Trilogia dantesca
Fu così designata, dapprima dal Dionisi, indi (e in forma assai più elaborata) dal Witte, una particolare interpretazione della complessiva opera dantesca che vede svilupparsi e compiersi gl'ideali e le esperienze del poeta in tre fasi, tali da comporsi in un'implicita trilogia: la fase della Vita Nuova quale manifestazione dell' " amor figliale " (Witte) di D. per il " celeste Padre ", dell'amore " che altro desiderio non ha se non quello della perenne e beatificante intuizione de' prodigi "; una seconda fase, incentrata nel Convivio, " amore inquieto e tormentoso per ciò che alla pace della figlial rassegnazione erano sottentrati desideri più ferventi ", e quindi totale rifugio dello spirito dantesco nello studio della teologia e nella sua sublimazione nel personaggio di Beatrice; infine l'ultima fase, quella espressa dalla Commedia, con le sue tre fasi ‛ interne ' dell'orrore della colpa (Inferno), dell'" assiduo e costante pentimento " (Purgatorio), dell'intuizione della grazia divina e della gloria celestiale (Paradiso).
La T. dantesca, dunque, venne intesa sia in senso psicologico-morale che in senso retorico-letterario; è chiaro che lo sviluppo del pensiero e della poesia dantesca avviene per gradi (e i gradi son proprio quelli delle tre opere ricordate), e dunque una ‛ trilogia ' è in certo qual modo ammissibile e anzi nei fatti stessi dell'opera dantesca, purché a questo concetto di T. dantesca non si voglia attribuire un compito troppo rigido e predeterminato, quasi di trittico compositivo secondo i modi delle arti figurative medievali, ed esso concetto vada inteso in guisa genericamente orientativa dei vari momenti di sviluppo dell'opera di Dante.
Bibl. - K. Witte, Dante-Forschungen, I, Heilbronn 1869-1879, 1-65, 141-182; Scartazzini, Enciclopedia, sub voce.