell'universo.
Nel Fiore e nel Detto il termine compare in accezioni che si collegano al valore di " atto di tirare ".
In Detto 475 Veno non si cura / che non faccia far tratto, / di che l'amor è tratto (si noti la rima equivoca con tratto, " attratto "), il vocabolo indica " il colpo " inferto dalle frecce d'Amore. Un'analoga locuzione in Fiore C 8, nel senso figurato di " fare un brutto tiro ", " tramare qualcosa di dannoso ": non è ancor nessun... che non stea con meco... / che nella fine no gli faccia un tratto.