travagliare
Di rara frequenza, ma documentato, secondo un'articolata morfologia, in tutte le opere volgari del poeta (con la sola eccezione del Convivio), si determina semanticamente in relazione all'uso contestuale.
Il senso transitivo originario del francese travailler (" affliggere ", " angustiare ", " tormantare "; cfr. F. Brambilla Ageno, Il verbo nell'italiano antico, Milano-Napoli 1964, 122-123) è presente in Rime dubbie XXIV 3 In due voler travagliami il coraggio [" cuore ", " animo "] / ... l'un vol ch'io ami donna di paraggio.../ l'altro... / vol che di lei non sia benevogliente, e Pg XXI 4 La sete natural [l'innata volontà di conoscenza] ... / mi travagliava (tormentosi dubbi di D. circa i fenomeni registrati nel quinto girone), i quali esprimono entrambi una condizione di profondo turbamento morale e intellettuale, accompagnata da un irrefrenabile desiderio di chiarificazione e superamento. L'esempio di Fiore LXIX 5 Malabocca, che così ti travaglia, / è traditor (avvertimenti di Amico all'Amante), va interpretato piuttosto nel senso di " danneggiare ", " ostacolare ".
In D. è documentato anche l'uso intransitivo, che vale prevalentemente " soffrire ", " essere angosciato ": Vn XXIII 4 mi giunse uno sì forte smarrimento, che chiusi li occhi e cominciai a travagliare sì come farnetica persona (cfr. XXXV 2, con infinito sostantivato); ma anche " lavorare ": Fiore CXX 6 tropp'è gran noia l'andar travagliando! (spregiudicata professione di Falsembiante; ‛ andare ' è in funzione perifrastica).
Il più raro costrutto intransitivo pronominale precisa i propri contenuti secondo i distinti contesti: Vn XIX 21 però che questa ultima parte è lieve a intendere, non mi travaglio di più divisioni; Rime XC 10 da te [l'amore d'animo] conven che ciascun ben si mova / per lo qual si travaglia il mondo tutto. Il significato di " adoperarsi ", " esser sollecito ", allusivo nel primo caso a un impegno di natura intellettuale (l'anatomia chiarificatrice della nuova ardua canzone Donne ch'avete), si drammatizza nel quadro dell'intera umanità, tesa con tutte le proprie forze alla ricerca dei distinti, e diversamente perfetti, oggetti d'amore (è utile richiamare, a tal proposito, l'uso di ‛ contendere ' in Pg XVII 129. Insieme con tutto il passo [vv. 91-139], v. altresì XVI 85-93). Cfr. anche Vn XXXI 16 65.
Alla forma participiale registrata in If XXXIV 91 s'io divenni allora travagliato, / la gente grossa il pensi (D. si trova dinanzi la figura capovolta di Lucifero), è da attribuire funzione di aggettivo, nel senso di " confuso ", " stupito ".
Del tutto singolare, ma suffragato dalla tradizione letteraria (cfr. ad es. Cino S'io ismagato sono 36), il valore di " mutarsi ", " trasformarsi ", che viene ad assumere (in rima) la forma intransitiva pronominale di Pd XXXIII 114 per la vista che s'avvalorava / in me guardando, una sola parvenza, / mutandom'io, a me si travagliava (suprema visione dell'Unità Trinità di Dio): l'immutabile realtà divina si fa progressivamente perfetta, parallelamente all'accresciuta capacità di penetrazione del pellegrino (" si mutava, quanto al cospetto mio; ma non quanto all'essere suo, che è sempre immutabile ", Buti; " il termine include anche il senso dello sforzo della mente di D. nel seguire il trasmutarsi dell'oggetto ", Chimenz; si veda anche il Pézard, Oeuvres complètes, Parigi 1965, ad locum. Cfr. Pg XXXI 126, dove alcuni codici offrono la variante col verbo t.).