TRIADE divina
Nei sistemi religiosi politeistici è abbastanza diffusa la tendenza a riunire le divinità, così nel mito come nel culto, in gruppi di tre. Questo numero, sacro per eccellenza (cfr. numero, XXV, p. 37), esprime la perfezione: esso è anche espressione della potenza divina concepita come collettiva o pluralistica. Per quanto la speculazione teologica influisca considerevolmente su ciò, la costituzione delle triadi divine, senza essere un fenomeno primitivo, appare tuttavia molto presto in parecchie grandi religioni.
Il principio secondo cui avviene il raggruppamento varia assai. Talvolta, con prospettiva rigorosamente antropomorfica, esso si fa secondo le leggi dell'associazione umana: la triade in questo caso è concepita come una famiglia, e raggruppa talvolta una coppia e il padre, più spesso una coppia e il suo figlio. Tale è il caso della triade egiziana Osiride, Iside. Oro, o di quella capitolina (Giove, Giunone, Minerva), introdotta ufficialmente in Roma dai re etruschi. Esistono pure triadi di fratelli, o più spesso di sorelle: tale è il caso talvolta delle divinità che presiedono al destino, Moire o Parche della religione greco-romana, Norne della mitologia scandinava. Talvolta, anche, il raggruppamento è una conseguenza dell'unificazione politica: divinità locali, adorate dapprima isolatamente nelle città principali, sono associate e divengono le supreme protettrici dello stato: la religione dell'antico Egitto presenta varî esempi di questo genere di raggruppamento. Spesso pure si ha una triade formata di divinità naturistiche: così nella grande triade babilonese Anu (cielo), Enlil (aria e terra) e Ea (oceano) e nell'altra triade babilonese che raggruppava le divinità degli astri principali: Sin (luna), Šamaš (sole), Ištar (Venere). Così anche nella mitologia germanica l'autorità suprema appartiene a tre grandi divinità, Odino, padre e capo degli dei, Thor, dio del tuono, Freyr, dio dell'abbondanza. Lucano ricorda fra i Celti un gruppo di tre divinità sanguinarie: Eso, Teutate e Taranis. Del resto parecchi monumenti della Gallia raffigurano una divinità a tre teste, talvolta identificata con Mercurio, la quale sembra riassumere in sé una triade.
Bisogna considerare a parte la Trimurti indiana, che costituisce non più una semplice triade, ma una vera trinità. Le tre divinità che la compongono, in origine distinte e rimaste tali nel culto popolare, sono nella concezione teologica non già dei associati, ma tre aspetti diversi di una stessa realtà: costituiscono un'unità sostanziale, poiché sono le tre forme dell'assoluto incorporeo, chiamato Prajāpati, il quale si manifesta come creatore sotto forma di Brahmā, come conservatore sotto forma di Viṣṇu, e come distruttore sotto quella di Śiva, col quale si è confuso il dio vedico Rudra. Anche nei sistemi di filosofia religiosa dell'epoca ellenistica le ipostasi divine sono state talvolta raggruppate in triadi.
Bibl.: Oltre alle voci relative alle singole religioni (p. es.: babilonia e assiria: Religione; brahmanesimo; egitto; Religione: induismo), cfr.: van der Leeuw, Dreienigkeit, in Die Religion in Geschichte und Gegenwart, I, Tubinga 1926, coll. 2015 segg.; A. Berriedale Keith, Trimūrti, in Hastings, Encyclopaedia of Religion and Ethics, XII, Edimburgo 1921, p. 457 segg.; W. Fulton, Trinity, ibid., p. 458 segg.; D. Nielsen, Der dreienige Gott in religionshistorischer Beleuchtung, I, Copenaghen 1922; J. Vendryès, L'unité en trois personnes chez les Celtes, in Comptes Rendus Acad. Inscript., 1935, pp. 324-341.