TREVI NEL LAZIO (Treba, Treba Augusta)
Centro dell'alta valle dell'Amene, posto su un contrafforte dei Monti Simbruini. Iscritto presumibilmente alla tribù Aniensis, fu municipio incluso nella Regio I (Plin., Nat. hist., IlI, 65). Ricordato da Frontino (Aq., 11, 93) come punto di partenza dell’aqua Marcia, compare per il resto solo in opere geografiche (Ptol., Geog., III, 1, 62; Geogr. Rav.; Tab. Peut.).
Il materiale di un deposito votivo scoperto intorno al 1940, cronologicamente inquadrabile dall'inizio del III a tutto il II sec. a.C., è per ora la più antica testimonianza relativa al sito. Terrazzamenti in opera poligonale sul luogo di ritrovamento (località Carraccio, posta alle prime pendici del paese volte all'Amene) attestano una certa consistenza monumentale del luogo di culto relativo. La cronologia prospettata lo pone in diretta relazione con la conquista romana del territorio, sancita dalla costituzione nel 299 a.C. della tribù Aniensis. Non è da escludere tuttavia una precedente occupazione di T.: la sua posizione strategica nell'alta valle dell'Amene, lungo una direttrice che per il passo Serra S. Antonio apriva le comunicazioni con il centro dell'Abruzzo e l'immediato riferimento al sito dopo la conquista romana, sono elementi per proporvi uno dei tanti oppida degli Equi, piccoli centri di aggregazione per la difesa del territorio (Liv., IX, 45).
Si conservano numerosi resti antichi nel centro e nei dintorni del paese moderno. Mura in opera quadrata di pietra calcarea locale, detta cardellina, dovevano racchiudere la parte più alta dell'abitato, poi occupata dal Castello Caetani. Per la tecnica è stata proposta una datazione al III o anche al II sec. a.C., riallacciandone la costruzione alle sistemazioni monumentali delle acropoli allora attuate nel Lazio.
Sette capitelli ionici a quattro facce, sei nella Piazza S. Maria, il settimo nella chiesa omonima, attestano a T. un importante edificio pubblico costruito in età repubblicana, probabilmente nel III o al più tardi nel II sec. a.C. Alla stessa epoca è riferibile un complesso di terrazzamenti in opera poligonale, articolati in funzione di un edificio a unico ambiente, scenograficamente scaglionati all'estremità orientale del paese. Al complesso va riconosciuto un carattere pubblico, presumibilmente sacrale. Tali interventi costruttivi indicano il processo formativo dell'abitato come riferibile al III-II sec. a.C., secondo quanto noto nell'ambiente centro-italico, ove la formazione e il potenziamento urbanistico degli abitati, nella stessa epoca, prelude alla costituzione dei municipî.
Al I sec. a.C. è da riferire un notevole sviluppo dell'edilizia privata urbana, con l'occupazione soprattutto delle pendici volte a mezzogiorno, soleggiate e aperte sulla vallata dell'Amene. Gli edifici appaiono spesso impostati su terrazzamenti costruiti in opera quadrata di calcare. Si ricordano i complessi a O della chiesa di S. Nicola, comprendenti ambienti con mosaici del I sec. a.C.
Testimonianze della vita di T. in epoca tardo-repubblicana e imperiale vengono essenzialmente dalle fonti epigrafiche, che ne attestano l'inserimento nell'organizzazione municipale (CIL, XIV, 3451: «senatus»; CIL, XIV, 3448: «censores quinquennales», CIL, XIV, 3449: «decuriones Commodiani»; CIL, XIV, 3452: «seviri Augustales»; CIL, X, 5928: «curator r(ei) p(ublicae) Trebanorum»).
Ritrovamenti di tombe di epoca tardo-repubblicana o proto-imperiale presso Via Madonna del Riposo permettono di ipotizzare un antico accesso a T. in corrispondenza dell'odierna Porta della Mola; un'altra strada doveva entrare da settentrione. In base alla convergenza di tali assi e per una perpetuazione di funzioni, è stato proposto di riconoscere il foro nella zona dell'attuale Piazza S. Maria Maggiore. Non osta a tale ipotesi il recupero di iscrizioni (CIL, xiv, 3448, 3450, 3449) con dediche a Tiberio, Settimio Severo e Commodo, presso le chiese di S. Lorenzo e S. Nicola, fuori Porta Maggiore, in quanto è stato appurato che furono trovate riutilizzate per sepolture medioevali.
Bibl.: D. A. Pierantoni, Aniene illustrato (Memorie del Lazio, XI), manoscritto del XVIII sec.; F. Caraffa, Trevi nel Lazio dalle origini alla fine del secolo XIX, I-II, Roma 1972-1973; M. G. Troccoli, La valle dell'Amene in età romana, in Archeologia Laziale VII (QuadAEI, 11), Roma 1985, pp. 175-177; S. Quilici Gigli, Appunti di topografia per la storia di Trevi nel Lazio, in ME- FRA, XCIX, 1987, pp. 129-169, con bibliografia precedente.