CALCO, Tristano
Milanese. Non sappiamo quando sia nato: ma sarebbe stato figlio di tal Andrea Pellanda e di Maddalena Caimi, e, pare, nipote di Bartolomeo (v. sopra). Fu alla scuola di Giorgio Merula, e diventò poi persona gradita alla corte degli Sforza. Già nel maggio del 1478, era a capo della biblioteca visconteo-sforzesca di Pavia; e nel 1496 fu chiamato a dirigere la biblioteca ducale di Milano e preposto all'archivio segreto degli Sforza. In tale ufficio, se non già prima, egli scrisse la storia della sua patria. Lettere ducali degli anni 1506 e 1507 lo mostrano nell'ufficio di segretario regio, di protoscriniario in Milano. Si ignorano l'anno della morte (forse decedette nel 1515: un documento del 13 ottobre 1516 lo dà già defunto) e il luogo di sepoltura. Dalla nobile Susanna Calcaterra, sua moglie, ebbe un figlio, Giovanni Francesco.
Caratteristica del C. storico è la cura di appurare criticamente i fatti, la onesta e accurata ricerca di documenti: nel qual riguardo egli è certo uno fra i più solerti e sicuri cronisti italiani del Rinascimento. Ma qui anche sono i suoi limiti: ché troppo scarsa è in lui la capacità di connettere organicamente i fatti, troppo povera la sua concezione storica.
La storia di Milano fu lasciata incompiuta dal Calco al XXII libro. I primi venti libri, sotto il titolo Rerum patriae seu Mediolanensis historiae libri XX ab origine urbis ad a. 1313, furono editi la prima volta a Milano nel 1627, da G. P. Puricelli che pubblicò anche nel 1644 i libri XXI e XXII (dal 1314 al 1322). L'opera completa apparve poi nel Thesaurus antiquitatum Italiae del Graevius, II, 80 segg. La storia del Calco fu continuata, sino alla morte di Carlo V, dal Ripamonti (1648).
Bibl.: F. Argelati, Bibliotheca scriptorum mediolanensium, I, Milano 1745, I, pp. 426-27; F. Malaguzzi-Valeri, La corte di Lodovico il Moro, Milano 1913-1923, I, p. 461; IV, pp. 125, 149, 151; E. Fueter, Geschichte der neueren Historiographie, 2ª ed., Monaco-Berlino 1925, pp. 110-112.