traumatologia
Disciplina che si occupa dello studio e cura delle lesioni traumatiche, con particolare riguardo a quelle da agenti meccanici (fratture, lussazioni, distorsioni, ecc.). Fa parte integrante della chirurgia generale e, per le lesioni coinvolgenti determinati organi e sistemi, delle particolari specialità, quali l’oculistica, l’otorinolaringoiatria, la neurochirurgia (neurotraumatologia), ecc.; limitatamente alle lesioni dello scheletro e dell’apparato locomotore costituisce specialità a sé.
La storia della t. alle origini, si confonde con quella della chirurgia. Nel trattamento delle fratture progressi particolarmente significativi furono conseguti nel sec. 19°, a opera del chirurgo svizzero J. Sauter (1766-1840), che per la riduzione delle fratture del femore propose il metodo della trazione continua applicata sull’arto in toto; l’opera innovatrice di A. Codivilla migliorò poi il metodo di Sauter, applicando la trazione direttamente sullo scheletro, metodo a sua volta soppiantato da quello della pratica chirurgica della riduzione della frattura.
Nel 20° sec. l’affinamento delle tecniche, l’aumento dei traumi sul lavoro e l’incremento del trasporto privato e dell’attività sportiva hanno accresciuto l’importanza della t., nel cui ambito si sono manifestate ulteriori differenziazioni, con la traumatologia di guerra, quella infortunistica, quella forense. Quest’ultima studia le lesioni traumatiche al fine di accertare il mezzo o l’agente traumatico, nonché le sue modalità e finalità e le conseguenze dell’azione lesiva (morte, malattia temporanea o permanente, mutilazioni, ecc.), valutandone l’entità ai fini di accertamenti di natura penale (lesioni lievi, gravi, gravissime) o civile (entità del risarcimento).