MALVEZZI, Troilo
Nacque a Bologna nel 1432, figlio naturale di Gaspare di Musotto. Si ignora il nome della madre.
Nel gennaio 1447, ottenuta la dispensa per l'illegittimità della nascita, fu avviato alla carriera ecclesiastica. Nel dicembre 1451 ricevette gli ordini minori e fu nominato canonico della cattedrale di S. Pietro. Nel marzo 1454 il duca Borso d'Este, concedendo la cittadinanza di Ferrara, Modena e Reggio ai figli di Gaspare Malvezzi, comprese nel decreto anche il M. accanto ai figli legittimi: un significativo riconoscimento dello stretto legame che unì sempre la vicenda del M. a quella dei fratelli, figli legittimi.
Nel settembre 1455 divenne suddiacono e gli fu conferito, in aggiunta ai benefici ecclesiastici già goduti (l'altare dei Ss. Vitale e Agricola nella cattedrale e le chiese di S. Apollinare di Serravalle e di S. Giovanni Battista a Tavernelle), il priorato della chiesa di S. Maria Maddalena in Bologna. Seguì nel frattempo i corsi di diritto civile e canonico nello Studio. Il 12 sett. 1465 superò a pieni voti l'esame privato in utroque iure e il 16 quello pubblico, vestendo quindi le insegne di dottore nella cattedrale.
Iniziò subito a insegnare nello Studio con la lettura del Liber sextus et Clementinae in orario pomeridiano per l'anno 1465-66. L'insegnamento, sospeso l'anno seguente, riprese nel 1467-68 con la lettura delle decretali in orario antimeridiano, e il M. tenne ininterrottamente tale insegnamento fino all'ottobre 1492. Percepiva un salario annuale di 400 lire, portato a 500 nel 1482: uno dei più elevati tra quelli di tutti i dottori di diritto canonico.
Nel 1476 rivolse domanda al Collegio di diritto canonico per essere aggregato come soprannumerario. A tal fine chiese dispensa per la sua qualità di illegittimo e per aver in precedenza contravvenuto a una norma del Collegio, che disciplinava le letture dei dottori dello Studio. Di quale infrazione si fosse reso colpevole il M., da oltre un decennio titolare di una delle prime cattedre di diritto canonico, non è noto, ma l'ostacolo maggiore era probabilmente quello della nascita illegittima. Il M. si era perciò rivolto a Giovanni Bentivoglio chiedendogli di sostenere la sua domanda e questi era intervenuto personalmente presso ciascun membro del Collegio, facendo presente che la nomina del M., oltre a onorare una famiglia di grandissimo prestigio, avrebbe appagato un suo esplicito desiderio. Il 6 nov. 1476 il Collegio, accordate con due distinte votazioni le dispense richieste, cooptò il M. come soprannumerario.
La nomina, che comportava il diritto di divenire dottore collegiato appena si fosse reso disponibile uno dei 12 posti, dava nel contempo la facoltà di esercitare le principali e più lucrose funzioni dei dottori di Collegio: la presentazione, insieme con un dottore collegiato, di singoli candidati agli esami, privato e pubblico, a conclusione del ciclo di studi e la partecipazione allo svolgimento di tutti gli esami per la laurea in diritto canonico.
Il M. esercitò con assiduità entrambe le funzioni e, il 22 sett. 1484, morto Baldassarre Mantechiti, ne prese il posto come dottore collegiato. Oltre ai titoli accademici, la qualità dell'insegnamento impartito fruttò al M. attestati di stima da parte degli organi cittadini e apprezzamenti da parte dei pontefici, che si tradussero nelle nomine a protonotario apostolico e a cameriere segreto di Innocenzo VIII.
