TRISAGIO
. Nella chiesa latina è la lode al Dio tre volte santo, che chiude il prefazio e che viene recitata dal sacerdote e dai fedeli con le mani giunte e il capo profondamente inclinato, in associazione con i cori degli angeli che eternamente inneggiano in cielo alla maestà di Dio: perciò è detto anche inno serafico o angelico.
È diviso in due parti: nella prima si esalta la maestà e potenza di Dio che riempie il cielo e la terra, nella seconda si saluta il Redentore. Secondo il Liber Pontificalis (I, 28) il papa Sisto I avrebbe introdotto questo canto nella liturgia. Certo esso rimonta alla più alta antichità e si ritrova più o meno modificato in tutte le liturgie.
Nella liturgia bizantina si dà il nome di τρισάγιον alla lode che in latino suona: "sanctus Deus sanctus, fortis, sanctus immortalis miserere nobis" di uso comunissimo nella liturgia della messa e dell'ufficiatura e nella devozione di tutta la chiesa orientale. Il patriarca Proclo di Costantinopoli (434-447) molto contribuì alla sua diffusione e i padri del concilio di Calcedonia lo intonarono solennemente durante le loro sedute.
Nella chiesa latina questa formula si adopera in greco e in latino, solo nel venerdì santo, durante l'adorazione della croce e il canto degli "improperî".