TRAVANCORE (A. T., 93-94)
Stato dell'India che si trova presso la punta meridionale della penisola e ne occupa tutta la parte occidentale, noto per la sua bellezza e caratteristico per il suo isolamento. Il Travancore è uno dei Madras States, retto da un sovrano indigeno, ma in rapporto col governo centrale per mezzo d'un agente inglese che risiede a Trivandrum, settimo per superficie tra gli stati nativi e terzo per popolazione. Esso si allunga per 240 km. fino a Capo Comorin e mentre la zona costiera, larga una ventina di km., intersecata da numerose lagune collegate tra loro da canali artificiali, coperta da una vegetazione lussureggiante per la notevole piovosità, è fertilissima e molto abitata, seguono verso oriente delle colline lateritiche e poi una regione montuosa (M. dei Cardamomo, m. 2400) ancora ricoperta da belle foreste dove vivono molte fiere (tigri, orsi, elefanti, bisonti) e dove i fiumi formano delle cascate. Il corso d'acqua più importante è il Periyar. Prevalgono nella zona bassa, oltre alle palme da cocco, coltivazioni di caffè, pepe, riso, banane; vaste distese, specie nelle zone collinose, sono pure riservate al tè che copre una superficie pari a un dodicesimo di quella riservata a tale coltivazione in tutta l'India. Esistono anche miniere di ferro e di lignite. Lo stato si estende su una superficie di 19.748 kmq. e nel 1931 contava 5.090.492 abitanti, in notevole aumento rispetto al 1901, quando erano soltanto 2.942.157. Per due terzi essi sono induisti, per un quarto cristiani (con prevalenza del rito siriaco). Gl'indigeni conservano ancora abitudini vetuste; vi sono tribù che si servono dell'arco e molto diffuso è il matriarcato. D'altra parte l'istruzione ha fatto notevoli progressi (sanno leggere infatti il 17% delle donne e il 47% degli uomini). Capoluogo è Trivandrum (v.), dove si accentrano le merci che vengono esportate (copra, noci di cocco); porti notevoli sono Quilon e Alleppy.
Bibl.: E. G. Hatch, Travancore, Londra 1933.