Nel secondo semestre del 1488 fu per la prima volta priore del Collegio di diritto canonico. In quel periodo i figli di Battista Malvezzi e altri membri dello stesso casato organizzarono la congiura che avrebbe dovuto portare, nella notte del 27 novembre, all'uccisione del signore di Bologna Giovanni Bentivoglio. Sventata la congiura, pesanti condanne colpirono tutti coloro che in qualsiasi modo vi erano stati coinvolti. Tra loro non figurò il M. e può quindi ritenersi accertata la sua completa estraneità alla congiura. Proseguì anzi l'insegnamento che da oltre venti anni gli era proprio e le funzioni di dottore collegiato e di canonico della cattedrale. In tali vesti il 19 dic. 1491 pronunciò nella chiesa di S. Pietro un solenne discorso in onore di Antongaleazzo Bentivoglio, appena nominato arcidiacono della cattedrale. Nello stesso tempo, assumendo proprio dal 1491 la carica di rettore della chiesa cittadina di S. Sigismondo, patronato della famiglia Malvezzi, mostrava che era rimasto inalterato il legame con gli altri membri della famiglia e in particolare con i fratelli ancora presenti in Bologna, legame che egli mantenne sino al novembre 1492, quando l'ostilità alimentata dai Bentivoglio nei confronti dell'intero casato dei Malvezzi indusse i suoi ultimi rappresentanti a lasciare la città.
Solo il M., confidando forse nella sua qualità di canonico e di dottore collegiato, restò ancora. Ma il declassamento della sua lettura delle decretali dalle ore antimeridiane al pomeriggio, stabilito agli inizi dell'anno 1492-93, indicò che neppure lui era immune dalla vendetta dei Bentivoglio. Ciò nonostante, il 28 apr. 1493 presenziò con gli altri dottori di diritto civile e canonico alla solenne cerimonia di benedizione del vessillo inviato da Ludovico il Moro a Giovanni Bentivoglio, capo di milizie al soldo del duca di Milano. Nel secondo semestre 1493 assunse di nuovo l'ufficio di priore del Collegio di diritto canonico ma, resosi conto della generale insofferenza nei suoi confronti, ultimo rappresentante della sua famiglia in Bologna, a novembre lasciò la città senza concludere il periodo di priorato.
Si rifugiò a Cesena ospite, col nipote Gaspare figlio del fratello Pirro, dei Roverelli, famiglia d'origine della moglie di Gaspare. Al M., privato di tutti i benefici di cui godeva nella diocesi di Bologna, il vescovo di Cesena, Pietro Menzi, conferì l'incarico di vicario generale.
Il 2 ag. 1495, però, Guidoguerra dei conti Guidi di Bagno, forse istigato dal Bentivoglio, lo assassinò nel palazzo Roverelli di Cesena in cui aveva trovato ospitalità: un atto efferato che fu all'origine di una lunga e sanguinosa faida tra i Malvezzi e i conti Guidi.
Del M. sopravvisse la fama quale autore di opere di diritto canonico e di morale. Tre furono pubblicate in vita dell'autore dallo stampatore bolognese Ugo Rugerio: il De canonizatione sanctorum nel 1487 e, unita al De prestantia cardinalium di Andrea Barbazza, il De oblatione ecclesie, accompagnato da una tabula. Nel 1490 ancora il Rugerio pubblicava il De sorte et commenda beneficiorum. Una copia di questa fu inviata dal M. a Giovanni Pico della Mirandola, che in una lettera scritta da Ferrara il 29 maggio 1492 prometteva di ricambiare l'apprezzato dono con l'invio di alcuni suoi testi.
La prima opera del M., col titolo Tractatus non infestivus de sanctorum canonizatione, fu riedita nel tomo XIV (pp. 97-103) del Tractatus universi iuris, stampato a Venezia nel 1584. In realtà il M. aveva ampiamente utilizzato per questa opera il precedente lavoro del giurista lodigiano Martino Garati, De canonizatione sanctorum, composto per la beatificazione di Bernardino da Siena, omettendo peraltro di darne il debito conto (Maffei, p. 588). Grazie a tale omissione e all'edizione dell'opera del M. nel monumentale Tractatus veneziano, nella trattatistica successiva il M. divenne, a scapito di Garati, il primo autore di riferimento per lo specifico tema della canonizzazione, con un rilievo confermato ancora nel 1923 dal Dict. de théologie catholique. Anche Benedetto XIV, nella cui raccolta di manoscritti conservata presso la Biblioteca universitaria di Bologna è presente una copia dell'opera del M. (Lat., 991, cc. 1-98), nella Praefatio al suo De servorum Dei beatificatione et beatorum canonizatione, attesta di aver utilizzato, specie nella parte dedicata alla valutazione dei miracoli, il Tractatus de canonizatione del M. nell'edizione veneziana del 1584 (p. lvi).
