TRIERARCHI
. Τριήραρχοσ è in generale il comandante di una trireme (τριήρης), che in Atene e in altre città greche aveva da una certa epoca l'obbligo di reclutare l'equipaggio, istruirlo e allenarlo e mettere a sue spese in stato di servizio la trireme affidatagli dallo stato. La τριηραρχία era quindi in Atene una liturgia o prestazione obbligatoria, di carattere straordinario, imposta ai cittadini più facoltosi.
L'istituzione sembra risalire alla riforma della marina ateniese con Temistocle. Il comando della nave era un obbligo personale e gli obblighi finanziarî ne erano una conseguenza. Questi ultimi erano assai gravi e si aggiravano dalle 40 alle 60 mine: tuttavia, nei bei tempi di Atene, i trierarchi erano spesso generosi, concedevano supplementi di paga all'equipaggio per stimolarlo e arrivavano sino a pagare la ciurma del proprio o a donare l'intera trireme allo stato per acquistare lustro e popolarità. Nel sec. V a. C., e in parte del IV, l'obbligo della trierarchia era ad anni alterni e in caso di guerra e per le triremi poste in armamento; ma alcuni trierarchi, per patriottismo o per necessità militari, tenevano la trierarchia per varî anni di seguito. L'attribuzione della trierarchia era fatta nel sec. V dagli strateghi, ma poiché ciò si prestava ad abusi, col sec. IV s'introdusse l'estrazione a sorte. La legge stabiliva esenzioni per certe persone e per certe fortune (orfani, ecc.). Peggiorate, in seguito alla guerra del Peloponneso, le condizioni economiche degli Ateniesi, si acconsentì che il peso della trierarchia venisse assunto da due συντριήραρχοι, che o comandavano sei mesi ciascuno o tutto l'anno insieme o uno solo per incarico indennizzabile dall'altro. Nel 357 una legge di Periandro riorganizzò la trierarchia. Gli strateghi dovevano scegliere 1200 cittadini, che venivano divisi in 20 simmorie, a ognuna delle quali s'imponeva l'armamento di un certo numero di navi: il gruppo di cittadini che doveva armare una trireme si diceva συντέλεια. Sparì l'obbligo del comando della nave, che veniva affidato a persona tecnica, e del reclutamento dell'equipaggio. Ma poiché i ricchi con ogni artificio cercavano di sottrarsi all'onere, Demostene nel 354 propose col suo discorso Sulle simmorie un nuovo sistema e nel 340 fece passare una legge, che proporzionava meglio i carichi alle fortune dei cittadini, e che appunto perciò fu molto combattuta, e, alcuni anni dopo, modificata da Eschine. Con lo sparire della marina da guerra ateniese, cessò la ragione della trierarchia, che fu abolita sotto Demetrio di Falero (317-307 a. C.). La trierarchia poteva dar luogo a molte specie di processi; i più frequenti erano quelli fra stato e trierarchi per i danni subiti dalle navi e imputabili a imperizia e negligenza.
Nella flotta romana, specialmente dell'età imperiale, i trierarchi erano ufficiali comandanti di una nave. Tali erano anche i navarchi e poiché questi erano di grado superiore ai trierarchi, si pensa che questi comandassero le navi minori, biremi e triremi. Il rango dei trierarchi, per la minor considerazione nella quale i Romani tenevano la flotta, era inferiore a quello dei centurioni delle legioni, e alle volte essi erano liberti. Il loro pareggiamento ai centurioni fu decretato da Marco Aurelio.
Bibl.: M. Brillant, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des antiquités, V, pp. 442-465, con ricca bibl.; G. Busolt, Griechische Staatskunde, Monaco 1920-1926, pp. 573, 890, 1199; J. Marquardt, Röm. Staatsverwaltung, II, 2a ed., Lipsia 1884, pp. 509, 513 (trad. franc. in Manuel des antiquitès romaines, XI, Parigi 1891, p. 247); A. Domaszewski, Die Rangordnung des römischen Heeres, in Bonner Jahrbücher, CXVII (1908), p. 105.