Gabriele, Trifone
Letterato (Venezia 1470 circa-ivi 1549), amico del Bembo, che nel 1512 gl'inviò i primi due libri delle Prose perché li rivedesse, e che lo definì " uomo... dottissimo e soprattutto intendentissimo di cose volgari ", ritraendolo anche in un sonetto da cui traspare il carattere del G., noncurante dei piaceri, amico della solitudine, dedito esclusivamente agli studi. Scrisse un commento al Petrarca, le Regole di grammatica volgare (perdute), un mediocre canzoniere di stampo petrarchesco e bembesco, e le Annotazioni a Dante. Quest'ultima opera, inedita, composta secondo il Barbi tra il 1525 e il 1541 (ma il Vallone sarebbe propenso a racchiuderne la data di composizione in un più ampio arco di tempo), è un commento alla Commedia in cui assume un ruolo di primo piano l'interpretazione letterale, in contenuta polemica col Landino, al quale viene fatto spesso il rimprovero di non aver compreso a pieno Dante. Ma l'indagine si muove in altre direzioni, e se giusto rilievo è dato alle chiose stilistico-linguistiche (che diventano particolarmente numerose nell'ultima cantica), non meno interessanti risultano quelle volte a chiarire il senso delle allegorie, o quelle di natura filosofico-morale, mentre una spiccata sensibilità e un gusto estetico pressoché sconosciuto agli antichi commentatori danteschi inducono il nostro letterato a giudizi particolarmente felici (come nell'episodio di Francesca, o nell'esordio del canto VIII del Purgatorio).
Quanto alle chiose filosofico-morali, esse appaiono venate di un sottile platonismo (il che si può spiegare molto bene se si considerano le strette relazioni del G. col Bembo e il clima culturale in cui fiorì, quando ancora le voci di un Ficino, di un Alberti, di un Landino erano tutt'altro che spente), come in If I 7, in cui è d'obbligo il richiamo al Ficino e alla sua costante tendenza a conciliare filosofia platonica e religione cristiana. Certo le Annotazioni non sono esenti da difetti; l'interpretazione storica per esempio è del tutto trascurata, e quella letterale in più di un luogo è manchevole: nonostante ciò esse si possono considerare fra i commenti più importanti del Cinquecento, frutto appassionato di un lungo diutino colloquio del G. con Dante.
Bibl. - V. CIAN, Un decennio della vita di P. Bembo, Torino 1885; M. Barbi, D. nel Cinquecento, Pisa 1890; A. Vallone, T.G. e Bernardino Daniello dinanzi a D., in " Studi Mediol. e Volg. " X (1962) 263-298.