trigemino
Il V paio dei nervi cranici, così denominato perché suddiviso in tre rami principali: nervo oftalmico, nervo mascellare, nervo mandibolare. Provvede alla sensibilità delle regioni superficiali e profonde della faccia e, con una porzione motoria, alla innervazione dei muscoli masticatori; comprende inoltre fibre neurovegetative per le secrezioni lacrimali, nasali, salivatorie e per la dilatazione dell’iride.
Il t. può essere colpito da processi distruttivi a livello dei suoi nuclei d’origine e in tal caso la sintomatologia, di tipo deficitario, costituisce un elemento di una sindrome clinica più complessa; può anche essere interessato da processi infiammatori (herpes zoster, meningiti basali) o espansivi (neurinomi, meningiomi, colesteatomi) che si sviluppano a livello del ganglio di Gasser o dei suoi rami. La malattia però peculiare del nervo t. è la nevralgia primitiva, detta anche essenziale o idiopatica perché a causa sinora sconosciuta.
Malattia che decorre a fasi che possono avere la durata di qualche settimana o di qualche mese e che sono caratterizzate da crisi parossistiche di dolore lancinante o terebrante di durata brevissima ma con tendenza a ripetersi più volte nel corso della giornata. Esistono manovre (deglutire, masticare, parlare ecc.) o aree (regione sovraorbitaria, guancia, naso ecc.), dette trigger, in grado di scatenare la crisi dolorosa, peculiari per ciascun paziente. Le stesse manovre in taluni soggetti alleviano o bloccano la crisi. Gli intervalli fra le varie fasi possono avere la durata di parecchi anni, ma il carattere ingravescente dell’affezione fa sì che le fasi di sofferenza tendano a esser sempre più lunghe e sempre più brevi gli intervalli di benessere; caratteristicamente mancano nella nevralgia essenziale fenomeni deficitari, mentre è ugualmente tipica l’associazione con fotofobia, lacrimazione, salivazione, midriasi, iperemia della faccia. La terapia si avvale di mezzi farmacologici specifici: dagli analgesici maggiori (oppioidi e simili) che un tempo non controllavano se non parzialmente la sintomatologia, si è passati agli antiepilettici, e in partic. quelli della classe di stabilizzatori di membrana, che in terapia cronica danno ottimi risultati. La nevralgia del t., infatti, dal punto di vista neuroelettrico può essere assimilata all’epilessia. La terapia chirurgica, nei casi ribelli e particolarmente ostinati, ha lo scopo di ridurre il dolore, pur preservando la funzione sensitiva e quella motoria.