PEDERZOLLI, Trifone
PEDERZOLLI, Trifone. – Nacque a Kotor (Cattaro) il 28 gennaio 1864, da Luigi, ingegnere, e da Enrichetta Veriano.
La sua famiglia, di origine trentina, si era trasferita in Montenegro al seguito del padre, al servizio del governo austriaco.
Fu ordinato sacerdote a Spalato il 28 novembre 1886. Allievo di Francesco Borgia Sedej all’Augustineum, il prestigioso istituto per la formazione del clero austriaco di Vienna, venne da questi descritto come persona di ottime qualità morali e intellettuali. Completati gli studi universitari nella capitale dell’Impero austro-ungarico nel 1891, dove ottenne il grado di dottore in teologia, nell’estate dello stesso anno rientrò nella diocesi di Spalato, dove gli fu affidato l’incarico di direttore spirituale nel seminario minore. Dopo pochi mesi, in dicembre, fu quindi trasferito a Trieste, prima in qualità di cooperatore parrocchiale presso la chiesa di S. Maria Ausiliatrice, poi, nel 1903, come parroco di S. Antonio Nuovo.
Nel 1906 fu nominato esaminatore prosinodale e nel 1908 canonico d’onore del capitolo cattedrale di Trieste. Sempre nel 1908 ottenne la cooptazione nel consiglio di vigilanza delle diocesi unite di Parenzo-Pola e, dopo la morte dell’ordinario, Giovanni Battista Flapp, il 27 dicembre 1912, Pederzolli fu il candidato proposto dal ministro dei Culti in Vienna al nunzio, Raffaele Scapinelli di Leguigno, per la provvista della diocesi.
La sede di Parenzo-Pola era da considerarsi particolarmente delicata poiché comprendeva popolazioni italiane, slovene e croate. La buona conoscenza di quegli idiomi, insieme al tedesco, e le sue qualità di prudenza e affabilità, fecero di Pederzolli un candidato ideale. Analogamente a quanto era avvenuto per altre sedi episcopali dell’impero, il regime asburgico contava sull’apporto della Chiesa cattolica, e comunque della religione, quale fattore di amalgama politico-civile delle varie nazionalità.
Al termine delle procedure di rito, il cardinale segretario di Stato, Rafael Merry del Val, facendo seguito ai pareri favorevoli espressi dai vescovi di Trieste e Gorizia e dal papa Pio X, diede quindi corso alla sua nomina, informandone il nunzio in Vienna, il 20 marzo 1913. Eletto vescovo delle diocesi unite di Parenzo-Pola il 19 giugno 1913, Pederzolli fu consacrato nella cattedrale di S. Giusto di Trieste il 5 ottobre proprio da Sedej (divenuto nel 1906 arcivescovo di Gorizia), e si insediò il 6 novembre a Parenzo e l’8 dicembre a Pola.
Pederzolli iniziò dunque il suo ministero pastorale a meno di un anno dallo scoppio della prima guerra mondiale. Nel corso del conflitto, insieme agli altri vescovi della regione, si occupò degli abitanti dell’Istria meridionale forzatamente evacuati. Nelle circostanze descritte organizzò il lavoro pastorale e caritatevole per i profughi di guerra in Austria, nella regione della Slovacchia e in Ungheria.
In seguito alla vittoria italiana contro l’impero austro-ungarico, l’Istria entrò a far parte del Regno d’Italia nei limiti delle Alpi Giulie secondo quanto previsto dal trattato di Saint-Germain-en-Laye del 1919. Ciò comportò l’incorporazione di una cospicua minoranza croata e slovena, formata in prevalenza da cattolici, nei nuovi confini italiani. Sul piano dei rapporti tra Stato e Chiesa, questi sembrarono poter essere meglio garantiti per i cattolici dall’allora governo liberale italiano, piuttosto che dal regno jugoslavo, in cui dalla nascita, nel 1918, la nazionalità serba e la confessione ortodossa risultarono preponderanti sulle altre popolazioni e religioni. La situazione politico-religiosa del territorio istriano subì, infatti, proprio in quel periodo una brusca modificazione a causa dei fatti avvenuti a Fiume, di cui furono protagonisti Gabriele D’Annunzio e i suoi ‘legionari’ tra il 1919 e il 1920. La città passò poi definitivamente all’Italia dopo la conclusione del trattato di Rapallo tra i governi di Roma e Belgrado il 12 novembre 1920.
