trecca
Indicava nel toscano antico " donna che vende frutta o erbaggi ", " fruttivendola ", spesso con una connotazione spregiativa (la parola è legata al verbo ‛ treccare ', " imbrogliare ": cfr. Guittone O cari frati miei 40 " E quel per maggior regna ... / che mei sa di baratto, / treccando e galeando ad ogne mano "). Ricorre nel Fiore, in un passaggio fortemente idiomatico del discorso di Falsembiante: Di gran follia credo m'intramettesse / voler insegnar vender frutta a trecca / o ch'i' al letto del can unto chiedesse (CVII 13), dove voler insegnar vender frutta a trecca è preso come esempio di azione folle, per la sua superfluità.
La parola è usata anche dal Boccaccio (Dec. VIII 5 13 " vi posso dare per testimonia la trecca mia dallato ") e dal Sacchetti (Trecentonovelle XVII " e passando una forese, o trecca, con un paniere di ciriege in capo, il detto paniere cadde ").