TRITOPATORES (Τριτοπάτορες)
Il nome è usato a designare alcune divinità dei vènti venerate in Attica come esseri primordiali, figli del Sole e della Terra, protettori della fecondità e di ogni incremento della natura.
A. Furtwängler ricollegò per primo queste figure mitiche con il mostro a tre corpi e lunghe code serpentine che assiste nel grande frontone in pòros dell'Acropoli alla lotta tra Eracle e il Tritone.
In effetti il mostro è alato e alcuni degli attributi che regge nelle mani, come un uccello e forse dell'acqua scorrente, ben potrebbero convenire a una divinità dei vènti. L'ipotesi è stata sostenuta da alcuni, in particolare da B. Schweitzer (Herakles, Tubinga 1922, p. 72 ss.) e contraddetta o scartata da altri. Così Th. Wiegand chiama il mostro Typhon, mentre per E. Buschor non si tratterebbe che di un'altra trasformazione dell'illusionista Nereo o Halios Geron (v. anche tritone).
Tipologicamente il mostro a tre corpi umani con code pisciformi o serpentine si ritrova in una coppa del Pittore di Heidelberg nel museo di Firenze, e una volta ancora riunito ad Eracle in un castone d'anello aureo da Populonia. Nello stesso modo i tre volti identici di un personaggio anziano e autorevole che rimangono, frammenti di una grande decorazione fittile da Capua, sembrano doversi riportare a un personaggio dell'ordine del benigno T. che non ad esempio al fiero e bellicoso Gerione.
Bibl.: A. Furtwängler, in Ber. Bayr. Ak., 1905, p. 433 ss.; Steuding, in Roscher, V, 1916-24, c. 1208, s. v.; Th. Wiegand, Die arcahische Poros-architektur, Cassel-Lipsia 1904, p. 76 ss.; E. Buschor, in Ath. Mitt., L, 1922, p. 58 ss.; E. Wüst, in Pauly-Wissowa, VII A, 1948, c. 324 ss., s. v.; G. Becatti, Oreficerie antiche, Roma 1955, fig. 281.