Successivamente l’Istria fu tra le aree coinvolte dal dilagare, nel 1921, dello squadrismo fascista, particolarmente attivo anche in quei territori. Proprio in questo contesto emerse il ruolo di Pederzolli, che molto si adoperò in difesa delle popolazioni allogene e per questo motivo fu giudicato dai fascisti ‘trentino austriacante’ e ‘slavofilo’. Il presule, infatti, vedendo il proprio clero direttamente investito dalle vicende politiche non mancò di darne contezza e chiedere il supporto degli organi diplomatici della Sede apostolica. Diversi sono, infatti, i memoriali inviati alla segreteria di Stato, come la copia di quello destinato al commissario generale civile per la Venezia Giulia, Antonio Mosconi, e al presidente del Consiglio, Giovanni Giolitti (7 marzo 1921). Così come un documento, redatto da Pederzolli a pochi giorni di distanza dalle analoghe denunce presentate dai vescovi di Udine, Anastasio Rossi, e di Trieste, Angelo Bartolomasi, sempre incentrato sugli effetti del fascismo nella sua diocesi e sull’ingerenza degli aderenti a questo movimento anche nella vita della Chiesa (31 maggio 1921).
La questione dell’uso della lingua croata e slovena nelle funzioni liturgiche rivestì particolare importanza nell’intera Istria e nelle zone limitrofe, tanto che il 12 febbraio 1927 fu siglato in materia un primo accordo tra Luigi Fogar, vescovo di Trieste, il prefetto dell’Istria e il Partito nazionale fascista. Il 16 gennaio 1928, Pederzolli, insieme a Sedej e Fogar, inviò un promemoria al capo del governo, Benito Mussolini, per protestare contro la decisione del ministro della Pubblica Istruzione di sostituire nelle prime tre classi elementari con l’italiano le lingue materne slave (sloveno o croato) eventualmente in uso.
Il concordato concluso tra la S. Sede e il Regno d’Italia l’11 febbraio 1929 prevedeva all’art. 22 la possibilità di assegnare ai parroci dei coadiutori che, oltre l’italiano, intendessero e parlassero anche la lingua localmente in uso, allo scopo di prestare l’assistenza religiosa nella lingua dei fedeli secondo le regole della Chiesa. In questo modo veniva a costituirsi una base legale per la soluzione della controversia linguistica che, sino a quel momento, aveva rappresentato una delle principali problematiche affrontate da Pederzolli.
L’acuirsi dei difficili rapporti tra Stato e Chiesa in Italia durante gli anni Trenta, che i Patti lateranensi solo per breve tempo attenuarono, ebbe riflessi anche nelle terre del confine nord-orientale della penisola. Al vescovo parentino-polese toccò il compito di fronteggiare le autorità statali per una serie di fatti che andavano dallo scioglimento di circoli giovanili cattolici, all’italianizzazione arbitraria di cognomi di sacerdoti, all’abuso di indebite domande fatte agli alunni delle scuole circa la lingua da loro utilizzata nella confessione, sino a provvedimenti di confino o arresto a carico di ecclesiastici.
Nel 1931 il prefetto di Pola, Leone Leone, denunciò al ministero degli Interni la politica adottata dalle diocesi di Parenzo e Trieste in difesa delle popolazioni allogene. Riguardo alla curia vescovile guidata da Pederzolli, Leone riferì che questa era composta, per la maggior parte, da sacerdoti di origine croata, intransigenti, che sognavano le glorie della defunta monarchia austro-ungarica. Secondo il prefetto questi non apprezzavano l’Italia e il regime e, con eccessivo zelo, proteggevano lo status quo, opponendosi a ogni innovazione in senso italiano nelle chiese, nelle funzioni e nel personale ecclesiastico, sostenendo poi l’attività di preti dediti alla politica e irredentisti.
Sempre nel 1931 Pederzolli fu costretto a rivolgersi diverse volte a Mussolini per contenere gli eccessi dei vertici istituzionali locali: come nel caso in cui, in data 13 e 17 giugno, scrisse al duce per ottenere la liberazione dei sacerdoti Giovanni Verla e Paolo Marinović, incarcerati e condannati al confino, o il 29 maggio 1934, in seguito all’arresto di due ecclesiastici, Antonio Rutar e Carlo Musizza del seminario arcivescovile di Gorizia, affinché fossero trattati con riguardo e rilasciati.
La situazione, però, con il passare degli anni peggiorò, come testimoniato da una ulteriore vicenda, avvenuta nel 1936, riguardante il prefetto dell’Istria, Oreste Cimoroni, il quale lamentò al presule il comportamento del parroco di Castelnuovo d’Arsa, Grgo Berkan, sempre sull’uso della lingua slava nelle pratiche religiose. A queste accuse Pederzolli replicò al prefetto che le sue contestazioni riguardavano preghiere popolari recitate dai fedeli, che nella Chiesa non solo erano raccomandate, ma anche imposte. Inoltre, sottolineò il fatto che egli agiva in pieno accordo, anzi dietro le disposizioni della S. Sede, sua superiore autorità, la quale ripetute volte aveva manifestato le sue intenzioni e aveva emanato ordini in proposito in tutte le diocesi della Venezia Tridentina e Giulia, nel Goriziano, nella Dalmazia, nonché a Fiume.
