Trentino-Alto Adige
Geografia umana ed economica
di Luciano Buzzetti
Regione a statuto speciale costituita dalle due province autonome di Trento e di Bolzano. La dimensione demografica delle due province è abbastanza simile, con una debolissima prevalenza di Trento. Nel 2005 la popolazione della provincia di Bolzano era di 482.650 ab., mentre quella di Trento era di 502.478 ab., per un totale regionale di 985.128 ab., e un incremento di circa il 10% rispetto al censimento del 1991, allorché la popolazione regionale era risultata pari a 890.360 ab. (440.508 Bolzano e 449.852 Trento).
Si tratta di una dinamica originale rispetto al resto del Paese, anche se riferita a una dimensione demografica piuttosto esigua, in quanto interessa meno del 2% della popolazione nazionale. Tale esiguità viene confermata dalla scarsa densità demografica: infatti su un'area regionale di 13.607 km2 (7400 Bolzano e 6207 Trento) si trovano mediamente 72 ab./km2 (65 Bolzano e 81 Trento), assai meno dei 195 nazionali. Essendo una regione montana, questa scarsa copertura umana non sorprende, per la nota repulsività dell'ambiente agli insediamenti e alle relative attività, anche se è vero che qui si incontrano valori leggermente più alti di quanto ci si dovrebbe aspettare rispetto alle aree montane del continente. Né la situazione cambierebbe se il confronto venisse ampliato all'ultimo mezzo secolo scorso, dove è confermato un impetuoso tasso di crescita, sicuramente inusuale in Europa.
Rispetto al 1951, per fare un esempio, l'incremento è stato del 30% (40 Bolzano e 22 Trento), dovuto al saldo naturale positivo e a un più marcato saldo migratorio. Fenomeno comune alle due province ma con alcune differenze, perché (2005) in provincia di Bolzano il primo è più significativo (3,6‰; Trento 1,5‰) e ben maggiore di quello nazionale (−0,2‰), mentre in quella di Trento è l'altro a prevalere, sia pure di pochissimo (Bolzano 8‰, Trento 8,4‰, Italia 5,2‰). In tutti i casi, la riduzione della mortalità ha avuto come conseguenza, parimenti al resto del Paese, un progressivo invecchiamento della popolazione: gli ultrasessantacinquenni sono, infatti, il 17,7% (16,5% Bolzano, 18,7% Trento, 19,8% Italia). Indicativa è la presenza di residenti stranieri (Bolzano 25.466, 0,9% sul totale italiano; Trento 30.281, 1,1%). Le principali aree di provenienza sono la penisola balcanica, il Pakistan e infine il Marocco.
Nell'ultimo decennio intercensuario la composizione linguistica nell'Alto Adige ha visto un leggero decremento (−2,9%) della componente italiana (24,5%), una crescita lieve (+1,6) della ladina (4%) e una più marcata (+3,1%) della tedesca (64%). Nel Trentino sopravvivono altre comunità etnolinguistiche: i Cimbri (400 circa) a Luserna, i Ladini (6000 circa) in Val di Fassa e i Mocheni (1900 circa) nella valle omonima.
L'organizzazione urbana è rimasta inalterata con un incremento del ruolo dei capoluoghi nonché un certo sviluppo dei centri minori. Il comune di Bolzano (98.657 ab. alla fine del 2005) accoglie il 10% della popolazione regionale, quello di Trento (111.044 ab.) l'11,3%. Questa forma organizzativa urbana è tipica delle regioni di montagna che in questo modo riescono a dotarsi di una città di buon livello, pur avendo una dimensione demografica limitata. Lo stesso vale per le singole vallate o loro porzioni, che tendono a sviluppare un centro urbano di una certa consistenza (Rovereto 35.543 ab., Merano 35.602 ab., Bressanone 19.504 ab., Brunico 14.284 ab.). Anzi, qui il fenomeno è più marcato, perché si nota un incremento della consistenza dei centri minori ancor più significativo che nei capoluoghi. Dal 1991 al 2004, per es., la popolazione dei comuni con più di 10.000 ab. è cresciuta del 10,7% nel Trentino e del 9,9% in Alto Adige. Gli altri comuni con oltre 10.000 ab. sono generalmente centri sub- o periurbani rispetto ai capoluoghi (nel 2005: Pergine Valsugana 18.352 ab., Appiano sulla strada del vino 13.325 ab., Laives 15.962 ab., Lana 10.458 ab.) e ne raccolgono parte della popolazione. Un caso particolare è offerto dai comuni limitrofi di Arco (15.812 ab.) e Riva del Garda (15.155 ab.), che formano una vera e propria conurbazione.
