triunfo
Solo nel Paradiso, sempre in relazione alla celeste glorificazione dei beati che formano la Chiesa trionfante.
Sebbene il campo semantico occupato dal vocabolo rimanga il medesimo in tutte le occorrenze, è possibile avvertire in esso accezioni lievemente diverse a seconda del contesto. La grazia divina concede a D. il privilegio di veder li troni / del trïunfo etternal (V 116), e qui il termine richiama la distinzione corrente tra Chiesa trionfante in cielo e Chiesa militante in terra, come risulta dalle parole subito dopo pronunciate da Giustiniano (prima che la milizia s'abbandoni, v. 117).
Ma quando, nel cielo delle Stelle fisse, D. si augura di poter tornare a quel divoto / trïunfo per lo quale io piango spesso / le mie peccata (XXII 107), t. indica, sì, anche in questo caso la gloria del Paradiso, ma implica pure un'allusione diretta alla turba triunfante (v. 131) dei beati che, in quel cielo, fanno corona a Cristo-uomo, redentore e vincitore della morte e del peccato.
Gli stessi spiriti sono poi indicati da Beatrice come le schiere / del trïunfo di Cristo (XXIII 20), e si discute se queste anime siano quelle che precedentemente D. aveva viste ripartite nei cieli sottostanti o non piuttosto coloro che in vita avevano subito l'influsso dell'ottavo cielo (per la questione, v. FRUTTO); come che sia, la metafora del t., tratta dal costume romano, se delinea l'immagine dello stuolo di beati che segue in corteo il suo condottiero, implica ancora una volta un'allusione alla Chiesa militante, come l'uso stesso del vocabolo schiere (v.) suggerisce. Secondo il Bosco, il t. qui " non è l'arrivo, che non è descritto, né un inesistente corteo; ma il tripudio dei beati dopo il loro arrivo ": cfr. D. vicino, Caltanissetta-Roma 1966, 344.
Da questo cielo [di Venere]... pria ch'altr'alma / del trïunfo di Cristo fu assunta (IX 120), dice Folchetto riferendosi a Raab. Anche qui, triunfo di Cristo è, in senso largo, il complesso di tutte le anime che furono e saranno salve per i meriti acquistati dal redentore; più strettamente, sono i patriarchi dell'Antico Testamento liberati da Gesù disceso nel Limbo (meno interessa domandarsi, come fa il Chimenz, se t. debba intendersi, in astratto, come " liberazione dei Santi " o, in concreto, le stesse anime liberate e redente).
Infine, il vocabolo occorre due volte nel canto XXX, anche qui in accezioni diverse: al v. 10 il trïunfo che lude indica i nove cori angelici, nei quali " Dio concelebra il proprio trionfo " (Mattalia); invece, quando si esalta alla visione dell'alto trïunfo del regno verace (v. 98), D. celebra l'apparizione degli angeli e dei beati nell'Empireo.