Accanto a ciò, di Pederzolli furono noti tra gli ecclesiastici e i fedeli della sua diocesi la vita piissima e l’ardente zelo sacerdotale. Il vescovo si prodigò a favore del suo clero anche presso i vertici della Curia romana, come nel 1930, in occasione di una supplica da questi presentata a Pio XI circa il sacerdote Luigi Andretti cui era stata negata da parte del S. Uffizio la dispensa dal digiuno eucaristico per motivi di salute. Oppure nel 1931, per la richiesta formulata al cardinale Eugenio Pacelli di appoggiare presso il governo italiano il suo desiderio di erigere una nuova parrocchia a Pola. Alcuni anni dopo papa Ratti gratificò Pederzolli con la sua nomina a vescovo assistente al soglio pontificio (5 ottobre 1933).
Nel 1940 il presule venne colpito da paralisi, malattia che lo afflisse per il resto della sua vita. A suo conforto, Pio XII gli fece pervenire una speciale benedizione apostolica.
Morì a Parenzo il 22 aprile 1941.
Fonti e Bibl.: Documenti riguardanti Pederzolli si conservano principalmente a Parenzo, Archivio diocesano, Protocolli, Atti, Visite pastorali/Viaggi d’ufficio (anni 1913-1941). Ulteriore documentazione è conservata presso l’Archivio segreto Vaticano, Cancelleria apostolica, Regesta Litterarum Apostolicarum, b. 8, fasc. 23; Archivio della congregazione concistoriale, Relationes dioecesium, b. 604; Archivio della congregazione concistoriale, Positiones, Parenzo-Pola, b. 1; Archivio della nunziatura apostolica in Italia, bb. 96, 103; Archivio della nunziatura apostolica in Vienna, bb. 744A, 802; Segreteria di Stato, anno 1913, rubr. 283, fasc. 12; anno 1930, rubr. 264, fasc. 1; Città del Vaticano, Archivio storico della sezione per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, Archivio della congregazione degli affari ecclesiastici straordinari (serie Italia, terzo periodo 1903-1922, pos. 975, fasc. 356). Sempre all’Archivio diocesano di Parenzo sono consultabili i numeri del bollettino ufficiale della diocesi Folium Dioeceseos Parentino-Polensins in cui sono pubblicati le lettere pastorali e gli atti ufficiali dell’episcopato di Pederzolli.
Per notizie biografiche e le principali questioni affrontate da Pederzolli sul piano religioso e politico si rimanda alle seguenti opere: F. Barbalić, Vjerska sloboda Hrvata i Slovenaca u Istri, Trstu i Goric (La libertà religiosa dei croati e degli sloveni in Istria, Trieste e Gorizia), Zagreb 1931, ad ind.; D. Klein, Neki dokumenti o svecéntsvu u Istri izmedju dva rata (Alcuni documenti sul clero in Istria tra le due guerre [mondiali]), Zagreb 1955, ad ind.; I documenti diplomatici italiani, s. 7, 1922-1935, VII (24 set. 1928 - 12 set. 1929), Roma 1970, p. 167; ibid., X (1° gen. - 4 set. 1931), Roma 1978, p. 257; L. Ferenčić, Porečko-Pulska biskupija za vrijeme biskupa Trifuna Pederzollija 1913-1941 (La diocesi Parentina-Polese nel periodo di Trifone Pederzolli 1913-1941), Zagreb 1973, passim; A. Scottà, I vescovi veneti e la Santa Sede nella guerra 1915-1918, I-III, Roma 1991, III, p. 234; L. Ferrari, Fogar Luigi, in Dizionario biografico degli Italiani, XLVIII, Roma 1997, pp. 417-420; A. Scotta, La conciliazione ufficiosa. Diario del barone Carlo Monti “incaricato d’affari” del governo italiano presso la Santa Sede (1914-1918), I-II, Città del Vaticano 1997, II, pp. 471 s., 475; Z. Pieta, Hierarchia Catholica medii et recentioris aevi, IX (1903-1922), Padova 2002, p. 289; M. Bartolić, Pederzolli, Trifone, in Istarska Enciklopedia, Zagreb 2005, p. 581; J.F. Pollard, The Vatican and Italian fascism, 1929-32. A study in conflict, Cambridge 2010, p. 93; I “fogli di udienza” del cardinale Eugenio Pacelli segretario di Stato, I, 1930, a cura di S. Pagano - M. Chappin - G. Coco, Città del Vaticano 2010, pp. 148, 468; M. Valente, Diplomazia pontificia e Regno dei Serbi, Croati a Sloveni (1918-1929), Spalato 2012, pp. 137-149; A. Guasco, Cattolici e fascisti. La Santa Sede e la politica italiana all’alba del regime (1919-1925), Bologna 2013, pp. 138, 141, 338, 346; F. Veraja, Miroslav Bulešić, sacerdote e martire figura emblematica della storia moderna dell’Istria, Poreč 2013, pp. 18 s., 200, 203, 205; I “fogli di udienza” del cardinale Eugenio Pacelli segretario di Stato, II, 1931, a cura di G. Coco - A.M. Dieguez, Città del Vaticano 2014, pp. 157, 342, 382.