TRIPOLITANIA (XXXIV, p. 370)
Al 30 giugno 1939 le due provincie della Tripolitania (escluso il sud, compreso nel Territorio militare del Sahara libico) contavano 637.822 ab. così ripartiti:
Dopo Tripoli (v.), la città più popolata era, a quella data, Misurata con 46.221 ab. (di cui 1501 metropolitani). Per la storia politica e militare durante e dopo la seconda Guerra mondiale, v. africa; libia, in questa Appendice.
Bibl.: A. Marosi, L'oasi di Tauorga, Firenze 1942; G. Casserly, Tripolitania, Londra 1943; A. Merighi, La Tripolitania antica, Verbania 1940.
Archeologia.
Negli anni precedenti la seconda Guerra mondiale, e fino a che questa non ha investito direttamente la regione, gli scavi sono continuati in Tripolitania, concentrati precipuamente a Leptis (cfr. vol. XX, p. 942) e a Sabratha (cfr. vol. XXX, p. 385); qualche ritrovamento fortuito si è avuto nella zona interna. Le vicende belliche hanno risparmiato monumenti e raccolte antiquarie; ricerche parziali e lavori di restauro sono stati condotti e sono tuttora in corso, sotto la direzione del soprintendente G. Caputo.
A Leptis sono continuati lo sgombero e lo studio del vasto complesso del Foro Severiano; si sono così recuperati molti altri elementi decorativi della piazza, del tempio (che forse più che alle divinità capitoline ha da credersi dedicato al culto dei Severi), e della basilica. Di questa si è in tal modo riconosciuto che i pilastri già fiancheggianti l'abside orientale portavano motivi allusivi a Ercole, come quelli dell'abside opposta si riferivano invece a Dioniso; non par dubbio che tutto il complesso decorativo abbia da riportarsi ad artisti della scuola di Afrodisia, che lavorarono largamente in Tripolitania nel II e III sec. d. C. La basilica fu adattata in età bizantina a chiesa.
Al Foro vecchio, il cui primo impianto risale all'epoca di Augusto, sono stati messi in luce i principali edifici che lo attorniavano. Sul lato nord-occidentale si trovano tre templi, in parte collegati tra loro: quello mediano era dedicato a Roma e ad Augusto; costruito sotto Tiberio, fu ornato delle immagini di molti dei membri della casa Giulio-Claudia, a cominciare da Augusto: le statue, ancora non interamente ricomposte, costituiscono una delle serie più notevoli d'immagini imperiali che si conoscano. Altre vi furono aggiunte al tempo di Claudio; davanti al tempio era la tribuna per gli oratori. Il tempio a sinistra era probabilmente dedicato a Liber Pater; quello a destra a una divinità non ancora precisata: forse ad Ercole; tra le rovine di quest'ultimo sono state raccolte molte basi onorarie con dediche a membri della famiglia dei Severi. Sul lato opposto della piazza si allungava la basilica, a tre navate, che risale ai primi tempi imperiali ma che fu largamente rimaneggiata nel IV secolo; a nord della basilica si trovava la curia, edificio di forma analoga a quella di un tempio entro corte porticata.
Altra zona esplorata recentemente è quella a nord-ovest della cosiddetta via trionfale, il cardine massimo della città. Adiacente all'arco di Tiberio (un altro arco consimile, con eguale iscrizione, sorgeva sul cardine più ad occidente, prossimo al teatro) è il mercato, costituito da un'ampia corte porticata, in mezzo alla quale sono due tholoi ottagonali: una è in gran parte oggi ricostruita nei suoi elementi. Il primo impianto dell'edificio risale all'8 a. C., ma esso ebbe aggiunte e modifiche già sotto Tiberio. Augustei nella loro origine sono parimenti gli altri due edifici situati poco oltre, verso sud ovest: il Calcidico, probabilmente un mercato anch'esso, ma per particolari merci, forse tessuti, e il teatro: tanto quello che questo furono costruiti da ricchi cittadini di origine punica e confermano lo stato di floridezza di cui Leptis godeva già al principio dell'Impero. La cavea del teatro, cui si lavorò anche sotto Tiberio e Domiziano, era sormontata al centro da un tempietto dedicato a Cerere-Tyche; la scena, anch'essa in parte oggi restaurata, fu abbellita verosimilmente alla fine del II secolo e mostra notevoli analogie con quella del teatro di Sabratha; in mezzo al portico retrostante è un tempio agli Dei augusti, costruito al tempo di Claudio. Numerose sculture, anche di fattura molto tiuona, rinvenute in tutti questi edifici, provano anch'esse il gusto della popolazione e i probabili rapporti della città con le officine attiche del periodo romano. Sotto al teatro fu messa in luce una tomba con suppellettile del IV-III sec. a. C. (ceramica cosiddetta etrusco-campana), la prima sicura testimonianza archeologica del periodo pre-romano.
