TRINO (A. T., 24-25-26)
Centro della provincia di Vercelli (Piemonte), a 130 m. s. m.; sorge nel pieno dominio della pianura alluvionale, a breve distanza dal Po, sulla cui sponda destra si affacciano le ridenti colline del Monferrato; contava 8555 ab. nel 1931 ed è servito da numerose strade, dalla ferrovia che da Torino (km. 62) porta a Casale Monferrato (km. 16), dalla tramvia elettrica per Vercelli (km. 18), da linee automobilistiche per Moncalvo e Casale. Il comune copre una superficie di kmq. 70,70, di cui 67,48 costituiscono la superficie agraria forestale. La fiorente agricoltura è favorita dall'abbondante irrigazione (83,1%), con larga diffusione dei seminativi e dei prati artificiali e permanenti (87%). Le principali produzioni riguardano riso con 191.000 q. annui, frumento (8300 q.), foraggi (94.000 q.); molto diffusi anche gli orti stabili e i boschi. Cospicuo è l'allevamento con 718 equini, bovini, 517 suini. Le industrie, che contavano 1364 addetti nel 1927, riguardano principalmente la lavorazione dei minerali non metallici (produzione di calce e cementi). La popolazione complessiva del comune era di 8217 ab. nel 1838, di 9462 nel 1861, di 12.013 nel 1901, di 10.870 nel 1931, di cui 776 sparsi per la campagna.
Storia. - Una leggenda, accolta dal più antico storico trinese, ne fa risalire l'origine ai Galli di Belloveso, che nel 154 di Roma avrebbero fondato il borgo di Rigomago, presso il quale, distrutto, sarebbe stato fondato per opera di tre duchi longobardi dopo la morte di Clefi l'odierno Trino, munito di tre castelli, dai quali sarebbe derivato il nome di Tridinum. In realtà il suo nome compare per la prima volta nel diploma assai sospetto di Enrico II in favore della chiesa vercellese, del 1014. Il Barbarossa confermò il possesso di Trino al vescovo di Vercelli Uguccione che vi costruì un castello dandogli il proprio nome. Più tardi al vescovo, come altrove, sottentrò nella signoria del luogo il comune, che ebbe a lottare ripetutamente con i marchesi di Monferrato i quali aspiravano a incorporare Trino nel loro dominio. Il vescovo stesso Uguccione lo concesse in feudo al marchese Guglielmo IV nel 1155, cosicché i suoi successori, nonostante i contrasti con Vercelli, finirono con rimanerne padroni. Quando nel 1431 il duca di Milano Filippo Maria Visconti invase la maggior parte del Monferrato, Amedeo VIII di Savoia riuscì a farsi dare in deposito dal marchese Gian Giacomo il resto, in cui era compreso Trino che con successivo accordo quattro anni dopo fu restituito al Monferrino, ma come feudo movente da Savoia. Nel 1535, dopo l'estinzione dei Paleologi, Trino col Monferrato passò per volere di Carlo V ai Gonzaga, ai quali cercò di toglierlo nel 1612 il duca di Savoia Carlo Emanuele I, il cui figlio Vittorio Amedeo I ne ebbe definitivamente il possesso col trattato di Cherasco del 1631. Patì incursioni e saccheggi durante le guerre del sec. XVII. Durante il periodo francese fece parte del dipartimento della Sesia, ma con la caduta di Napoleone tornò a casa Savoia.
Bibl.: I. A. Irici, Rerum patriae libri III ab anno urbis aeternae 154 usque ad an. 1672, Milano 1745; C. Sincero, Trino, i suoi tipografi e l'abazia di Lucedio. Memorie storiche con documenti inediti, Torino 1897.