Nello stesso t. XVI dell'edizione veneziana (cc. 136v-141v) fu pubblicato il secondo testo già a stampa del M., il Tractatus de oblationibus e nel t. XI (cc. 398-402) il Tractatus de sortibus, in tre parti distinte intitolate De prescientia futurorum, De ludo taxillorum, De ventura. Fontana (p. 606) e sulla sua scia Fantuzzi (p. 175) ricordano un suo libro di Consilia, stampato in folio a Venezia e il trattato De episcopi dignitate, edito a Bologna. Per l'uno e per l'altro tuttavia non segnalano il nome dello stampatore né la data e le ricerche ultimamente esperite non hanno consentito di verificare l'attendibilità di queste indicazioni. Del pari senza esito è stata la ricerca dell'edizione di un suo Consilium in materia commende beneficiorum, citato da Fabricius (p. 276) come privo di note tipografiche e anche da Fantuzzi (p. 176).
Di argomento diverso è un'opera giovanile del M. che sullo schema della commedia classica latina svolge il tradizionale tema dell'intreccio d'amore. L'opera dedicata a Poggio Bracciolini e tradita in un solo manoscritto nella Biblioteca nazionale di Firenze (Magl., VII.1165) è stata edita da P. Viti L'"Opusculum comicum" di T. M., in Interpretes, II (1979), pp. 135-169.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Bologna, Arch. dello Studio, reg. 21, cc. 75, 149v, 238v, 251; Arch. Malvezzi-Campeggi, b. 27/264: Historia genealogica, cc. 156v-157; Arch. Malvezzi-Lupari, b. 2, doc. 48; I rotuli dei lettori legisti e artisti dello Studio bolognese dal 1384 al 1799, a cura di U. Dallari, I, Bologna 1888, ad ind.; Il "Liber secretus iuris caesarei" dell'Università di Bologna (1451-1500), a cura di C. Piana, Milano 1984, ad ind.; Il "Liber secretus iuris pontificii" dell'Università di Bologna (1451-1500), a cura di C. Piana, Milano 1989, ad ind.; G. Pico della Mirandola, Epistulae non piae minus quam elegantes, Venetiis 1529, p. 14; P.S. Dolfi, Cronologia delle famiglie nobili di Bologna, Bologna 1670, p. 494; A. Fontana, Amphitheatrum legale( seu Bibliotheca legalis amplissima, I, Parmae 1688, p. 606; Benedetto XIV papa, De servorum Dei beatificatione et beatorum canonizatione, I, Patavii 1743, p. lvi; I.A. Fabricius, Bibliotheca Latina Mediae et Infimae Aetatis, V, Patavii 1754, p. 276; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, V, Bologna 1786, pp. 174-176; S. Mazzetti, Repertorio di tutti i professori antichi e moderni della famosa Università( di Bologna, Bologna 1848, p. 194; C. Ghirardacci, Historia di Bologna, III, a cura di A. Sorbelli, I, Bologna 1933, p. 145; C. Piana, Ricerche su le Università di Bologna e di Parma nel sec. XV, Quaracchi 1963, pp. 124, 300, 432, 472; Id., Nuove ricerche su le Università di Bologna e di Parma, Quaracchi 1966, pp. 291, 297 s.; Id., Nuovi documenti sulla Università di Bologna e sul Collegio di Spagna, II, Bologna 1976, p. 849; D. Maffei, Il trattato di Martino Garati per la canonizzazione di s. Bernardino da Siena, Siena 1988 (Studi senesi, C [1988], suppl. II), pp. 588-590; Malvezzi. Storia, genealogia e iconografia, a cura di G. Malvezzi Campeggi, Roma 1996, pp. 136 s.; Dict. de théologie catholique, II, 2, col. 1626; Repertorium fontium historiae Medii Aevi, VII, p. 420.