Vedi TREBULA MUTUESCA dell'anno: 1966 - 1997
TREBULA MUTUESCA
Centro antico della Sabina, a un miglio dall'attuale comune di Monteleone Sabino (sulla Salaria, a 66 km da Roma). Resti di mura poligonali attestano la presenza di un pagus, probabilmente di età preromana. Si deve quindi ritenere, data anche la presenza a T. M. di un centro di culto abbastanza importante e la posizione particolarmente felice del centro abitato (alla confluenza di due vie naturali di fondo valle di notevole importanza, quali la Salaria e la Cecilia), che il sito fosse abitato già in età preistorica, anche se mancano ancora testimonianze sicure in proposito.
La zona entrò nell'orbita romana probabilmente nel 290 a. C., quando Curio Dentato conquistò il territorio sabino (G. Forni, in Athenaeum, xli, 1953, p. 183 ss.), ma il centro abitato era ancora semplice vicus nel II sec. a. C. (come appare dai tituli mummiani ivi rinvenuti). La costituzione a municipio venne nel corso del I sec. a. C.., dopo la guerra sociale o, più probabilmente, con Augusto (Liber Coloniarum, ed. Lachmann, p. 258). Un periodo di grande prosperità dovette coincidere con il patronato di Laberia Crispina. Successivamente, i documenti epigrafici e le testimonianze archeologiche diminuiscono (abbiamo solo un'iscrizione di Giulia Domna, una del 243 e un'altra con dedica a Costantino), segno evidente di un progressivo abbandono della zona. Un centro cristiano si dovette costituire intorno al sepolcro di S. Vittoria, martire sotto Decio, il cui corpo fu trasportato nel IX sec. a Bagnoregio, quando il centro abitato fu trasferito in una posizione più difendibile (quella dell'attuale Monteleone), ad evitare il pericolo delle incursioni saracene.
Il centro romano sorgeva su tre colline adiacenti, dai significativi toponimi (Colle Foro, Colle Diana, Castellano) che includono una valletta (il "Pantano"). La maggior parte dei resti ancora visibili sul posto sembrano appartenere ad un'unica ricostruzione, dovuta probabilmente alla munificenza di Laberia Crispina. Predomina infatti l'opera mista, attribuibile all'epoca compresa tra Adriano ed Antonino Pio. Il monumento più importante è l'anfiteatro, parzialmente liberato nel corso degli scavi della Soprintendenza alle Antichità di Roma, svoltisi nel 1958; esso era in parte tagliato nella roccia, in parte appoggiato a sostruzioni. È probabile che i posti per gli spettatori fossero in gran parte costruiti in legno.
Sono da attribuire a questa stessa epoca i resti di un edificio, forse termale, ove sono apparsi frammenti di un mosaico a tessere bianche e nere, con raffigurazione di un delfino, e due grandi cisterne, una sul colle Castellano, l'altra, a due navate, su Colle Diana. Una terza cisterna, su Colle Foro, sembra più antica, e presenta un allineamento diverso dalle costruzioni del II secolo.
Un monumento più antico, probabilmente un tempio, è da riconoscere in un grande basamento in opera quadrata, rinvenuto al margine O del Pantano, di più di trenta metri di lato. Forse connessa con questo edificio è una stipe votiva, scoperta nelle vicinanze, comprendente numerosi oggetti votivi in terracotta (teste, membra varie, modellini di animali, ecc.) e ceramica, per lo più campana, databile entro la prima metà del III sec. a. C. L'esistenza di numerosi santuarî a T. M. ci è testimoniata dalle fonti (Giulio Ossequente 102-103; Granio Liciniano, ed. Teubner, p. 13) e dalle iscrizioni, che parlano di octoviri fanorum e di templi o sacelli di Feronia, di Angizia (divinità ambedue sabine) e di Marte.
Il complesso più notevole è costituito dalle iscrizioni, un centinaio circa, di cui una quarantina sono state pubblicate recentemente. Tra di esse, stranamente, sono del tutto assenti quelle cristiane, malgrado le testimonianze del culto locale di Santa Vittoria. Restano comunque, al di sotto della chiesa romanica dell'XI sec., resti di una piccola catacomba e il sarcofago strigilato che, secondo la tradizione, sarebbe quello ove originariamente sarebbe stato deposto il corpo della Santa.
Tra i monumenti che si trovano nei dintorni del centro antico, va citata anche una tomba monumentale, detta "I Massacci" in località Osteria Nuova, costruita in opera quadrata di grandi blocchi di calcare, sul tipo di quella di Numidia Quadratilla a Cassino.
Bibl.: G. A. Guattani, Monumenti Sabini, III, Roma 1830, pp. 72 ss.; E. Nardi, in Not. Scavi, 1881, p. 245; R. Paribeni, in Not. Scavi, 1928, p. 387 ss.; E. Martinori, Via Salaria, Roma 1931, pp. 72 ss.; F. Palmeggiani, Rieti e la Regione Sabina, Rieti 1932, p. 616 ss.; H. Philipp, in Pauly-Wissowa, VI2 A, 1937, c. 2284 s.; L. Evans, The Cults of the Sabine Territory, Roma 1939, p. 54 ss.; I cantieri di lavoro al servizio dell'archeologia (Minist. del Lavoro e della Previdenza Sociale), Roma 1959, p. 71 s.; M. Torelli, in Epigraphica, XXIV, 1962, p. 55 ss.; id., Trebula Mutuesca, Iscrizioni corrette ed inedite, in Rendic. Acc. Lincei, VIII s., XVIII, 1963, p. 230 ss.