Un parziale sterro intorno alla porta occidentale, o di Oea, ha mostrato che questa fu in origine isolata: fu cioè, anche per la sua decorazione architettonica, un arco onorario, verosimilmente di età severiana o della seconda metà del secondo secolo. Al di là di essa, fuori della città, è l'interessante complesso delle piccole terme, di cui molte sale conservano tuttora le loro volte e cupole, e all'interno una copiosa decorazione musiva e pittorica con scene di caccia e di anfiteatro (III sec. d. C.).
A Sabratha, due nuovi templi sono stati scoperti: uno quasi di fronte al cosiddetto tempio antoniniano, l'altro, dedicato ad Ercole, nel quartiere a nord del teatro; ambedue presentano nella pianta lo stesso tipo già riscontrato negli altri templi sabratensi. Presso il primo di questi templi, fra esso e la basilica giudiziaria, sono state rinvenute varie sculture, tra cui un bel ritratto di Tito, e un altro di personaggio della famiglia Giulio-Claudia. L'esplorazione della stessa basilica giudiziaria ha rivelato le fasi di sviluppo dell'edificio, che si dimostrano di particolare interesse per lo studio dell'evoluzione del tipo basilicale: orientata dapprima con tribunal a sud, al centro di uno dei lati lunghi, mutò successivamente la direzione dell'asse principale da est ad ovest.
Si è inoltre riconosciuto che il cosiddetto tempio orientale del Foro era con grande probabilità dedicato a Liber Pater e che quello situato presso le mura orientali era consacrato ad Iside: la corte porticata, entro cui era chiusa la cella, aveva verso occidente cinque piccole cappelle e la cella stessa presentava una disposizione particolare, dettata verosimilmente da esigenze di culto.
Nello stesso quartiere del teatro sono da ricordare, tra le scoperte recenti, un'area cemeteriale cristiana a settentrione e una casa a peristilio, di tipo ellenistico, eccezionale per Sabratha e per l'Africa in generale, a sud-ovest: alcuni ambienti sono decorati di mosaici.
Nell'interno, nella regione di Tarhuna, resti di una chiesa del VI sec., a tre navate, con battistero e altri ambienti annessi, sono state scavate presso il villaggio Breviglieri ed è stato esplorato il noto mausoleo di Gasr Doga. Infine, ricerche sono state condotte recentemente lungo il tracciato di alcune delle strade principali della regione, segnalando e riconoscendo molte pietre miliari.
Bibl.: Per i monumenti di Leptis e Sabratha: cfr. articoli di S. Aurigemma, R. Bartoccini, G. Caputo e P. Romanelli, in Africa Italiana; per le iscrizioni: G. M. Bersanetti, G. Caputo, N. De Grassi, P. Romanelli, in Epigraphica, passim e in Athenaeum; S. Aurigemma, L'Arco di M. Aurelio e di L. Vero in Tripoli, in Mon. italiani, a cura della R. Accademia d'Italia, fasc. 13, Roma 1938; B. M. Apolloni, Il Foro e la Basilica severiana di Leptis, ibid., fasc. 8 e 9, Roma 1936; G. Caputo, Il teatro romano di Sabratha, in Riv. ital. del dramma, 1937, pp. 158-170; P. W. Towsend, The Significance of the Arch of the Severi at Leptis, in Amer. Journ. Arch., 1938, p. 512 segg.; Guida della Libia del TCI, Milano 1937; per gli elementi decorativi del Foro severiano: M. Squarciapino, La scuola di Afrodisia, Roma 1943; per la Tripolitania antica, in generale: A. Merighi, La Tripolitania Antica, voll. 2, Verbania 1940, per i rinvenimenti a Tarhuna: G. Caputo, in Boll. Mus. Impero, 1942, p. 151 segg.; per le strade: R. G. Goodchild, The Roman roads and milestones of Tripolitania, Tripolitania 1948.