Per quanto riguarda l'istruzione, la scolarizzazione è eccellente: marginale l'analfabetismo (0,3%), mentre circa due terzi della popolazione con più di 14 anni ha almeno un grado d'istruzione dell'obbligo (67% Bolzano; 58% Trento) e circa ¼un terzo ha il diploma (27% Bolzano; 29% Trento); i laureati risultano in crescita (5% Bolzano; 7% Trento). L'offerta scolastica è di buon livello e molto diffusa sul territorio. Le province di Bolzano e Trento, per es., si trovano rispettivamente al primo e al quarto posto in Italia nel rapporto scuole elementari/abitanti. La regione inoltre ha unofferta universitaria.
L'Università di Trento, fondata nel 1962, con un polo a Rovereto, ha le facoltà di Sociologia, di Scienze matematiche, fisiche e naturali, Ingegneria, Economia, Lettere e filosofia, Giurisprudenza, Scienze cognitive e una Scuola di studi internazionali. L'offerta universitaria trentina soddisfa il 61% della domanda locale, il rimanente deve rivolgersi all'esterno, con una predilezione per le università del Veneto (21%) e dell'Emilia (8%). Quella di Bolzano (Libera Università) è più giovane (1997) e più diffusa (poli a Bressanone e Brunico), con facoltà di Economia, Scienze della formazione, Scienze e tecnologie, Scienze e tecnologie informatiche, Design e Arti. Oltre l'ateneo sono presenti la Scuola provinciale superiore di sanità claudiana (Bolzano) e l'Istituto superiore di scienze religiose (Bressanone). L'offerta universitaria altoatesina soddisfa il 19% della domanda locale. Altre destinazioni preferite sono Innsbruck (33%), Trento (13%) e Vienna (11%).
Entrambe le province dispongono di buone strutture economiche, produttive e di servizio, e registrano ottimi livelli per quanto riguarda la qualità della vita. Nel 2005 la disoccupazione era attestata su livelli poco più che fisiologici e decisamente inferiore al valore medio nazionale (7,7%). Deve essere tuttavia osservato che mentre in Trentino i tassi sono leggermente scesi nei primi cinque anni del 21° sec. (da 4,4 a 3,6%), in Alto Adige i valori sono rimasti stazionari (2,8%). In ogni caso è necessario ricordare che questi sono dati relativi a una situazione occupazionale molto alta (tasso medio d'attività intorno al 70%) rispetto alle potenzialità locali. La ripartizione per settori di attività evidenzia alcune peculiarità locali. In provincia di Bolzano gli occupati sono 223.000 (2005), il 68,2% dei quali occupato nei servizi, il resto ripartito tra industria (24,2%) e agricoltura (7,6%). In provincia di Trento sono leggermente meno, 217.000: i servizi ne assorbono i due terzi, mentre l'industria il 29% e l'agricoltura il 5%. Anche la produttività è buona: tenendo come base il 1995 e i suoi prezzi di mercato, il prodotto interno lordo regionale nel 2004 è stato di oltre 22 miliardi di euro con un incremento dell'1,8% rispetto all'anno precedente.
Per quanto attiene i singoli settori produttivi, il primario mantiene un ruolo significativo per la sua capacità di valorizzazione dei suoli. Crescente è stato il processo di industrializzazione del settore con la diffusione di una produzione altamente specializzata e l'abbandono delle tradizionali pratiche agrosilvopastorali. Rispetto al censimento dell'agricoltura del 1990, quello del 2000 ha registrato, infatti, un deciso abbandono dei seminativi (Bolzano −28%; Trento −26%), in parte compensato da una crescita delle coltivazioni legnose agrarie (Bolzano 1,9%; Trento 1,5%). Il numero di aziende, prevalentemente a conduzione diretta, è assai elevato (Bolzano 26.285; Trento 34.695), anche se in leggero calo. Il processo di specializzazione agraria è evidente nel settore dei frutteti e dei vigneti. Abbandonate le colture legnose tradizionali, ci si è rivolti a quelle con maggiore redditività. In Alto Adige (2003) si è avuta una vera esplosione del meleto, che raggiunge il 44% del prodotto nazionale; notevole, seppure in leggero calo, è il vigneto. Altri prodotti: pere, albicocche, kiwi e susine. L'allevamento mantiene una solida redditività ed è prevalentemente rivolto ai bovini (oltre 144.000), ma sono diffusi anche allevamenti avicoli e alveari; la produzione di latte è elevata (4,3 milioni di t). Un crescente sviluppo è stato registrato dalle colture biologiche. La produzione di legname è di 445.663 m3. In Trentino la produzione di mele ha continuato a crescere (+3,8% e 18% del totale nazionale), come quella viticola (+5%). Altri prodotti sono rappresentati da pere, susine, kiwi, ciliegie e olive. Anche qui l'allevamento è importante (oltre 50.000 bovini e 24.000 ovini). I seminativi si sono ridotti (−24%), mentre appare leggermente aumentato il bosco (+5%).
Il settore industriale mantiene una forte importanza ed è in crescita in valore assoluto, anche se in calo in termini relativi e occupazionali. In relazione alle caratteristiche della regione, il ramo più significativo è quello delle costruzioni, seguito da lontano dalle industrie alimentari e dalle meccaniche. Sul piano territoriale il settore è concentrato nelle conche intervallive (Bolzano, Merano, Trento, Rovereto ecc.) e lungo i principali fondovalle (valle dell'Adige e Valsugana ecc.). Numerose e diffuse sono le imprese artigianali. Le unità locali di grande dimensione si stanno progressivamente riducendo.
I servizi rappresentano il settore dominante dell'economia regionale. Fondamentale, in entrambe le province, è il ruolo svolto dal turismo, con una netta prevalenza per quello alberghiero in Alto Adige. Qui, infatti, si registrano (2004) ben 4412 esercizi alberghieri con 148.336 posti letto, contro i 1569 esercizi e i 93.462 posti letto del Trentino. Sempre riguardo agli esercizi alberghieri, il divario viene evidenziato dagli arrivi (4,9 milioni Bolzano e 2,88 Trento) e dalle presenze (26,14 milioni Bolzano e 14,5 milioni Trento).
Il divario si attenua, tuttavia, se si considerano anche le seconde case, gli alloggi privati e gli esercizi complementari, poiché il Trentino si presenta come la destinazione privilegiata: circa un quarto delle presenze è extralberghiero (Bolzano 19%). La permanenza alberghiera media è alta (Bolzano 5,09, Trento 5,23, Italia 4,12). In Alto Adige gli stranieri costituiscono il 62% degli arrivi (63,4% presenze), mentre in Trentino il rapporto è più contenuto (36,6 e 34,2). La differenza è legata a fattori culturali, tradizionali e, soprattutto, linguistici. In ogni caso l'origine più consistente è quella tedesca. Nel Trentino significativa è la presenza di turisti olandesi e belgi. I luoghi di soggiorno sono numerosi e praticamente ogni lembo di territorio partecipa di quest'imponente offerta turistica. I maggiori valori si registrano però in Val Pusteria, nel Burgraviato, nel Salto-Sciliar nell'Alto Adige e nelle valli di Fassa, di Sole, Rendena e nell'alto Garda nel Trentino. L'offerta è in prevalenza montana; non è tuttavia trascurabile, anche se strettamente connessa alla prima, l'offerta lacuale - con particolare riguardo per il Lago di Garda -, quella termale e, più in generale, di cura e salute, di cui la regione è pure ricca.
I trasporti regionali, allo scopo di ovviare agli inconvenienti della morfologia, sono molto curati. La rete stradale è impostata sul grande asse transalpino dell'autostrada del Brennero (km 187). L'articolazione verso il Veneto, costituita dal completamento dell'autostrada della Valdastico, è tuttora in discussione. Ottima è la rete stradale ordinaria con 1690 km di strade statali (che sono gestite dalle province) e 2677 di provinciali. La rete ferroviaria, che segue la stessa impostazione, è articolata anche in assi minori ed è stata oggetto di investimenti da parte dell'amministrazione regionale. Gli impianti a fune risultano ovviamente numerosi (Bolzano 377, Trento 238). Il solo aeroporto con voli regolari è quello di Bolzano, attivo dal 1999. Per i principali collegamenti il riferimento è l'aeroporto di Verona. Il Garda trentino è inserito nella rete di navigazione lacuale con le due stazioni di Riva del Garda e Torbole.
L'attenzione per l'ambiente è una delle peculiarità della regione. Numerosi sono i parchi (nello specifico 190 migliaia di ha in Alto Adige e 99 in Trentino) e i biotopi (Bolzano 2,7 ha, Trento 1,7). Di rilievo il patrimonio boschivo, ben tenuto e curato.